Osservatorio Poetico di Sonia Caporossi | Matteo Camerini
PIAZZA SAN FRANCESCO 2
Frattura, angolo retto, de-creare
la frattura angolo retto
tra la mente verticale della chiesa
e quel seduto corpo della piazza
sottomessa.
Ma quando il sole incula il tempio
lo feconda e l’occhio di mosaico
gode con un gemito di rabbia
e poi proietta a terra luce
schianta sopra al libero cemento
luce fredda ed umorale
interna viscida pestilenziale
di cromati cromosomi
di mosaico
scissi
prossimi padroni
come soldati di Colombo
della terra vergine dell’orizzonte orizzontale.
Quello è il posto circolare
in cui fratture guardano
fratture mentre l’intera essenza della notte
la penetra la luna in altri luoghi.
Che cos’è un’erezione? Che cos’è?
Chiede il bambino che saltella
ingenuo nella piazza alla sua mamma
è una parola strana, proprio strana
l’ho sentita a casa di Paolino
mentre tranquilli sostavamo parcheggiati
nel parco dei divani a L di Paolino
nel soggiorno a casa sua.
La mamma sua, poetessa
senza alcun sommovimento strano
gli risponde alzando il braccio
verso il tempio e dice:
guarda figlio mio, tali sono gli uomini
quando vogliono un’idea
si sporgono con tutto ciò che possono
per arrivare a lei nell’illusione
che crescere in altezza può bastare
per fecondare il cielo.
Il bambino non comprende
e d’altronde non potrebbe
ma quel tono un po’ solenne
ha placato le sue voglie
e saltellando si allontana
dalla mamma fumatrice.
Il bambino è soddisfatto
e in tre saltelli va a sedersi
proprio dentro al cerchio
utero di luce che lo accoglie
col suo fascio viscoso dei semi del sole, vivi
e siede dentro al parto del mosaico e guarda
dentro l’occhio e non è il sole
quel che vede, no, ma quel sesso fratturato
che si piega lentamente su di lui
e cade, e cede, e cade
sempre più ad angolo acuto e poi si stringe
e viene ancora più a piegarsi la facciata
e il tempio ed il mosaico e pure il sole
un grande schianto sul bambino
(lui sta fermo, imbambolato)
e la chiesa va a spaccarsi sulla piazza finalmente
dentro al coito si combacia esattamente con la piazza.
Faccia sopra al corpo. Corpo sulla faccia.
Il bambino, immobile e seduto
resta integro per culo,
trapassato nel mosaico
che si sventra esattamente su di lui
un po’ stupito ma contento
un po’ scheggiato dal tremendo impatto
ma più saggio.
Adulto. Fratturato come il mondo
adulto angolo retto. De-creato
*
LA FRAGOROSA QUIETE DEL PERDONO
La fragorosa quiete del perdono,
risorsa sotterranea, falda dove neve
scioglie e posa la sua essenza di tempesta,
non taccia la memoria del rumore,
ma contiene la sua rabbia, e stringe dolcemente
ai polsi del passato le catene
del silenzio.
E obbliga le dita delle mani
in altre mani a entrare,
e in altre mani, e in altre mani,
e in altre mani… Nulla
resiste sulla piatta superficie
della terra. Tutto diventa minerale
col beneplacito dei secoli.
Anche il polemos del fuoco è solo un tozzo di carbone,
rassegnato ad una pace eterna.
Madre guerra, padre terra:
genealogia di una corazza di mollusco,
testimone del perpetuo,
custode del perdono
*
GOCCIA SU GOCCIA
Quando piove, ogni goccia ha il suo tempo per toccare la terra. Un tempo diverso da orologi, clessidre, stazioni. Tempo immotivato, che con un soffio di vento rinuncia al suo punto destinale. Tempo infedele, che evaporando si ribella a quella sciocca entropia, che qualche ostinato continua a chiamare gravità. Guardatela, questa goccia che si schianta con grazia. L’unico luogo che l’accoglie la dissolve. Non ha spazio, la pioggia, non ha tempo. Vive vibrando in quel vuoto che separa e riunisce i punti in cui prima non è e poi non è più. Come misurare questo tempo così concluso in se stesso? Confrontarlo? Sì, ma con cosa?
Matteo Camerini (Matera, 1999) vive a Bologna, dove sta per terminare la laurea magistrale in Scienze Filosofiche con una tesi sul rapporto tra la filosofia dell’infinito di Spinoza e la matematica di George Cantor. Ha collaborato con Amnesty International e svolto periodi di volontariato in Kenya e in Zambia. Nel 2021 pubblica il libro Canto all’Ofra, con il fumettista Giuseppe Palumbo e altri. Nel 2022 esordisce alla regia con lo spettacolo teatrale Gilgamesh (2022), presentato al NRF festival. Scrive poesie, racconti (alcuni dei quali pubblicati su Nazione Indiana e Quarta Corda) e sceneggiature per fumetti. In prossima uscita (aprile 2023) un volume collettivo su Rocco Scotellaro (con Giuseppe Palumbo, Mario Cresci e altri) a cui contribuirà con un racconto inedito e uno scritto sull’eredità filosofica del poeta lucano.
La poesia “narrativa” di Matteo Camerini possiede intrinsecamente il rigore del poema perì physeos, da una parte, e dell’ironia nietzscheana dall’altra. L’indagine del reale viene, cioè, ottenuta attraverso una profondità di campo che non disdegna di mettere in gioco le particole grottesche delle cose, attraverso un movimento che, sorgendo dal periodare poetico, faccia pensare alla volontà di scotennare dolcemente il derma del cosmo con la lama sopraffina di uno scuoiatore gentile. In direzione di ciò, questo giovane poeta, attraverso un plurilinguismo che si aggira tra i registri alti e quelli bassi, sembra ricercare più che l’effetto, l’effettuale, più che la meraviglia, lo stupore del thaumazein. Per Camerini verrebbe da dire che la crepa, lo screzio fisico attraverso cui leggere il reale, può rendersi metafisico strumento di decodifica e di ermeneusi solamente indossando le lenti del filosofo cinico che non dimentica di esser stato peripatetico. Allora, l’inseminazione universale del materico si riversa nella metafisica sospensione del tempo e dello spazio, in quella goccia come manifestazione dell’istante, dove gli elementi presocratici del divenire, acqua, aria, terra e fuoco, si fanno atti di mediazione tra la parola poetica e la potenza del significare.
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