Tu sei di quelli che schiacciano / l’insetto anche se non punge: note di lettura a Antenati del futuro. Poesie della trasformazione, di Rossella Seller (Bertoni editore 2020)

 

Nella raccolta di Rossella Seller “Antenati del futuro. Poesie della trasformazione”, edito da Bertoni, già i primissimi versi ci spalancano davanti il senso del libro e le atmosfere che lo percorrono come brividi: la precarietà che deriva dai segnali sempre più minacciosi che ci giungono dalla terra sotto forma di incendi, inondazioni, siccità che colpisce zone sempre più estese del pianeta,  ghiacciai che si sciolgono, temperature che s’impennano e mettono a dura prova la nostra capacità di adattamento, ammonimenti ormai quotidiani che ci inducono non soltanto a riflettere ma a prendere provvedimenti urgenti quanto drastici.

Ebbene è esattamente l’incertezza che deriva dalla visione di un futuro apocalittico che dà vita e forma a questi testi, e si rispecchia nel titolo della raccolta e fin dai primi versi mette in campo la metafora del guscio di noce per sottolineare l’instabilità, la fragilità delle nostre vite, e gli occhi fissi sull’orizzonte per mostrare un livello di ansia divenuto sempre più pressante:

E siamo qui, su questo guscio
di noce col cuore in gola
e gli occhi fissi sull’orizzonte

È a partire da questa angoscia esistenziale che i versi inaugurano il loro percorso e dichiarano che “passammo il millennio” senza alcun argine al fiume delle paure, mentre la terra mormora un fiato corto di veleni, ansima e si ribella.

L’attenzione per temi drammaticamente attuali e stringenti porta come corollario una spiccata sensibilità per le situazioni estreme degli ultimi, degli svantaggiati della terra, che vengono accolti all’interno di uno sguardo poetico gonfio di umanità:

Hai preso una coperta come casa
all’ultimo gradino dell’indifferenza umana,
ma sei stato bambino anche tu
e morbido di pieghe.

I viaggi, gli incontri, le vicissitudini del quotidiano costituiscono linfa e carburante per un andamento dei versi dal ritmo scorrevole e comunicativo, generalmente efficace e funzionale.

 

SUL CANALE DI SICILIA *

 

Si incontrano il fiume della gioia
e quello della tristezza
al valico invisibile di Dio,
l’Africa tende le braccia verso riva
ma l’albero madre raccoglie i suoi frutti
e nella bufera li risemina.

Al tramonto arriva dal mare
un fegato in perfetto stato
che desidera i semi di marula
e un cuore da bambino con la fantasia
del gioco sulle dune continua a pulsare
nel petto della sconosciuta bionda
che sorride finalmente dalla foto,
suo figlio nascerà agile e lo chiamerà leopardo.

I reni di Mario drenano che è una bellezza,
hanno un colore diverso di pelle e su di lui
ogni giorno ringraziano il confine violato.
Nelle radici uterine dell’albero si moltiplicano
le voci di Solima e degli altri.

Il brusio incessante del maestrale ripete:
«Non avremmo mai pensato di aprire
tante porte prima dell’abisso
e di seguire in un solo richiamo
le tracce sparse nella savana.

Noi vivi oltre noi stessi, al mutare.»

* (Nel 2017 un barcone è naufragato sulle coste della Sicilia, tre migranti sono giunti moribondi all’ospedale e per loro non c’è stato nulla da fare. Quando sono morti i parenti hanno donato gli organi per salvare tre italiani.)

Emerge dai versi un grande cuore e tuttavia la capacità di non deragliare dai binari della giusta misura, non farsi travolgere dall’impeto della partecipazione emotiva, da un coinvolgimento palesemente esuberante. Senso della misura derivato certamente da lunghe e ottime frequentazioni letterarie, letture ma anche amicizie, frequentazioni su più piani. Ma probabilmente anche da un atteggiamento già riscontrato in altri autori, autrici, medici di professione che praticano la scrittura, ed è la consapevolezza che per quanto la macchina umana sia meravigliosamente complessa e mirabile, è tuttavia soggetta alla finitezza, alla manchevolezza, è destinata a incepparsi e deperire. Forse è un atteggiamento legato all’esperienza lavorativa, a contatto con le problematiche dovute allo scorrere del tempo, all’inevitabile incagliarsi, che induce a trattenere la meraviglia, a bilanciare l’entusiasmo.

Quindi grande cuore, consapevolezza dei limiti umani e stupore, tutto questo si riverbera nei versi e genera una bella luminosità.

(Capita a volte che la mente nebulosa del risveglio
infili parole spuntate dal sonno come perle a una collana.)

 

VAPORE DI PRIMAVERA

Sbuffo all’alba
come il caffè che attende il giorno
lungo la riva di sabbia corro
al giro equilibrato di una danza.

Prima che svanisca
incontro il mio angelo
e dispiego la spada
alla meritata vittoria di un’utopia.

E poi ci si imbatte in alcuni memorabili versi che inducono alla riflessione, spalancano un panorama di attenzioni che sono un codice etico che si nasconde sotto le parole e tuttavia affiora e riporta alla mente l’immagine di quei monaci buddisti che nell’attraversare la foresta spazzano il sentiero con rami frondosi per evitare che i passi possano nuocere ad altre creature viventi, per evitare il rischio di possibili assassinii, e si sintetizzano mirabilmente:

tu sei di quelli che schiacciano
l’insetto anche se non punge
utili, inutili, così così
questi animali freak, brutti da vedere
o scomodi, possono anche sparire
dal nulla inghiottiti.