Osservatorio Poetico di Sonia Caporossi | Valentina Casadei

 

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Quando nelle vene dell’inverno
l’anima si tiene ben dritta
e non cede al precipizio
il crocevia dei geli
rende ai fantasmi una dignità mortale
di strati invisibili
sorti da fondali scoloriti
e nelle piroette di fumo
che fuoriesce dal camino

Scivolare

*

Non c’è aria libera
tutto è invaso dagli spettri
la trasparenza è plenaria
l’entropia detta legge
è pietà impolverata

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Nei tuoi occhi
c’è madre
c’è padre
c’è la meraviglia che plasma i tuoi tratti
il terrore che sgomenta i bambini
rannicchiati
nei loro fragili feti di vetro

L’embrione del diavolo è l’inizio del dolore

 


 

Valentina Casadei è diplomata in storia del cinema al Dams di Bologna e in sceneggiatura alla Fémis di Parigi. Ha scritto e diretto tre cortometraggi, Tutto su Emilia, I Nostri Giorni Benedetti e Giusto il Tempo per una Sigaretta. Le sue poesie e racconti brevi sono apparsi su varie riviste letterarie italiane cartacee e online (RaiPoesia, sotto la supervisione di Luigia Sorrentino, La Bottega della Poesia de La Repubblica di Bari e di Napoli, Patria Letteratura, Gradiva, Argo, L’Irrequieto, Poeti del Parco, Margutte, Rock’n’Read, Il Foglio Letterario, Il Segnale, Poesia del Nostro Tempo, Ellin Selae, Poliscritture, Il Visionario…). Ha, inoltre, pubblicato tre raccolte di poesie, Tormento Fragile (Bertoni Editore, 2018), Il Passo dell’Inerzia (SaMa Edizioni, 2020) e Uno Più Uno Fa Uno (Edizioni Ensemble, 2020). Nel 2020 ha ricevuto una menzione speciale della giuria al Premio Città di Latina e, con un suo racconto breve, ha vinto il Concorso Nazionale “Sei Autori in Cerca di Editore”, indetto dalla Tomarchio Editore. Nel 2021 è fra i finalisti del Premio Leandro Polverini e nel 2022 è la vincitrice della sezione Poesia del Premio Carver. Attualmente insegna sceneggiatura all’Eicar e sta sviluppando il suo primo lungometraggio. 

 

In questi tre inediti, il dettato poetico di Valentina Casadei si orienta verso un tentativo di poesia pura, sfrondata dagli scarti residuali dell’artificio e della deformazione espressionista, in direzione di un’istanza contemplativa del poetare che però non rinuncia alla traccia dolorosa, pur sempre permanente, della violazione di un equilibrio interiore precostituito. In questo senso si comprende la dichiarazione di figliolanza poetica dell’autrice, che molto deve a figure come Alda Merini, Chandra Livia Candiani, Emily Dickinson e Mariangela Gualtieri, pur sempre nella fase di un giovanile apprendistato poetico. L’introspezione si accompagna all’analisi del dolore nelle forme delle immagini svanite della coscienza, della morbida fenomenologia di quei “fantasmi” e di quegli “spettri” che vengono persi e recuperati nella dimensione del ricordo, per quella “pietà impolverata” che non rende ragione della sparizione delle forme del reale, bensì denuncia il valore assoluto della “trasparenza” attraverso cui interpretare le cose del mondo. Allora, Casadei vuole indagare il marchio del dolore, quell'”embrione del diavolo” che, fuor di metafora, germina come un cancro nella colpa e divora ogni brano di carne della coscienza.