Spirali di Lina Scarpati Manotas | Cristina Peri Rossi, la trasgressione come atto di libertà

 

“Scomporre la radice, transitare sulla strada senza specchietto retrovisore, temere la solitudine… questa è la destinazione di chi soffre l’esilio, di chi alla sera viene spinto dalla stranezza”. Ida Vitale (Uruguay, Premio Cervantes 2019)

“La poesia ha il pregio di fare sì che il dolore sia meno intenso- ribadisce Cristina Peri Rossi- scrittrice uruguaiana vincitrice del Premio Cervantes 2021.  Dalla cerimonia di premiazione ad Alcalà di Henares risuona forte il termine esilio che riporta non solo al dramma dell’odierno conflitto bellico ma alla vicenda personale che nutre l’opera della saggista, poetessa e autrice di racconti, fuggita dalla sua terra, dalla Spagna di Franco, dall’Università di Barcellona per insegnare in lingua spagnola e dalla propria agente letteraria per voler dichiarare apertamente la sua omosessualità.

Per la seconda volta e dopo Ida Vitale (2019), le onorificenze del Cervantes ricadono sulla figura di un’altra poetessa rioplatense di origini italiane. Al dire si potrebbe pensare ad una impronta della diaspora emigrata in Uruguay sulla letteratura ispanoamericana, ma in questo caso fu lo scenario politico in un determinato momento storico l’elemento che schiacciò la libertà delle due scrittrici, accomunate dall’essere ritenute “scomode” durante la dittatura militare di Juan Maria Bordaberry. Peri Rossi e Vitale fuggirono tra il 1972 e 1974 rispettivamente in Spagna ed in Messico. In seguito, i libri di Peri Rossi furono banditi dal governo, che vietò alla stampa e ai media uruguaiani di pronunciare il suo nome. 

Ma se esiste un punto cardine nell’opera di Peri Rossi che fa da elemento differenziale con la sua connazionale è l’erotismo. Già nel 1971 Peri Rossi scosse gli scenari letterari di Montevideo con un erotismo lesbico carico di talento sovversivo iniziato con Evohé, primo libro di poesie, il cui obiettivo era -come segnalato dal critico Hugo J. Verani- la ricerca di un nuovo “linguaggio” ai fini di coinvolgere l’essere nella sua totalità verso una nuova coscienza. E poi, l’ironia, il sarcasmo e la tenerezza, elementi che convivono in tutti i suoi versi e racconti. “Evohé” era il suono emesso dalle sacerdotesse durante le cerimonie e i giochi erotici dei baccanali.  In questo primo libro, Peri Rossi scrisse un tipo di poesia che crea un collegamento tra l’amore fisico e l’atto di creare in modo artistico.

Copertina di Evohé. Estuario editori.

Via Crucis (dal libro Evohé)

 Le gambe, prima stazione –

Mi addolori, con quelle braccia a croce E infine dentro/inizia il pellegrinaggio/Molto in basso prego/e nomino i tuoi dolori/il tuo dolore all’essere partorita/il dolore dei tuoi sei anni//quello dei tuoi diciassette/il dolore della tua iniziazione/Io ti bisbiglio molto in basso,/fra le gambe/la preghiera più segreta./Tu mi ricompensi con la tiepida pioggia del tuo ventre/e una volta terminata la mia preghiera chiudi le gambe,/abbassi la testa/quando entro in chiesa/nel tempio/nella custodia e tu mi bagni. Traduzione di Daniela Rimondi

Las piernas, primera estación-

Me apenas con los brazos en cruz/al fin adentro/empieza la peregrinación/muy abajo estoy orando/nombro tus dolores/el dolor que tuviste al ser parida/el dolor de tus seis años/el dolor de tus diecisiete/el dolor de tu iniciación/muy por lo bajo te murmuro entre las piernas/la más secreta de las oraciones/ Tú me recompensas con una tibia lluvia de tus entrañas/  una vez que he terminado el rezo/ Cierras las piernas/ bajas la cabeza/cuando entro en la iglesia /en el templo/en la custodia y tú me bañas.

 

Audio di Via Crucis in spagnolo

 

Così, la scrittura di Peri Rossi è a tutti gli effetti una proposta di indole “politica”, dove si evidenzia l’esilio culturale che hanno subito le donne lungo la storia. Un argomento approfondito dalla critica Susana Reisz che viene sostenuto dal discorso esilio/migrazione. E proprio attraverso quell’elemento erotico e sarcastico nelle poesie della scrittrice di cui si serve a modo di ancoraggio per affermarsi in maniera simbolica e reale sul territorio di approdo ed elaborare il proprio duello migratorio. Di conseguenza, non è un caso che gli elementi di base della sua opera come il femminismo, la partenza forzata e il suo orientamento sessuale convivano in perfetta simbiosi. I riferimenti diretti a viaggi verso l’oltreoceano, navi da crociera, dove il mare confluisce come elemento metaforico del dolore che comporta perdita e si presenta pure come un’ondata che ravviva il desiderio di denunciare dei passeggeri sulla nave. Dal ponte di una nave immaginaria la poetessa scrive:

Non è stata la nostra colpa se siamo nati in tempi di scarsità/salpare sulle navi e sui vortici/fuggire dalla guerre e dai tirani/dal pendolo/dalla oscillazione del mare

(Peri Rossi, 2005) Traduzione di Lina Scarpati Manotas

Oppure nel poema Il Viaggio/El Viaje

Il mio primo viaggio/fu l’esilio/ quindici giorni di mare/ senza sosta/ il mare costante/il mare antico/il mare, il male/quindici giorni di acqua/ senza i neon/ senza strade/senzamarciapiedi/solo la luce/di qualche nave fuggitiva/quindici giorni di mare ed incertezza/non  sapevo dove andavo/ non conoscevo il porto di destinazione/solo sapevo quello che mi lasciavo dietro. Traduzione di Lina Scarpati Manotas.

Versione in Italiano

 

Mi primer viaje/fue el del exilio/quince días de mar/sin parar/la mar constante/la mar antigua/la mar continua/la mar, el mal/Quince días de agua/sin luces de neón/sin calles sin aceras/sin ciudades/sólo la luz/de algún barco en fugitiva/Quince días de mar e incertidumbre /no sabía adónde iba/no conocía el puerto de destino/sólo sabía aquello que dejaba.

El Viaje( lingua spagnola)

Porto di Montevideo. Immagine di  Michelangelo

Peri Rossi richiama pure date emblematiche della storia nonché luoghi e città vissuti in una poesia che narra la realtà senza pudori come in 11 settembre dove si mescolano sesso e politica in una specie di effemeride maledetta nella quale contrappone alla sacralità, la sua capacità di amare in mezzo alla tragedia:

L’undici settembre del 2001/mentre le Torri Gemelle cadevano/ Io facevo l’amore. /L’undici settembre del 2001/ alle ore 15,00 di pomeriggio, ora di Spagna/ un aereo si schianta a New York/ ed io, godevo facendo l’amore. / I predicatori di sventura parlano della fine di questa civiltà, / ma io facevo l’amore. /Gli apocalittici professavano la guerra santa,/ ma io facevo l’amore fino a morire/ . Traduzione di Lina Scarpati Manotas.

El once de septiembre del dos mil uno/mientras las Torres Gemelas caían/yo estaba haciendo el amor./El once de septiembre del año dos mil uno/a las tres de la tarde, hora de España,/un avión se estrellaba en Nueva York,/y yo gozaba haciendo el amor./Los agoreros hablaban del fin de una civilización/pero yo hacía el amor./Los apocalípticos pronosticaban la guerra santa/pero yo fornicaba hasta morir.

11 settembre(versione in italiano)
Durante gli ultimi anni, la scrittrice ha sopravvissuto con lingua affilata alle diverse discriminazioni subite attraverso una scrittura che denuncia tutte le manifestazioni dei sistemi patriarcali, dalla xenofobia passando per le discriminazioni al movimento LGBTQI, persino all’impossibilità di parlare la propria lingua in certi ambienti di lavoro l territorio catalano. Dal 1982 abita a Barcellona città cuspide dell’epicentro letterario per tantissimi scrittori latinoamericani o spagnoli, la stessa metropoli dove nel 2007 fu letteralmente censurata e licenziata per esprimersi in spagnolo sui microfoni di Catalunya Radio. Lei che ha sempre vissuto sospesa come sulla corda e con mosse da equilibrista, ci lascia un’eredità di lotta, collegata al non tradire mai i propri principi.  Forse, dopo il Cervantes, alcune delle sue opere censurate durante l’esilio vedranno la luce e saranno pubblicate finalmente in lingua italiana. In tempi di guerra e sradicamenti forzati la trasgressione o meglio ciò che da altri viene considerato come trasgressione diventa un atto di libertà.