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Aracne

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L’uomo si scava caverne fra il Diavolo e il mare profondo;

Nascita, morte; uno, molti; ciò che è vero e ciò che sembra;

L’immenso caldo ferro della terra le onde vuote dello spazio freddo.

Il Re ragno cammina sui tetti di velluto dei ruscelli;

L’uccello e il pesce, il Dio e la bestia si devono scansare:

Danzano come nove angeli, su estremità della punta di spillo.

La sua bollicina lucente fra vuoto e vuoto,

Membrana di tribù che resiste per mutua tensione,

Pelle superficiale della terra, è distrutta da un solo respiro.

Le bollicine risplendono più luminose alla minima

Profondità delle terre, ma due è meno di quanto possa forzarle 

Con una piena tensione, due molecole; una, e la pellicola sbanda.

Bastiamo noi due. Ma oh guardate che inutile 

Sapone idropico salva la mia acqua povera.

I ragni maschi non devono essere uccisi troppo presto.

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Arachne 

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Twixt Devil and deep sea, man hacks his caves; 

Birth, death; one, many; what is true, and seems;

Earth’s vast hot iron, cold space’s empty waves:

King spider, walks the velvet roof of streams:

Must bird and fish, must god and beast avoid: 

Dance, like nine angels, on pin-point extremes.

His gleaming bubble between void and void,

Tribe-membrane, that by mutual tension stands,

Earth’s surface film, is at a breath destroyed.

Bubbles gleam brightest with least depth of lands

But two is least can with full tension strain,

Two molecules; one, and the film disbands.

We two suffice. But oh beware, whose vain

Hidroptic soap my meagre water saves.

Male spiders must not be too early slain.

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Apologia di Aracne

William Empson scrisse questa poesia metafisica negli anni ’20, quando era ancora uno studente all’Università di Cambridge. Il filo rosso del testo è la paura, il timore che regola le dinamiche dell’incontro tra i due principi psichici, il maschile e il femminile, in tutti i rapporti umani.

Anche nei poemi ermetici, come ad esempio nel “De Chemia” di Senior, riportato da Marie Louise Von Franz in “Alchimia”, gli sposi mistici cercano di mitigare la reciproca aggressività ventilando ipotesi di unione indolore. Il Sole e la Luna, protagonisti dell’Opus, si preoccupano di venire feriti l’uno dall’altro nella congiunzione – avvicinarsi è veleno e al contempo cura. Se sapranno superare questo rischio senza farsi troppo male, il Sole darà alla sposa “una nuova virtù di penetrazione” e lei, Luna, darà a lui nuove possibilità di relazione. Entrambi gli astri hanno un’Ombra che potrebbe ledere l’altro/a, e nel buio tra i due, c’è il Mercurio, elemento che comprende tutte le possibilità. “In un rapporto amoroso ci si accosta sempre con tremore”; farsi coppia a partire dalle differenze è una strada che prevede l’operare insieme a più livelli, con l’altro e con se stessi. “Il procedimento chimico della congiunzione rappresenta al tempo stesso anche una sintesi psichica” scriveva Carl Gustav Jung in “Mysterium coniunctionis”.

Estrapolo parole, bocconi di frasi, osservo gli arcani di Aracne: quante icone magiche sono state nominate in questa bella tela di William Empson? Riesco a scorgere chiaramente alcune immagini – Diavolo, Mondo, Ruota, Senza Nome (Morte) e Innamorato – ma io sono abituata al gioco dei ragni e mi diverto a tessere storie utilizzando i personaggi, le scene, le azioni e gli elementi dei Tarocchi, così come trovo interessante andare a scovare la presenza discreta delle Lame in un racconto, in un romanzo, in un dipinto.

Se le figure archetipiche prendono spazio nell’arte degli scrittori, dei pittori, degli esploratori che operano con la Prima Materia creativa, offrendosi gioiosamente al fruitore, le particolari figure contenute nelle ventidue carte rinascimentali sanno infiltrarsi con abilità in ogni trama, scorrazzano tra le righe di un poema, sonnecchiano sotto le cornici dei dipinti, forniscono suggerimenti di lettura quando le ascoltiamo. Occhieggiano qua e là, le impronte dei Trionfi giocherelloni; il Diavolo, soprattutto, ama nascondersi dove pulsa la congiunzione della nascita con la morte

Dal primo vagito di questa Aracne poetica emerge l’idea del simbolo in danza su una capocchia di spillo con il gemello arcano XV, e quest’ultimo si mostra in tutta la sua potenza primordiale. L’umanità dovrà impegnarsi per superare il perturbante; non ci basterà scavare caverne per esistere. Dovremmo imparare dal Re ragno l’arte della sopravvivenza tra gli estremi opposti, con leggerezza. Sarebbe bello intrecciare una vita più ricca di significato, e allora, se non cediamo dopo il primo respiro, ci addentreremo nel luogo dove sono comprese le distanze per portare alla luce i contenuti del profondo. Chi può compiere al meglio questo processo? Chi più del ragno, che scivola leggero sull’acqua con la sua bollicina? Dimora del reboante inconscio è la profondità oceanica, dalla quale potrebbe emergere la coscienza. Non esiste un risultato che sia certo; la Ruota (arcano X) ci mette lo zampino, anzi: le zampette. Il nostro protagonista saprà tenere il timone del Caos/Caso? Il due è il numero della separazione διαβάλλω – dia-ballo, ma è anche l’indicatore della relazione che può bastare per migliorare il Mondo (arcano XXI), se è intesa sacra tra il ragno maschio e la sua coraggiosa Aracne. Chissà se entrambi si voteranno alla tessitura del senso? Speriamo. Il ragno femmina, d’altronde, mi rimanda subito a lei, alla protagonista prometeica dell’arte – tessitura, appunto, e poesia; lei che osa mettere in dubbio i poteri, tanto da suscitare l’invidia di Atena, tanto da essere messa a tacere. 

I ragni, maschi e femmine, meritano un’apologia. 

I ragni possiedono l’arte, e il Dio e la bestia si devono scansare

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Aracne – ‘Αράχνη, Arachne – di Lidea era una tessitrice, figlia del tintore Idmone. La sua abilità creativa era conosciuta in tutto il mondo. Era così brava nel suo lavoro, e così sicura di sé, da risultare presuntuosa. Dichiarò apertamente che neppure gli dei sarebbero stati capaci di creare una tela come la sua. Atena udì queste parole e si offese. Si sentì messa in ridicolo da una comune mortale. Travestita da vecchia vagabonda, la grande e potente dea si presentò a casa dell’artigiana. “Non dovresti sfidare gli dei” le disse. Senza alcun pentimento, Aracne dichiarò che avrebbe potuto sfidare direttamente la stessa Atena, se mai avesse avuto l’ardire di presentarsi al suo cospetto. Rivelata la propria identità, la dea accolse la sfida e ricamò con cura le proprie gesta, esaltando il potere e la forza guerresca del ruolo divino, mentre Aracne decise di raffigurare gli amori, i tradimenti e le svariate colpe degli dei, senza timore, in piena libertà. Aracne mostrò i lati peggiori di Zeus e degli altri esseri superiori, mise in luce tutti i loro vizi. Osò ancora una volta sfoggiare la propria abilità. Atena esaminò attentamente le tele: la superiorità del lavoro di Aracne era evidente, le sue figure sembravano vive. Non potendo tollerare di essere stata vinta da una mortale, la dea, gonfia d’ira, afferrò la tela di Aracne e la strappò. Disperata, la fanciulla fuggì: avrebbe scelto il suicidio, se Atena non glielo avesse impedito trasmutandola in un ragno. Dal giorno della sua metamorfosi, la ribelle non fa altro che tessere la tela e così fanno tutti i suoi figli. (in Ovidio, “Metamorfosi”, VI, 5-145)

Ma è davvero una punizione, l’arte dei ragni? 

I ragni maschi non vanno uccisi troppo presto

Tenendoli in vita, potrebbero generare nuove poesie.

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Nato nello Yorkshire nel 1906, il poeta William Empson studiò al Winchester e al Magdalene College di Cambridge, distinguendosi per qualità matematiche e poetiche. Ottenne cattedre di Letteratura Inglese in Cina e in Giappone. Morì a Londra nel 1984.

Tra le sue opere più note: – saggistica: “Seven Types of Ambiguity” (1930), “Milton’s God” (1961), “The Royal Beasts” (1986); –  poesia: “Poems” (1935), “The Gathering Storm” (1940), “Collected Poems” (1955).