Dolci Amarene sonore: le “Amarene” di Silvia Secco al Teatro del Navile di Bologna, di Claudia Zironi.

    

Ieri sera, venerdì 5 aprile 2019, al Teatro del Navile di Bologna si è tenuto “Amarene”, un recital di poesia e musica di e con Silvia Secco e Alessandro Baro. Silvia Secco ha portato testi poetici dal suo ultimo libro “Amarene”,  mentre Alessandro Baro ha portato un intenso repertorio di musiche e di canzoni originali. Terzo sul palco il chitarrista Federico Bertolucci, in accompagnamento.
Silvia Secco è ritornata dopo 6 anni al Teatro del Navile dove aveva presentato, con diverse modalità, il suo primo libro “L’equilibrio della foglia in caduta”.

Il piccolo teatro da 60 posti era colmo di gente, non rimaneva alcuna seduta libera, ma io, fortunata, ho goduto dello spettacolo dalla prima fila e ve ne voglio parlare.

Certo, tra i tanti qualcuno mancava, qualcuno che per “La foglia” c’era e che Silvia avrebbe voluto ci fosse di nuovo, qualcunaltro mancava e Silvia probabilmente non avrebbe voluto che ci fosse anche se, a mio parere, avrebbe dovuto ugualmente venire per ascoltare le tante parole-amarene a lui dedicate. Ma tra i tanti c’erano di sicuro quelli che contano, gli affetti magari più recenti ma immensi e belli e intensi. C’erano gli amici, tanti, alcuni che sono venuti da Mantova, da Verona, da Ravenna e da Torino per assistere a una serata specialissima e per far sapere a Silvia che per loro lei è importante… e c’erano anche sconosciuti, giovani di passaggio che si sono fermati attratti dalla locandina.

E per tutti è valsa la pena, senza ombra di dubbio.

Lo spettacolo è stato emozionante, la poesia è arrivata diritta dove risiede l’inusuale senso dell’eterno, quel senso che riconosce la bellezza e sa dell’immensità dell’universo.

Io sono rimasta spiazzata da una Silvia Secco diversa dall’amica e dalla sorella elettiva che conosco. La scrittura era la stessa, il bel viso era lo stesso di sempre, ma le movenze e le espressioni, l’adattamento ritmico dei testi a un canovaccio blues, i repentini passaggi da una aggressività che non avevo mai riscontrato alla grande dolcezza che le è propria, mi hanno fatto rivivere in modo nuovo ogni parola, ogni sillaba.

Messaggi potenti quelli di Silvia che ieri sera ha vissuto dal palco, lei con noi e per noi: Silvia è stata la terra ferita e oltraggiata, è stata l’amica e l’amore tradito, è stata la bambina abusata, e la figlia, l’amica, la sorella di tutti quanti la ascoltavano. E’ stata poi la gioia e l’amore, la rinascita.

Silvia è diventata all’improvviso ai miei occhi donna matura e splendida, attrice consumata, meravigliosa interprete della parola poetica.

La poesia di Amarene rappresenta un’evoluzione nel percorso artistico di Silvia rispecchiando soprattutto la sopraggiunta consapevolezza della propria cifra stilistica di autrice capace e di indubbio interesse. L’endecasillabo osa tra allitterazioni e ripetizioni, arditi voli retorici, geniali lampi  evocativi. Mirabile la ricchezza di pathos pur senza mai percorrere gli scivolosi terreni adiacenti alla banalità.

Con Alessandro Baro c’è una sintonia profonda che va oltre un accordo momentaneo. Alessandro ha suonato con un’ispirazione che sembrava provenire da un altro mondo, ha cantato proprie canzoni e versi di Silvia incantando la platea con voce dolce e calda.

Il musicista Federico Bertolucci ha arricchito la scena con sonorità piene, percepibili ma non invadenti, ha fornito la vibrazione di fondo, il catalizzatore che ha reso l’amalgama perfetta.

In un crescendo di musica e di voce, la serata è stata chiusa da Alessandro che ha creato al momento, davanti al pubblico, avvalendosi di una pedaliera da registrazione, una preghiera indiana di ringraziamento. Con un effetto davvero da brivido.

Silvia e Alessandro volano, e voleranno molto lontano.

      

Durante lo spettacolo ho scattato qualche foto e girato alcuni brevi video che ho poi montato in modo amatoriale. Vi propongo qui il risultato finale per far rivivere la serata a chi c’era e per dare una lontanissima idea di insieme a chi non ha potuto intervenire.