L’archivio del padre di Giancarlo Sissa, MC Edizioni, 2020: un libro necessario, nota di lettura di Luca Gamberini.
Ma nell’ufficio delle cose perdute
devo, in cambio dei vent’anni,
ridare tutto quello che ho.
Canticchio Gino Paoli dopo avere bevuto una bottiglia di versi del poeta Giancarlo Sissa, poeta di valore assoluto, oltre che custode di grandi valori.
Ha nevicato tutta la notte. Il vapore sui vetri del bar. Devo comperare scarponi nuovi. Mandarti queste povere cose immense della vita.
Ed è proprio la sollecitazione dei valori il leitmotiv di questo intenso diario poetico, scritto a sorsi, per dare possibilità al lettore di gustarlo, come si assapora una bottiglia di vino contadino, genuino e gradevole. Sissa fa parte, a mio modo di leggere, di una ristretta categoria di poeti non “catalogabili”, totalmente al di fuori di quella vasta cerchia di non-poeti camuffati da poeti che si somigliano tutti tra loro. Con i suoi versi frammentati, scava, smonta, assembla, percuote, accarezza, smussa, dipinge, sempre con smisurata affabilità. Archivio del padre è una sorta di diario dove il poeta annota gli stati di decomposizione della materia che, trasversalmente, rende poi eterni attraverso il ricordo.
“Padre caro ti somiglio. Sorrido come te. Mi siedo come te. Di là dal tavolo ho la tua stessa voce. Fra poco non mi ascolteranno.”
Mi sono trovato molto vicino a questo processo di identificazione familiare, spesso mi succede di vedere, in me, mio padre, sensazione che oserei chiamare “sentimento della ripetizione”, nel senso che il nostro cambiamento è come se non derivasse da un innovarsi, ma da un ripetersi, in Archivio del padre c’è un verso (“Viene il giorno che finalmente non contiamo più nulla”) che porta proprio a questo concetto, accettare il fatto che verremo sostituiti, ma, aggiungo io, da noi stessi. Sissa, con il suo fare di poesia genialmente tartaglione, mi ha avvicinato alle sue angosce, alle sue paure, alle sue speranze, ai suoi dubbi, che sono diventati i miei, penso che difficilmente potrà giungere al cuore di chi mantiene viva una posizione falsa, atteggiandosi a maestro di se stesso.
Non c’è morale in Archivio del padre, non c’è competizione tra familiari, ci sono incomprensioni e gesti, compresi dopo anni di teoria dell’inconscio, c’è vita vera che si ripete nell’io sono l’altro tanto caro a Rimbaud.
Dal mio modo di vedere le cose ritengo il contributo della poesia sissiana, a questo tempo, un contributo importante. Leggere Archivio del padre è necessario.
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