IL MONDO IN FIAMME IN CUI CI INOLTREREMO: LA TESTA DI SHAKILA DI KATE CLANCHY

 

 

Ci sono libri che si scelgono perché hanno un titolo che ci incuriosisce e ci spinge a volerne sapere di più: è così che ho scoperto La testa di Shakila, Lietocolle, 2019, un’antologia di testi della scrittrice inglese Kate Clanchy, una delle voci più interessanti e originali della poesia inglese contemporanea.

Clanchy vive a Oxford, dove per otto anni è stata insegnante di scrittura creativa ma non in una dei prestigiosi college della città, bensì presso la Oxford Spires Academy, una scuola multietnica situata nella periferia est e frequentata da bambini e adolescenti provenienti da tutto il mondo, in buona parte rifugiati o richiedenti asilo, che parlano più di 30 lingue diverse. La produzione poetica di Clanchy, come vedremo, è strettamente legata alla sua esperienza come Writer in Residence a contatto con giovani dalle storie estremamente forti e spesso drammatiche.

In particolare, la “testa di Shakila” è un omaggio a quell’acconciatura misteriosa nascosta dall’hijab che conferisce alla giovane Shakila, fuggita dalla persecuzione Talebana al confine tra Pakistan e Afghanistan, la bellezza senza tempo di donna fiamminga immortalata tante volte in pittura. Una testa che avrebbe sedotto artisti come Jan Van Eyck o Rogier Van Der Weyden, anche se Shakila, a differenza delle bellezze nordiche, ha “occhi neri, luminosi, obliqui” e un “insieme di ferocia mongola”.

Rogier van der Weyden, Ritratto di giovane donna, ca. 1435-1440, olio su tavola, Berlino, Gemäldegalerie

Il libro è suddiviso in due parti: la prima è costituita da poesie dedicate all’amore, alla maternità, alla casa, alla famiglia. Ciascun testo è profondamente radicato nella quotidianità e il linguaggio usato è semplice, diretto, autentico ma mai banale o scontato. Clanchy ha citato Philip Larkin come uno dei suoi maestri ma, leggendo questi testi, mi è stato impossibile non trovare un’eco della poesia di altre scrittrici come Margaret Atwood, Carol Ann Duffy o Nina Cassian, soprattutto per quella capacità di partire dagli oggetti e dalle situazioni di ogni giorno (anche quelle meno poetiche, per intenderci) per riflettere su temi molto profondi da un punto di vista squisitamente femminile, utilizzando non di rado quel sense of humour che è tratto caratteristico della mentalità britannica.

La poesia di Clanchy attinge spesso dalla propria autobiografia ma, come dice lei stessa, prende le distanze dalla Confessional Poetry femminile, in particolare da Sylvia Plath (autrice da lei lungamente studiata all’università), il cui mood cupo è molto distante dalla sua visione di poesia vitale e ottimista. In Clanchy, la tensione drammatica viene stemperata attraverso l’ironia e la capacità di non prendersi mai troppo sul serio, anche quando si tratta di parlare delle proprie debolezze, di ricordi dolorosi o di temi importanti come l’amore o la maternità.

Così, Clanchy passa dall’autodedicarsi un poesia intitolata “Sciattona” al descriversi come improbabile neomamma che attende a casa il proprio compagno e, a distanza di anni, gli chiede se ricorda

Le volte che tornavi
e trovavi le poltrone a mollo, la moquette
una sabbia mobile, i tavoli a livelli mai visti,
il bambino a galla nel cesto da Mosè e io
ad asciugare forsennata mentre lui saliva al soffitto?

Nella “Poesia per un uomo senza odorato”, invece, ciò che Clanchy vuole far notare di se stessa all’uomo amato è

Che sotto lo spray del mio costoso profumo
Le mie ascelle suonano una forte nota di basso
Come il rimbombo di un palmo su un timpano;
che
(…..)
la peluria sulla mia nuca,
proprio dove tu potresti chinare
la testa, potresti esitare e sfiorarla con le labbra,

emana un profumo fragile e netto come una flotta
di piccole navi di origami che sta per salpare.

In “Uomini”, invece, ci ricorda che “odorano di bucato quelli che mi piacciono/- ma di bucati fatti da altre -/sanno di mela e legno nuovo duro”. Uomini che fanno sport e posseggono auto con bambini dentro ma

non sanno d’essere mai stati partoriti
né come sia difficile far nascere
perché colgono la vita
come venuta giù dritta dal cielo,
una palla da cricket presa bene
che ti riempie la mano.

All’acquisto di una nuova casa e al trasloco sono dedicati diversi testi, che offrono nuovamente lo spunto per riflettere sulla dicotomia uomo-donna e sull’amore, come “Al n. 30”:

Su entriamo, e speriamo che una casa
che le mani nude dell’uomo hanno tirato su dalla terra
abbia imparato ormai l’abitudine della donna
ad allargarsi, a essere elastica,

in modo che la curva nel muro si accentui
ancora un po’ per lasciarci respirare
(…)
e l’amore emani
da ogni singolo poro dell’intonaco, irrimediabile
come l’umidità, e sparga le sue spore
su ogni travetto, invisibile, perpetuo.

La seconda parte dell’antologia presenta undici testi in prosa (e una sola poesia) tratti da una raccolta intitolata Some Kids I Taught and What They Taught Me, Picador, 2019, nati dalla sua esperienza come insegnante di scrittura creativa e in cui a parlare sono, attraverso Clanchy, le voci dei suoi alunni, che lei amorevolmente guida affinché imparino ad esprimere in versi il proprio vissuto. Il risultato saranno delle poesie scritte in un inglese nuovo, attraversato da tante influenze linguistiche, che somiglia ai “salmi cantati presso i fiumi di Babilonia”. Nel testo “Ai Talebani”, la giovane Shakila ricorda l’orrore a cui ha assistito per mano dei talebani:

ho toccato vite spezzate,
frantumi di vetro,
e camminato su una terra ferita,
dove il sangue tracima e ribolle
finché il vapore ti sale alle narici

E di fronte alla carneficina, a quelle “parti del corpo, tutte sparse per la città”, ecco che Clanchy non può non pensare a “una testa tagliata di netto, gli occhi chiusi, le macchie di sangue ridotte al minino, la pelle verdastra come Giovanni Battista su un vassoio”. Ma il libro si chiude con l’immagine di un’altra testa: quella calda, pensante, piena di dolore ma anche di vita della giovane Shakila. Una testa che, forse, oggi è anche più leggera perché è riuscita a condividere il proprio dolore grazie ad un’insegnante che si è presa cura della sua anima e l’ha aiutata a volare lontano dall’orrore, sulle ali della poesia. Questi sono i miracoli che, talvolta, la scuola rende possibile. E Clanchy è sicuramente, oltre che un’autrice notevole, l’insegnante che tutti vorrebbero avere.

 

POSIZIONE

Ora siedo il bambino sulla sporgenza
dell’anca, e bilancio
il suo peso con la curva
della vita, come un albero
spaccato alla biforcazione,
come amanti che si spingono in un valzer.

Nulla è perduto. Non sono mai stata
una ragazza
sottile come un giunco.
Ero spesso sola al ballo.

 

SCIATTONA

Mi lascio in giro, da sciattona,
pezzi di me, momenti che ho amato:
li lascio lì dove
cadono, si stropiccino, se vogliono.
So come farli camminare
E respirare di nuovo. A volte di notte,
o in treno, sogno di ballare,
o di essere tra le braccia di qualcuno che dice,
in francese, di amare i miei occhi e
ancora una volta cammino per la tua strada,
quella prima volta, chiamata e desiderata.,
gli alberi in fiore, leggeri,
leggeri e festosi. Rimettiti
in sesto, dicono, giustamente,
ma è testarda, la ragazza,
quell’ottimista, che continua a camminare.

 

LAMPONI

Come non ricordiamo il caldo, dimentichiamo
il sudore e il modo di portare una camicia
impalpabile sulla pelle irritata, come perdiamo
il sapore dei lamponi, ogni inverno; ma

riconosciamo subito, al puntuale arrivo di luglio, la vena
che brucia nella tenda, e da quella luce
– il blocco di sole sulle lenzuola calde stropicciate –
il mondo in fiamme in cui ci inoltreremo,

è stato così il tuo tocco. Non il resto,
non come ce ne andammo, l’ubriacatura, solo
il tuo gesto semi soffocato, goffo, spaventato,
la tua mano tesa, le nostre dita, intrecciate,

– come il primo abbacinato ritrarsi dal caldo
o tra i denti, i semini, un sapore di metallo.

 

Kate Clanchy è nata a Glasgow nel 1965 e ha studiato a Edimburgo e Oxford, dove ora vive. È insegnante, giornalista e scrittrice. Le tre raccolte poetiche pubblicate (Slattern, Chatto & Windus 1995/ Picador 2001; Samarkand, Picador 1999; Newborn, Picador 2004) hanno avuto grande successo di pubblico e di critica e hanno ottenuto prestigiosi riconoscimenti, tra cui il Forward Prize for Best First Collection e il Somerset Maugham Award. Kate Clanchy collabora con la BBC, che ha trasmesso suoi drammi radiofonici e un suo racconto, The Not-Dead and the Saved, vincitore del BBC National Short Story Award 2009 e del VS Pritchett Memorial Prize. La sua opera poetica, BBC3 Radio Play We Are Writing a Poem About Home, è stato finalista del Ted Hughes Prize. L’antologia, da lei curata, di poesie dei suoi studenti della Oxford Spires Academy, England: Poems from a School, Picador, 2018, ha raccolto grandi apprezzamenti.
In Italia la sua poesia appare in: Men / Uomini: ritratti maschili nella poesia femminile contemporanea, a cura di Giorgia Sensi e Andrea Sirotti, Le Lettere, Firenze, 2004; Poesia, mensile internazionale di cultura poetica, anno XVIII, aprile 2005, N. 193, Crocetti Editore, Milano; Neonato, poesie scelte, cura e traduzione di Giorgia Sensi, Edizioni Medusa, 2007; La testa di Shakila, cura e traduzione di Giorgia Sensi, Lietocolle, 2019; Le colombe di Damasco, cura e traduzione di Giorgia Sensi, Lietocolle, 2020.