Sogni di Emanuela Rambaldi | Diciannove. Il risveglio di Julie.

 

E se l’unica cosa ad avere valore fosse il dissipare? E se questo amore fosse la cosa più preziosa al mondo perché la più inutile?
Bisogna baciarsi tutti i giorni (dici). Come una cura. Baci profondi. Lunghi. Fine a se stessi. Che non portano a nulla. Non conducono al sesso. Conducono solo alle labbra. Alla lingua. All’amore.
Terapia dei baci (la chiami).

Tienimi (dicevo). Non esistono seconde possibilità. Io sono come allora, bella – (dici) – e pazza. Lo so (dicevo).

La spiaggia nella breve estate – sdraiati – gli occhi al cielo ad indagare le nuvole – a farci avvolgere dal vento caldo.
Ti ascolto. Parlami. Ti ascolterò per sempre. Parlami di buio, di penombra, di respiri trattenuti e poi esplosi, di carezze e di luce, di canti trasversali, di bagliori intermittenti, di spazi infiniti, come questo, dove rimaniamo, dove rimarremo, qualunque cosa accada, parlami, la tua voce entra e si ferma.

Parlami del nostro amore.

Raccontami – di come le canzoni sgorgano dalle tue labbra – parlami, con tutte quelle parole disperate che finiranno in musica – in danze frenetiche- in sudore – in sensualità – in dolore – la tua voce – quando canti – si trasforma – come il tuo corpo – ma io conosco la tua vera carne – flash and blood – sento la tua voce e guardo la tua schiena abbronzata e le lentiggini – taci ora – perché, nell’ordine – ti passerò la mano tra i capelli – ti accarezzerò la schiena – te la bacerò fino a stordirmi, fino a stordirti.

Non importa.
Tutto quello che poteva accadere è accaduto.
Come una benedizione.
Come un sovrappiù.
Come un miracolo.
La morte verrà,
e (non) avrà occhi bagnati di lacrime. Avrà occhi asciutti come fiumi in secca.

Chi ci restituirà il presente?
A che serve ora – se tu non sai più nulla di me – a che serve ora – che io all’improvviso – ricordi così tanto?

La morte l’avevo dimenticata, come si dimentica ciò che si conosce fin troppo.

La tua schiena levigata morbida – affondo nella (forma dorata della) tua schiena – voglio, nient’altro che questo – e lì annego.

Taci ora. Rimani in silenzio. Non dire. Se il mio tocco è troppo leggero le mie labbra troppo secche o troppo umide. Rimani un corpo per un po’ solo un corpo, in cui voglio perdermi mi perdo mi perderò.

Ma è ora, che si guardi la vita per ciò che è stata – e per ciò che sarà – un lungo intermezzo, senza di te.

Le parole. Bisogna ascoltarle. Solo così regaliamo loro un senso. Regaliamo loro vita. Le parole.
Non posso vivere senza te. Significa che se io me ne andassi per sempre tu smetteresti di respirare. No. Semplicemente, impareresti a sopravvivere.

E se le parole morissero, cosa rimarrebbe di questo amore.

Julie si sveglia.
Ricorda. Ricorda tutto.
Potrebbe fare molte cose. Urlare, piangere, strapparsi le vesti, tagliarsi i capelli a zero. Bruciarsi i polpastrelli, incidersi la pelle. Rotolarsi a terra. Battere la testa al muro.
Invece, rimane ferma.
Contempla la forza incommensurabile di un amore. Il suo destino già compiuto, di esistere per sempre.
E si placa.

 

***continua***