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Leggere storie di torte impastate con il sangue è forse un modo per sognare in noir prima di addormentarsi? Se poi la storia non è un romanzo ma una fiaba nera accaduta per davvero, quei bambini deceduti troppo presto, quei corpi femminili fatti a pezzi, quelle mani che rimestano frattaglie potrebbero togliere del tutto il sonno a chi fosse particolarmente debole di stomaco. Per gli amanti del genere, invece (ed io lo sono, un’amante del genere, e sono anche un po’ amata e baciata dalla Musa dell’Ombra, se esiste), la vicenda di Leonarda Cianciulli narrata da Francesca Mogavero si presta al ruolo di racconto della buonanotte.

E che sia densa, dunque, che sia piena zeppa di mostri, la notte, così da poterne scrivere al mattino. Se Robert Louis Stevenson è riuscito ad avviare una relazione feconda con gli gnomi gotici con i quali coabitava nelle stanze della sua psiche, nel nostro piccolo anche noi possiamo fare un po’ di spazio alle voci del buio per farci guidare nel saggio romanzato, nel romanzo saggistico, nella prosa poetica riflessiva, nel libro magico – e sia! – della torinese che si è presa l’onere di analizzare per filo e per segno, per osso e per occhio, per capello e per unghia il contenuto del Memoriale, ovvero il calderone alchemico in nigredo de La Saponificatrice di Correggio.

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Francesca Mogavero, La Saponificatrice di Correggio, Il caso Cianciulli, 1939. Collana NER900, a cura di Gianni Biondillo. Giunti Editore, 2024. 

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Francesca Mogavero è stata la mia prima editor, quindi posso parlare di lei evocando ricordi reali, soprattutto perché dopo questo primo gratificante impatto ho avuto modo di conoscerla meglio e di scoprire le sue doti di scrittrice, nonché di editrice (Buendia Books). Ho letto e apprezzato i racconti scritti da Francesca e lei ha pubblicato alcune storie create da me. La mia stima per la sua professionalità, per la precisione chirurgica con la quale affronta i testi, per la generosità senza eguali è cresciuta e si è approfondita giorno dopo giorno. Confermo: il libro dedicato alla vita e alle opere criminali di Leonarda Cianciulli supera ogni mia aspettativa. 

Il boccone di torta scrocchia sotto i denti. C’è della frutta secca, forse mandorle?

Le briciole cadono sul tavolo, si appiccicano ai baffi adolescenti, restano in equilibrio unto sul mento della bambina prima di atterrare sul pavimento immacolato.

L’impasto è friabile, più scuro del solito, come se fosse rimasto in forno un minuto di troppo – è un bambino, questa torta, un bambino che preferisce poltrire al sicuro sotto le coperte, anziché andare a scuola. Ma chi oserebbe farlo notare?

A un secondo morso, la dolcezza invade le bocche, pizzica le guance – i chiodi di garofano – ma non è fastidioso, appena un po’ stucchevole. (…) 

E ancora:

Nel boccone che scende giù per la gola rossa – oggi un sorso di vino è stato concesso a tutti, anche a Normetta – si svela il segreto: è irresistibile. Così il terzo morso ne chiama un quarto e un quinto, ci si ciuccia le dita, ci si guarda famelici, le pupille dilatate dal Lambrusco e dal calore che dai piedi sale ed esplode nei visi (…).

(pag. 7 e 8, Ancora un morso, in: Mogavero, 2024)

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Anni Quaranta del Novecento: un fatto di cronaca sconvolge l’Italia intera. Possibile che una donna – «Una madre!», avranno detto, io ci scommetto – possa uccidere, depezzare, cucinare, mangiare e persino offrire ad altri in pasto… le persone?  Dei cadaveri non si avanza niente (al massimo, possiamo lavarcene le mani).

Leonarda è considerata la prima serial killer italiana. Un triste primato, senza dubbio, il suo. Di origine campana – nasce e cresce in un paese in provincia di Avellino – si trasferisce a Correggio, in provincia di Reggio Emilia, con il marito e i figli che sono sopravvissuti alla Nera Signora. Quest’ultima ha già mietuto in abbondanza le piccole vite rubandone tredici dalle culle e dai giochi in casa Cianciulli. Tra immaginazione e realtà, negli anni che vanno dal 1939 al 1941, l’istrionica, eccessiva, strabordante donna si trasforma in omicida, cannibale e stregonesca figura che mescola e rimescola saponi nel pentoloni. Francesca Mogavero sottolinea la fenomenica realtà della mente superstiziosa e perversa di Leonarda, nella quale si incarna alla perfezione l’archetipo della fattucchiera, un noumeno di per sé inconoscibile, in quanto substrato ctonio, Ombra della Grande Madre che nutre o divora il possibile, a seconda delle occasioni. Ce la sottolinea, la megera massaia, traboccante il suo dolore infinito da ogni poro ma implacabile nel sangue che sgorga dagli occhi in lutto perenne. Apotropaico è il gesto del prendere tre vite – quattro, nell’intento – come offerta alla «scheletrita», affinché non afferri quelle che dormono tra le braccia amorevoli della mamma. 

Sei venuta per baciare questo bimbo?

Io non permetterò che tu lo baci.

Papiri Magici, 1700-1600 circa a.C.

Nella cronaca nera del nostro Paese, la storia di Leonarda resta incisa a lettere rosso sangue. Se non è possibile giurare sulla veridicità delle dichiarazioni della Saponificatrice di Correggio, leggendo il libro di Mogavero è chiaro il potenziale attrattivo che la storia in sé contiene ed emana. Un potenziale che si accresce in quanto la stessa Cianciulli, così come l’autrice del saggio che apre la collana NER900 a cura di Gianni Biondillo, possiede una vena poetica. Nella disgrazia che ha segnato la sua vita, nella menzogna che diventa delitto e ideale necromanzia che evoca e resuscita le vittime, nella trama ordita per ingraziarsi la Morte, il Memoriale redatto in manicomio diventa grimorio, diario, manifesto e al contempo confessione spirituale avvincente, intreccio narrativo delle mille e una follia.  

Ricapitolando le tappe delle trame fiabesche, seguendo la via di Vladimir Ja. Propp, e cercando, per quanto sia umanamente possibile, di separare il grano della verità dalle fantasie della criminale, l’autrice di oggi analizza la scrittrice assassina di ieri tuffandosi nel materiale caustico a sua disposizione. Apre la porta ai potenziali medianici suggerimenti di Cesare Lombroso – tramite il supporto antropologico e immaginativo di Massimo Centini – e con sapienza ammette che tutto può, nel caso in questione, ribaltarsi come una frittata nella padella di Leonarda (e potremmo ben immaginare gli ingredienti di una simile omelette «cianciulliana»).

Uno degli ingredienti, però, occorre ammetterlo, è una certa propensione per il verso. Ad esempio, il testo che chiude il Memoriale si rivolge a un «Illustre Ispettore Alienista del Regno.»

Commendatore Filippo Saporito

Vi domando chi sono io?

Son Norina o Leonarda? Son Cianciulli o

son Pansardi? Delle due – quale ha

peccato? – Delle due quale condannate?

Ditemi voi quale delle due Norina – delle

due l’assassina? A voi che siete

scienziato tocca il terribil risultato.

Criminali o ammalate? (QUALE)?

I miei pensieri sono, di andare verso

il futuro dove morte è vita! Verso il futuro

dove gioia è riso! Dove mie amiche

stanno ad aspettarmi!

E insieme ai miei figli perdonar e

baciarmi! Sola col mio dolor io voglio andare

Venite o cherubini aiutare e mitigare

La Giustizia di Dio buona e severa

Un prezioso tesoro io posseggo, Alle

mie creature lo lascerò.

Il rosario che un di’ mi regalò

Una creatura non mortale, di quelle

Che vanno il Paradiso ad allietare.

Ed ancora una volta o Ill.mi Signori Periti

Magistrati, Scienziati Primari Dottori, De

condannate me sol condannate,

Mandate a casa tutti gli innocenti

Che nulla fecero, e non sapean niente.

Al Gran risveglio

Mi preparo a Dio – Nell’estasi saro’ fra

pochi giorni. Sciogliete o Serafini il

vostro canto, che poss’io estasiarmi e

addormentarmi.

E risvegliarmi poi nell’altro mondo.

O Gran Dio Eterno e Sommo Creatore. In

vita mia per me non fui mai ladra. Ma or

lo voglio diventare e tanto. Vo fare io

come il buon ladrone – Che per l’ultima

volta che rubò fu la volta buona. Rubò il

Paradiso e venne in Cielo insieme a voi

o Creatore

Oggi sarai meco in Paradiso

Dal Memoriale di Leonarda Cianciulli, CD allegato al testo: Augusto Balloni, Roberta Bisi, Soda Caustica, allume di rocca e pece greca. Il caso Cianciulli, Minerva Edizioni, Argelato (BO), 2010.

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«Non ho ucciso per odio o per avidità» scrive Cianciulli nel suo grimorio di memorie, «ma solo per amore di madre». Sonia Caporossi la racconta così, questa Grande Madre Leonarda, in versi che cantano l’amore… 

 

amore di mamma

amore di fiele

non startene in pena:

ti avvolgo di bene

con questo cadavere 

sciolto nel fuoco

rinnovo il mio patto

di averti di nuovo

illeso qui a casa

dal fronte occupato

di stringere ancora

nel grembo angustiato 

la mia figliolanza 

di sangue e di carne

per poi riabbracciarti 

tra formule arcane 

che leggo la sera

sul pio calderone 

col quieto paiolo 

che volge le ore 

vieppiù necessarie 

alla dissoluzione 

di ossa e cordami 

di tendini e cuoia 

con la soda caustica

in ebollizione 

rimangono in denti

dall’oro piombati:

magari li tengo

per farti un regalo

ti faccio il sapone 

con la pece greca 

l’allume di rocca 

e col cardamomo 

mio figlio adorato

l’ho chiesto alle streghe 

se dio m’ha ascoltato

ti veglia il demonio

perciò, stai tranquillo

non devi temere:

la mamma ti pensa

la mamma ha pregato

(in Assassine seriali, Edizioni Progetto Cultura, 2023)

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