R-umori dell’anima di Gianfranco Corona | Le struggenti risalite controvento
Grazie a questa opportunità che gli amici di Versante Ripido mi hanno dato: non sono un critico e arrivo da 40 anni di fabbrica e dalla mia passione per la poesia. Si ha bisogno a volte di fermarsi e di cercare di capire il perché di certi avvenimenti, quindi proviamo di iniziare un percorso nuovo, con stimoli diversi, attraversando le stagnazioni di insicurezze e le struggenti risalite controvento. Questi r-umori dell’anima servono come punto di inizio, con nuove consapevolezze, che il racconto poetico mi dà riuscendo a risollevarmi dai “giorni insopportabili” senza via di scampo. Questo risveglio eterno che mi solleva da dinamiche confuse, da rumori e sapori incontenibili, creature speciali che si intrinsecano con sfide profonde dell’anima, un richiamo esaltante della ragione che confida, nel valore assoluto della conoscenza, come beneficio esemplare, dove le parole coraggiosamente rituonano come un’armoniosa cadenza di suoni che reclama il rispetto di ogni persona, cercando, nelle connessioni di idee, lo spirito spontaneo e coraggioso per poter richiamare, in modo gioioso ed emozionante, il legame meraviglioso del cuore, regalando consapevolezza e una incommensurabile speranza.
Poesie scelte:
IN EVOLUZIONE
Questa possibilità di luce
influenza la conoscenza geniale
attraverso i valori oscuri,
di una insolita identificazione
con un mondo individualista.
Decadenza affascinante
dove i deboli conquistano il deserto.
Questa potenza infligge l’umiliazione,
afferma l’autocoscienza
di angeli spinti all’eterno.
È ancora disperazione
nell’evoluzione.
Gianfranco Corona tratta da “I r-umori dell’anima” L’autore Libri Firenze
*
Oh, e poi siamo nati
e abitiamo, papà,
in una città che chiama
pittori gli imbianchini, artisti
gli attori, uccelli i calciatori
e poi i matti
Però sono anche convinti
questi bei concittadini
che gli innamorati sono quelli messi peggio
e l’amore lo chiamano Mozart
o Alzheimer, se è la storia di un vecchio
che mette avanti le mani…
Alberto Bertoni tratta da “Libro dell’ansia” Book Editore
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Mi sento
come un soffitto
di un palazzo che crolla
ogni giorno bombardato
dalla solita ansia
Sono la mia depressione
ravvivo i singhiozzi di amori perduti o mai nati
l’agonia di parole sincere
stupide frasi sentimentali
Mi sento
un cruciverba non finito
per pigrizia
per incapacità
una città colpita da una tempesta
È come stare sott’acqua
ascoltare i pensieri del mare
la pioggia che si confonde con la superficie blu dell’acqua
le onde che si sciolgono come sorrisi
tuoni a risuonare dentro una stanza
Daniele Cargnino Da “I depressi odiano l’estate” Poesie per tempi malinconici Ensemble
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Nel tuo sguardo
ci passa l’inverno
un passero abbattuto
incustodita oscurità
la rete scivola sulla spalla
come l’uncinetto di un’ombra
i tuoi tre passi per volare
danno un contraccolpo
che nei miei occhi
un palazzo cede
non è mai notte
non è mai giorno
Michelangelo
tiene chinata la pietà
come una fontana attende
la tua bocca rossa avvicinarsi.
Francesca Serragnoli tratta da “Non è mai notte non è mai giorno” Internopoesia
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Poi si raccoglie sfinito all’angolo degli occhi e balbetta l’impeto della parola.
Via defluisce una generazione nel silenzio di uno specchio. Solo i vivi rinascono.
E tutto il silenzio che serviva. Ci sopravvive il pezzo di legno, il ricordo della luce.
Giancarlo Sissa tratta da “Tamen” Moretti e Vitali
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HO SEMPRE TROPPO DA DIRE
Ho sempre troppo da dire
Le mie parole sono onde fragorose
Da oceani sovrani
Un eterno infrangersi su scogli appuntiti.
Verso parole nelle tue mani
Indossale se vuoi
Su e giù, dentro e fuori, dall’altra parte.
Le sto spargendo in ogni dove riempiendo i tuoi occhi di inquietudine.
Perché ci sono storie che non riescono ad essere narrate e se ne vanno inascoltate dentro valigie tenute insieme da un cordino della memoria.
Spesso sono ferite, cicatrici dell’anima esposte alla superficie
Che quando le infili insieme formano una collana e senti il loro clic.
E poi ci sono i silenzi vuoti, i tuoi, in quella stanza vuota dove cerco rifugio
Dove il filo si spezza e le parole si spandono nell’aria in cerca di libere destinazioni di accoglienza.
Baciami presto, io ti aspetto.
Tanto degli altri noi non ne sapremo mai nulla.
@petronellaortmann
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La teoria del dolore batte il tempo
cento colpi più veloce: nella gola
il cuore si spacca quando cade. Voi
occupatevi della derisione, raccontatevi
le storie degli dei incorruttibili.
Sono io che ricordo ogni goccia
invocata. Le mie mani aperte e la bocca,
e di avere gridato e gridato che veniva
– che era così – questa precisa sete.
Silvia Secco tratta da “Amarene” Edizionifolli 2018
*
Era il tempo del padre e della madre, della casa,
della neve sui tetti, delle rondini che tornavano a
primavera, del balcone con le formiche, della
nonna che mi insegnava a lavorare a maglia, e il
primo schermo in bianco e nero – senza
telecomando – dispensava film già vecchi dopo
Carosello. Era il tempo della verità – nemmeno tu
avresti avuto dubbi sul luminoso futuro che si
prospettava – Il corpo che cresceva era un
percepito appena, lontano come la vecchiaia. Era il
tempo del padre e di un piccolo mondo perfetto,
nel cortile anni Sessanta.
Claudia Zironi tratta da “La camera rossa” Industria e Letteratura
*
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