Note Psicopoetiche di Valeria Bianchi Mian | Emma Fenu
Emma Fenu
Quel che non so di lei
Uno sguardo imperfetto sull’opera di Emma Fenu
Io non mi sono mai persa, nemmeno da bambina.
Ho ingoiato una bussola con il brodo di pecora:
la tengo nel ventre, per orientarmi.
(Le spose della luna)
L’immaginario della scrittrice Emma Fenu si materializza davanti ai miei occhi come un mondo fatato. Magico è il suo regno, proprio come l’autrice che ama vestirsi da principessa o da fiera quando racconta fiabe ai bambini seduti in cerchio in una libreria di Copenhagen. È un sentiero nel bosco, la sua terra cangiante: sa di Sardegna, evoca scenari esotici, traccia sentieri del Nord Europa. È un cielo costellato di lupi dai canini aguzzi, di astri ai quali rivolgere un desiderio in rima. È una danza di fanciulle in rosso, un rito di streghe che giunge al culmine mentre le lucciole vorticano a spirale nel buio e le voci dei fantasmi sussurrano al vento storie di malefici e al contempo offrono antidoti.
Il narrare di Fenu è, a parer mio, uno spazio-tempo dove le immagini archetipiche della Vergine e della Madre, della Prostituta e della Vecchia Saggia, e tutte le altre innumerevoli versioni di Donna che nella cultura occidentale sono state ridotte in frantumi più di quanto abbiano trovato pace nella reciproca e nell’altrui comprensione, si lasciano abbracciare nella parola, nel verbo poetico animico e carnale, si scambiano doni vitali nei colori delle illustrazioni.
Emma Fenu opera in favore dell’armonia, ché Armonia è figlia di Ares e di Afrodite, dinamicamente mesce il passato genealogico comune – la matrilinearità del femminismo nell’archivio simbolico del Femminile. Il suo obiettivo? Accendere la via dell’essere Una-in-se-stessa, dare luce ai figli in forma di libro: e i suoi sono frutti che si donano alle lettrici che la adorano, sono figlie trasmutate in romanzo o in saggio per parlare agli uomini.
Ogni scissione culturale viene curata con delicatezza attraverso la sapiente e temperante parola-corpo; ne nasce una scrittura esperienziale, terapeutica per l’autrice stessa, necessaria fonte alla quale attingere per le lettrici e le studentesse dei suoi corsi creativi: il Femminile rifulge, dunque, nel calderone delle antiche tradizioni, nel Vaso primigenio della Madre dove cuoce la generazione – così è, quando le donne si mettono all’opera, in ogni ambito della cultura umana.
Grazie allo sguardo dell’artefice, i ruoli di Donna che hanno segnato il passato comune con strade di violenza e soprusi, con roghi e femminicidi, con abusi patriarcali e incomprensioni, si aprono al seme del futuro rivelando ricami sororali preziosi che inducono a credere alla possibilità relazionale. Così, ogni strappo subito dalle donne di ogni epoca e luogo diventa possibilità di un intreccio cicatrice, si fa kintsugi di pelle a brani, cucitura di racconti che dice il domani attraverso la penna. Quella di Emma Fenu è una penna che stimo – si sente – e ne condivido i presupposti, le strategie.
Dall’Inferno puoi tornare. Puoi cadere in fondo,
ballare con i dannati, urlare la paura fra le
fiamme. Ma se sei vivo, poi risali verso la luce e
ti bagni con la pioggia della libertà.
(Le spose della luna)
Immaginario, il suo, ho scritto, che definisco oltremodo poetico, anche se lei afferma di non saper scrivere poesie. Anche se dice di non avere a che fare con la poesia, di non essere portata per la poesia. La parola poetica, al contrario, traspare e brilla in ogni sua frase, esiste e libera si esprime nei testi di riflessione critica come Nero rosso di donna, l’ambiguità della femminilità il saggio dedicato a Maria Maddalena, e si palesa nelle filastrocche dedicate alla maternità, nonché nella prosa ritmica che caratterizza ogni libro.
Il colore rosso dei capelli di Maddalena, il cui vaso in mano è ingresso nell’utero agognato e misterioso del Santo Graal, è metafora eloquente della capacità seduttiva della Donna, abile non solo nel blandire e nell’accarezzare, ma anche, come le sirene e le streghe, nel circuire e nell’asservire. Ma non è solo rossa, Maddalena: è anche nera.
Nera è la donna che va oltre le leggi note del Logos,
liberando il Kaos.
Nera è la donna che dà la vita, dea madre e potente regina.
Nera è la donna che la vita toglie, erede di Lilith, sirena e vampira.
Nera è la donna che seduce con lo sguardo, erede di Eva, puttana e strega.
Nera è la donna…
Ed è
uno scarlatto figlio della notte quello del sangue mestruale, quello di un brodo cosmico e mitico dove si originano pensieri impuri e creature deformi, dove l’occhio è simbolo di una vagina dentata che trascina negli abissi della perdizione.
Ma non sono forse i mostri, ossia coloro che si manifestano, e gli ibridi, ossia coloro che superano i confini dell’Altro diventando fusione, a determinare l’evoluzione e il progresso?
(Nero rosso di donna)
Il territorio narrativo di questa scrittrice nasce e cresce a partire da una pratica di vita in transito, ed è un fare e disfare, un rimescolare che la connette alle radici sarde, alle pietre nuragiche e al vento che sa di mirto e di rosmarino, anche quando spalanca strade e mari attraverso il mondo, verso Dove, fino a Quando. Articolazione particolare, il suo intreccio di Oriente e Occidente: la scrittura di Fenu è una rosa dei venti, la sua competenza è faccenda concretamente sperimentata. Emma è cresciuta ad Alghero, ha vissuto negli Emirati Arabi e in Danimarca. In questi giorni sta per approdare in Norvegia. Affronta ogni occasione di transito con entusiasmo, perché una breccia per lei non è che specchio magico.
Alice curiosa, mai sazia, si addentra nei pertugi e scova opportunità. E proprio l’espressione «mai sazia», lei scriveva nell’introduzione al cofanetto di racconti che nel 2017 abbiamo co-curato per Golem Edizioni: Una casa tutta per lei.
Il viaggio della vita è insito nell’accordo armonico che ha stilato con il marito Pietro. Per le esigenze lavorative di lui è stato necessario sin da subito un modus operandi basato sullo spostamento ciclico, un approccio viandante all’esistenza, l’essere expat come arricchimento alla psiche e rigenerazione delle abitudini. Il vento la invita sempre a uscire dalla porta, le propone di oltrepassare la soglia del noto. La sua dimora è una sorta di isba, una casa con le zampette, una stanza tutta per lei ma è una stanza mobile costruita grazie a idee che nella distanza non si placano finché non trovano culla sulla carta.
Tra i miei amati Tarocchi, il simbolo della casa appare vivido nella Papessa (II), il secondo Arcano, poiché questa sacerdotessa è colta nell’atto stanziale, nella posa sospesa. In silenzio, lei si impegna a riflettere all’interno di uno spazio sacro, tra le colonne del tempio di Salomone. Va scrivendo o forse legge il libro della vita. La dimora Vaso alchemico richiama anche la Torre – Maison Dieu (XVI) – che si apre festosa, si spalanca invitandoci al movimento. Vedo Emma afferrare treni, navi, aerei, arredare salotti, aprire nuovi quaderni, editare file, scrivere e pubblicare uno, due, tre, dieci libri. Il periplo del Matto (0) non ha punti definitivi per lei: una volta raggiunto un porto, riparte verso i prossimi lidi. Il Mondo (XXI) potrebbe dirsi territorio perfetto: un paese di libri già scritti e da scrivere ancora, un mondo di idee in prospettiva, perché, se ci fermassimo al primo traguardo, saremmo già morti.
Sfogliando gli ultimi testi pubblicati da Emma Fenu incontro l’Incontro.
E se la storia di Cappuccetto Rosso ne nascondesse altre è un saggio illustrato, una sapiente analisi della letteratura sull’argomento. Esplorazione approfondita degli scritti di critici e letterati: l’analisi di Bruno Bettelheim, lo sguardo su tutto ciò che è stato detto a proposito della relazione tra la bambina e il lupo, dalla versione dei fratelli Grimm e, ancora prima. Fenu si addentra nei racconti orali, per poi tornare a Perrault con il suo Le petite chaperon rouge, scritto nel 1697, e osservare tutte le versioni che vedono la bambina di volta in volta succube oppure artefice del proprio destino di donna incarnata, con uno sguardo aperto al recupero e al sostegno dall’Ombra specifica del femminile che non soggiace necessariamente a quella del maschile e che sembra un po’ riprendere le tematiche importanti di Silvia Di Lorenzo. Ricordo l’invito insito nel saggio dell’analista junghiana di Milano che grazie al meraviglioso volume La donna e la sua Ombra. Maschile e femminile nella donna di oggi mi ha aperto una via per la coscienza mentre ero impegnata nella mia personale individuazione. Siamo capaci di conoscere la nostra sorella Ombra, di divorare il mondo con gusto quando occorre, di compiere la magia che ci trasmuta, così come fanno i personaggi de Le spose della luna – così come dimostrano di essere: capaci di perdonare e di risorgere.
Le spose della luna è un romanzo che Emma ha scritto e pubblicato nel 2021, ripercorrendo la storia di Franzisca modulando la trama a partire dalla vita di Paska Devaddis, bandita sarda nata, vissuta e morta a Orgosolo nei primi anni del Novecento. Teatro della faida tra le famiglie Cossu e Corraine, la cittadina fu sconvolta da omicidi e aggressioni, ed è in questo scenario tra realtà e memoria che, per sottrarsi alla vendetta, Francisca è costretta a fuggire nei boschi. Una storia coraggiosa, un’altra fanciulla che affronta a petto fiero la vita.
La Sardegna di Emma Fenu è la pietra madre che torna nelle sue storie, che siano saggi o romanzi. L’isola canta nelle trame in quanto Arcani Madre, e tutto ruota intorno e dentro la questione dell’incontro tra la terra aspra e la luna cangiante, tra la sabbia e l’acqua, sulla via della donna.
Ne Le spose della luna si incontra l’espressione sa sposa, un modo di dire che significa tesoro, ed è una veste di tenerezza. È una sorta di complemento tenero dell’accoglienza dell’altra, con amore. È la nonna di Franzisca che a un certo punto la chiama così. Sa sposa, tesoro. Che le donne siano fatte di luci e ombre, crudeltà e dolcezza, lo sappiamo da sempre, ma che siano trasmutative per se stesse e per le altre sorelle è una consapevolezza che non può dirsi a porta chiusa, è piuttosto una verità che va diffusa.
Ho un saggio in mano in questo momento, un piccolo libro che è nero e rosso, che ha i colori di Maddalena e rivela la paradossale ambivalenza della femminilità, là dove il paradosso è sempre il linguaggio della saggezza. La saggezza sta nel paradosso, dicono gli junghiani, ed è una verità analitica. Il mito, la devozione, l’iconografia di Maria Maddalena fra medioevo e Rinascimento sono la vera eco del fare alchemico nella commissione della triplice Maria, sono l’incontro della luna in una sola immagine dalle molte sfaccettature . Maria Maddalena rivela un focus importante, una simbolica della psiche che mi richiama l’androgino femmina del quale ho scritto nella mia Tesi di Laurea sul principio femminile nel procedimento alchemico-individuativo. Maddalena è immagine archetipica che Emma Fenu esplora con attenzione, dedicandosi a ogni aspetto di questa figura che è per lo più conosciuta come una peccatrice redenta e penitente, erotizzata a schiava del patriarcato, eppure sguardo di purissima indipendenza, anelito divino, simbolicamente in danza tra Eva e Maria. Una figura Sophia mai fissa, dinamica e camminante, una completezza possibile nell’incontro di Anima e Animus. Come la donna vera, Maddalena procede rievocando i versi del Cantico dei Cantici e nelle icone più affascinanti della letteratura e del cinema, nei secoli dei secoli. E continua a camminare, errando attraverso la mente delle donne di oggi per essere cantata insieme alle dee da coloro che la accolgono. Emma Fenu, in questo caso, si fa tramite quasi oracolare, mostra le vie della Donna – «vorrei poter mostrare la via della Donna» scriveva Anaïs Nin nei suoi diari – svela le strade per far intravedere alle lettrici e ai lettori una cultura al femminile – che è senza dubbio il nome giusto per il suo progetto letterario e collaborativo. Una ricerca spirituale, a mio avviso, un daimon che la spinge a coltivare cultura tenendo conto del corpo e dell’anima, un dire incarnato che non ha paura di rivelare gli aspetti più vividi e dolorosi così come in quelli sereni e gioiosi, per donare la visione delle stelle ad altre donne…
Collaborare con lei mi ha fatto conoscere il suo modo adulto di relazionarsi. Sa mettersi avanti, quando occorre, e tirarsi indietro, nel costante rispetto dell’altro e delle differenze. L’ho sperimentato e posso affermare quanto scrivo. Negli anni, i progetti con Emma procedono, perché a volte ci chiediamo reciprocamente di scrivere una prefazione o una critica proprio per via della stima che ci unisce, nella differenziazione che permette un incontro, nella capacità comunque di fare spazio. Ecco il segreto, non tanto della sorellanza ma proprio delle individualità che si incontrano nel rispetto reciproco.
Nella poetica della parola.
Emma Fenu
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