I LIBRI DI POESIA CHE CONSIGLIO: 
“Senza voltarmi” di Gianfranco Corona, Brè Edizioni, 2022

       

“E se da questa introversione, da questo immergersi nel proprio mondo sorgono versi, allora non le verrà in mente di chiedere a qualcuno se siano buoni versi. Né tenterà di interessare le riviste a quei lavori: poiché in essi lei vedrà il suo caro e naturale possesso, una scheggia e un suono della sua vita. Un’opera d’arte è buona se nasce da necessità. È questa natura della sua origine a giudicarla: altro non v’è. E dunque, egregio signore, non avevo da darle altro consiglio che questo: guardi dentro di sé, esplori le profondità da cui scaturisce la sua vita; a quella fonte troverà risposta alla domanda se lei debba creare. La accetti come suona, senza stare a interpretarla. Si vedrà forse che è chiamato a essere artista. Allora prenda su di sé la sorte, e la sopporti, ne porti il peso e la grandezza, senza mai ambire al premio che può venire dall’esterno. Poiché chi crea deve essere un mondo per sé e in sé trovare tutto, e nella natura sua compagna.”

Da Rainer Maria Rilke, Lettere a un giovane poeta (Mondadori, 1994), a cura di M. Bistolfi

 

Leggendo la nuovissima raccolta, maturata undici anni – tanto è passato dalla precedente pubblicazione – dell’emiliano Gianfranco Corona, Senza voltarmi (Brè Edizioni, 2022), ho ripensato ai precetti rilkiani rivolti al giovane Kappus, non perché Corona sia un giovane e inesperto poeta ma perché colgo nei suoi versi un’aderenza sorprendente a quanto riportato qui in esergo.

Corona è un poeta della memoria che esprime un sensibilissimo intimismo in liriche in versi liberi (dove però si intravede una predilezione per il ritmo settenario con giuste incursioni di endecasillabi), dalla cifra inconfondibile, misurandosi con un’insistente aggettivazione “piana”, senza cercare artificiosi e arditi accostamenti che distrarrebbero da un disarmante, fanciullesco racconto del mondo.

L’ermeneutica di questi testi affonda in riferimenti mistici (“Non ho preghiere/ che gli angeli bisbiglino” ma anche “quasi un intreccio eterno/ con uno spirito supremo./ E noi, uniti,/ nelle diversità/ inseguendo/ un canto di primavera/ che germoglia dentro/ come una chiave mistica/ a srotolare arcobaleni,”), e forse nell’idea ungarettiana (ripresa da Bergson) che la poesia sia un modo per comprendere e portare alla luce le dinamiche tra coscienza e memoria e la percezione non oggettivabile del tempo: Corona parte da se stesso e dalla rielaborazione delle proprie esperienze alla ricerca della verità, uomo tra gli uomini, vittima ed eroe dei sentimenti quotidiani, partecipe della propria carnalità con la quale nel tempo tenta una resa dei conti – cosciente dell’imparità delle forze in campo durante la permanenza terrena (“Le voglie errano/ in voluttà ossessive,/ come catene,/ nelle lotte per l’anima,/ ma avrò il cuore leggero/ di nostalgie immortali,/ non posseduto da passioni/ a spegnersi.”).

Il magico è pure un elemento presente in queste pagine e l’autore attua l’incantesimo nei confronti del lettore incastonando sapientemente ermetismi e metafore naturalistiche (“Una impetuosa carezza,/ di foglie annerite,/ rumore, senza dipendenza,/ di gerarchie negate.”) nelle tessiture che conducono alle chiuse.

Corona si espone in rimpianti d’amore e di passione (ché il rimpianto è una forma della memoria) e in ricordi veri e propri di un passato in fabbrica e di esperienze altre, dolorose (lutti, delusioni, lotte tradite che hanno condotto a un presente incerto di “distrazione dell’umanità”) che lo hanno segnato in modo traumatico (“Non cercatemi!/ È nel fondo di ogni specchio/ che la luce s’abbraccia/ nella follia/ di un fiore senza petali,/ che sacrificherà l’innocenza”). Ma anche, a fare da sfondo e collante ai ricordi più dolci, si percepisce sempre una certa “saudade” tutta emiliana (“Una monotonia sognante/ di nebbie senza letargo,/ aggraziate/ dal nome di mia madre,/ una palpitante risalita/ di fragrante dolcezza.”).

Si può notare progredendo nella lettura, stazione dopo stazione (il libro è diviso nelle sei sezioni: Echi della memoria; Scambi di stagione; Passioni livide; Dei lividi sull’anima; Viaggio ritrovato; Voci ai silenzi), come in tante poesie ricorra il privativo “senza”, a partire dal titolo della silloge: senza voltarmi, senza più imbarazzo, senza forma, senza freni, senza confronto, senza allegria, senza neve, senza rugiada, senza storia, senza confini, senza uscita, senza malinconia, senza regole, senza mare, senza spada, senza custodia, senza letargo, senza esitazioni...: Corona pare comporre una sciarada la cui soluzione è la potente percezione di una mancanza che non inficia però il cammino del cuore – ovvero di un viandante in corpo e anima – attraverso la vita. Altra parola che ricorre quasi ossessivamente infatti è “cuore” (la si può contare ben diciannove volte). Cosa manca dunque al cuore del poeta? Perché egli vive nella necessità? E qui tornano a risuonare le parole di apertura di Rilke: “Un’opera d’arte è buona se nasce da necessità. È questa natura della sua origine a giudicarla: altro non v’è.”

 

Senza malinconia

Anche lo strascico dell’alba
è incandescente,
come questa graffiante aria
che assomiglia alla mia ombra,
che approda
senza malinconia
ad ascoltare la freschezza
nel fiume lucente.
Questa sosta
l’aspettavo
come respiro impaziente
dell’autunno,
che affonda le dita
nei sottopassi della storia.

*

 

Nei giorni di cristallo

Non sopporto
quel messaggio inafferrabile,
e il decifrare
quella superbia ridicola
che sveglia
la fragranza
dei giorni di cristallo
senza lacrime.
È una rivelazione,
quel sogno che segue
il risveglio mattutino
e poi a ritrovarci
nella penombra
senza difese.
Riproverò a recuperare
la rugiada,
nelle periferie solari
quando le labbra
semichiuse inseguono
le atmosfere
trasparenti
di una finestra.

*

 

Il suono nuovo della ragione

Ed ecco risuona il mare
attraversa il destino
inquieta i cuori.
Forse abbatterà il tempo,
nelle distanze.
Si può ancora desiderare
un sorriso,
una voce non basta
a mostrare
le corde del canto,
che poi scompaiono nella pioggia.
È un’ipotesi affrettata
il riconoscere
lo strumento dell’istinto,
una strada che penetra
nell’irrazionalità della coscienza,
con un’azione raffinata
a sviluppare
il suono nuovo
della ragione.

*

 


 

Gianfranco Corona è nato a Codigoro (FE) e vive a Bologna da alcuni decenni. Poeta, scrive dall’età di tredici anni.
Raccolte di poesie
“Perché ritorni l’alba”, 1978;
“Se l’inverno non vuole morire”, 1980; “POeSIA”, 1993;
“I R-umori dell’anima”, 1995.
A gennaio 2011 è uscita la silloge “Il risveglio dell’alba”, per Albatros Il filo.
Riconoscimenti
1° Premio Città di Argenta, 1984;
2° Premio Concorso Letterario “Pagine”, Bologna, città europea 2000; 3° Premio Concorso Letterario Ambiart, Milano 2013;
2° Premio Concorso Letterario “Salvatore Quasimodo”, 2017; Finalista Concorso Letterario “Claudia Ruggeri”, Bologna 2018.
Articoli e Antologie
Le sue liriche sono presenti in varie antologie poetiche e riviste letterarie; inoltre ha presentato le sue poesie in varie performance.
Nel 1984 alcune sue liriche sono state pubblicate su “l’Unità” nella rubrica “Fatti in poesia” curata da Roberto Roversi, nel 2019 una sua lirica è stata pubblica su “La Repubblica” nella rubrica “La bottega della poesia” curata da Alberto Bertoni.
122
Membro attivo dei seguenti Gruppi di Promozione Culturale: “Assolutamente Azzurro”, Bologna; “Incontrarsi intorno a una passione”, Bologna;
“I GiovedìDiversi” di “Versante Ripido”, Bologna.
Principali Presentazioni e Performance
20 maggio 2011, Villa Aretusi, Bologna;
30 maggio 2011, intervista messa in onda nella nelle trasmissioni televisive “Se Scrivendo”, “Bookshelf” e “10 libri” su SKY.
10 settembre 2011, Biblioteca Giorgio Bassani, Codigoro (Fe);
7 ottobre 2011, Centro Sociale di Borgonuovo di Sasso Marconi (Bo); Marzo 2012, “Le voci della Luna” a Sasso Marconi (Bo);
7 settembre 2012 Casa dei Pensieri, Festa dell’Unità di Bologna, ha presentato insieme a Nicoletta Poli, Ines Cavicchioli, Nino Campisi e Giovanni Ghiselli la rivista online filosofica “Le ali di Icaro”.
23 Luglio 2014 Rassegna “Sapori di mare, sapori di libri e vini”, Lido di Volano (Fe); Settembre 2014 “100 Thousand Poets for Change”, Bologna;
Sempre nel 2014 “Poeti in strada e le strade con i Poeti” e altri eventi culturali nella provincia di Bologna e Ravenna.
11 luglio 2018, “Il paese di Leonardo”, Imola (Bo);
Suggestivo e coinvolgente, il connubio con il fotografo Sauro Corona (fratello del poeta) che traduce in immagini e video le liriche di
123
Gianfranco Corona. Il 25 marzo 2014 a Bologna hanno presentato assieme la performance “Dei lividi sull’anima”. Numerosissime le altre date nelle quali hanno collaborato con commistioni di fotografie, liriche, e musica.