A tentoni nel buio di Paolo Polvani | L’IRONIA: TROVARE SPAZIO DOVE SPAZIO NON C’È. Alcune domande a Manuela Gandini e Sergio Racanati a proposito del film/opera Vuoto: geografia di un sentimento di un’insolita ragazzaccia, su e con Giulia Niccolai (regia S. Racanati)

 

1) C’è un motivo preciso per cui tu e Manuela Gandini avete scelto Giulia Niccolai per un film sulla sua vita? Cosa ha rappresentato e rappresenta Giulia nel panorama artistico e poetico italiano?

SR Ho avuto una sorta di visione mentre Giulia era sul palco del teatro Out Off di Milano, a maggio 2021, invitata a da Manuela Gandini per conversare sul rapporto arte/natura/spiritualità per la celebrazione del centenario della nascita di Joseph Beuys.
Mentre Giulia parlava ho proprio visto un film. Il mio film, il nostro film. Conoscevo Giulia tramite le sue meravigliose poesie e racconti perché sono un appassionato -radicale- di poesia del gruppo ’63 e in modo ancor più ampio della scrittura extra.

MG E’ stato proprio in quel momento mentre, con Susanna Schoenberg e Mino Bertoldo stavamo facendo le riprese per i cinque giorni interdisciplinari dedicati a Beuys, che Sergio ha avuto l’illuminazione e mi ha proposto di fare insieme un film su di lei e con lei. Anche lui era coinvolto nella rassegna su Beuys con la sua performance “Darkness”. Ho detto che mi pareva un’idea eccellente quella del film e glielo abbiamo proposto. Giulia ha fatto una bella risata e ha detto “ma certamente!”. Ci conoscevamo da anni, abbiamo fatto insieme tante apparizioni ma soprattutto conversazioni intime, fatte di sogni, arte, caffè e poesia. Per lei il materiale poetico era il risvolto di un abito, un cellulare Nokia, un uomo che dava pane ai gabbiani con tatuato sul polso un sinistro numero o il tabellone delle partenze all’aeroporto. Giulia Niccolai ha avuto un ruolo importante come una delle rare presenze femminili nel Gruppo 63, come fotografa, artista, narratrice, traduttrice e sodale di tanti altri poeti. E’ stata la voce di un’epoca di neoavanguardie che portava notizie dall’America con le foto di J.F. Kennedy e ma anche della Sicilia sperduta.

 

SELFIE CON MANUELA GANDINI, GIULIA NICCOLAI, SERGIO RACANATI sul set per film/opera in casa di G. Niccolai giugno 2021

 

2) A me sembra bella e anche audace la scelta di quel “ragazzaccia” nel titolo del film. Giulia ne era a conoscenza? Se sì cosa ne pensava?

SR La ragazzaccia è Giulia mentre si gode – e ci fa godere e sognare –  questo momento di meravigliosa apertura della sua sfera privata/pubblica. A un certo punto, mentre eravamo attorno alla sua scrivania per inviare una mail per organizzare lo sviluppo e la raccolta del suo materiale fotografico, si definisce “ragazzaccia”. In fase di editing e di creazione del film ho elaborato tutte le informazioni e quella stupenda “ragazzaccia” ci stava alla grande! Credo si sarebbe fatta una manciata di grasse e spensierate risate.

MG Il sense of humor è la componente principale della sua vita e della sua poesia. Il riso, che è prerogativa del divino, la faceva somigliare a un Budda, soprattutto quando indossava la sua veste da monaca tibetana… dunque cosa avrebbe dovuto pensare della “ragazzaccia” nel titolo?

 

3) Quindi l’ironia è stata una caratteristica della sua personalità, nel corso delle giornate trascorse insieme è venuta fuori?

SR Sì! Alla grande direi!!! Mi ha accolto con una risata di contentezza, allegria. Una risata che mai più sentirò! Era contentissima.

4) Il film è stato appena presentato a Bologna al festival City Life… Che interesse e che reazioni ha suscitato nel pubblico?

SR Il film ha trovato la sua collocazione nella mostra “Perché lo faccio, perché !” A cura di Caterina Molteni e Alisson Grimaldi nel festival Bologna City Live. Il pubblico molto commosso. Tutt* dicevano sembra che Giulia sia qui, in questa stanza, seduta al tavolo con noi a bere tè, mangiare cioccolata e raccontarsi. Forse, era questo che volevamo suscitare.

5) Probabilmente molti giovani non conoscevano la sua avventura artistica e umana, avendo Giulia lasciato un segno importante nella scena letteraria degli anni ’70 e ’80; si sono mostrati incuriositi? Affascinati? Hanno fatto domande?

SR Si molto incuriositi e mi hanno fatto delle domande molto interessanti. Una che mi ha particolarmente colpito è stata: “Ma come mai non voleva le famiglie al suo matrimonio a New York?” Mi sono seduto nel grande prato intorno Padiglione Esprit Nouveau e ho raccontato del clima sociale che in quegli anni attraversava una certa sinistra e quali erano i bersagli della loro ribellione.

MG Giulia sapeva conquistare i giovani con la spontaneità, con la mancanza di egocentrismo che è una rara qualità nel mondo della cultura. Era spiritualmente evoluta, lontana dagli attaccamenti, volava alto e i giovani lo percepivano, si abbeveravano alla sua “leggerezza”. Venne a tenere una lezione ai miei studenti in NABA a Milano qualche anno fa e, sebbene non la conoscessero prima di allora, nessuno fiatò, erano tutti coinvolti. La trovarono incoraggiante e, nonostante i suoi ottant’anni, dissero che sembrava più giovane di loro.

 

STILL TRATTA DAL FILM/OPERA “VUOTO: GEOGRAFIA DI UN SENTIMENTO DI UN’ INSOLITA RAGAZZACCIA”, DI MANUELA GANDINI E SERGIO RACANATI. 2022

 

5) Dove abitava Giulia? Com’era la casa in cui viveva? Ricca di ricordi o spartana in ossequio alla sua visione buddista della vita?

SR In via S. Michele del Carso. Una via elegante in un quartiere signorile in piena Milano.
Una casa vissuta con ricordi sedimentati, libri ovunque, anche sul letto. Mi sono quasi inginocchiato nel vedere il suo letto ricoperto da libri- qualcuno anche impilato- e poi lo spazio del se di fianco. Immagine indelebile per me. E’ questo è presente anche nel film.

 

6) Quanto tempo sono durate le riprese? Che atmosfera si è creata? Che tipo di scelte tecniche avete adottato? E per quali motivi?

SR Sono durate cinque giorni. Abbiamo scelto di non avere una time line definita. Non è un film tradizionale. E’ un incontro di tre generazioni in dialogo tra cioccolata e taralli. Abbiamo proseguito gli incontri – ecco mi piace più questa idea- decidendo di toccare temi direttamente mentre sorseggiavamo la prima tazza di tè verde. Una scrittura sul campo -così per appropriarmi di una tecnica che interessanti documentaristi hanno usato – in presa diretta. Abbiamo cercato di inseguire il flusso del contingente. Mi interessa quasi l’archeologia del contingente. Sono dentro una grammatica- che cerco di volta in volta di ridefinire poiché ritengo la stessa un serbatoio di combinazioni-  che interseca i linguaggi del cinema d’artista, della performance, del documentario e della video arte.

MG In realtà le modalità e gli argomenti sorgevano con il giorno. Apparivano con il primo sguardo in quelle mattine già piene di caldo e di sole nella sala rivestita di volumi che testimoniavano le avventure della poesia degli ultimi sessant’anni. Sfilavamo un libro dallo scaffale per esempio e, mostrandoglielo, nasceva l’incipit. Io e lei avevamo in comune l’amicizia con Nanni Balestrini, Gianni Sassi, William Xerra, Milli Graffi e tanti altri. Un background che è riaffiorato nei ricordi e nelle visioni che ci siamo scambiat* tutti e tre. Ciò che apprezzavo particolarmente in lei era la totale assenza di banalità.

 

STILL TRATTA DAL FILM/OPERA “VUOTO: GEOGRAFIA DI UN SENTIMENTO DI UN’ INSOLITA RAGAZZACCIA”, DI MANUELA GANDINI E SERGIO RACANATI. 2022

 

8) Guardando le immagini del trailer Giulia è ripresa anche nelle sue attività quotidiane, mentre risponde al telefono, mentre traffica in cucina. Avete scelto di restituirla nella completezza della sua vita. A me sembra una scelta saggia e interessante quella di testimoniare l’umanità di un autore nella sua vita di tutti i giorni. Ancora oggi è radicata in alcune persone una visione mitica dell’artista, come se chi si dedica alla scrittura e all’arte non avesse da confrontarsi con le necessità concrete.

SR Mi interessa la vita. Di Giulia mi ha colpito la sua vita! La straordinaria forza con cui ha vissuto. Anche gli autori -come gli artisti- hanno un quotidiano con le sua forze e le sue fragilità.

MG Filmarla nel suo quotidiano era la cosa più ovvia da fare. Basta leggere i suoi “Frisbees” per comprenderlo.

 

 

STILL TRATTA DAL FILM/OPERA “VUOTO: GEOGRAFIA DI UN SENTIMENTO DI UN’ INSOLITA RAGAZZACCIA”, DI MANUELA GANDINI E SERGIO RACANATI. 2022

 

10) In che modo Giulia ha raccontato dell’ictus che l’aveva menomata della parola per un lungo periodo? E di come è avvenuta la sua conversione al buddismo?

MG A questo punto evocherei il titolo di un film: “Giulia & Giulia” perchè Giulia ha avuto due vite, o forse più. Quella della poesia concreta, alcolica e strepitosa, con qualche canna che rendeva più agile la realtà e più allegra la relazione con il mondo. Poi la maturità, la crescita e l’ictus nel 1985 che ha creato la cesura tra il prima e il dopo. Le ha tolto la parola, ha determinato un vuoto, una frattura. Lentamente poi si è ripresa, ricomponendo il linguaggio, impiegando tempi incommensurabili a costruire frasi anche brevi. Poi ha recuperato tutto. Contestualmente ha incontrato il buddismo ed è rinata a nuova vita. Rinascita è la parola chiave della seconda Giulia. “E’ come se fossero tutti degli appuntamenti collegati gli uni agli altri. – mi ha detto – Infatti prima avevo una grande paura di quell’anno, del 1985”.

 

11) Il film dove ancora sarà proiettato? Dove sarà possibile vederlo

SR Io e Manuela stiamo organizzando un’importante presentazione istituzionale a Milano per il prossimo autunno.

 

STILL TRATTA DAL FILM/OPERA “VUOTO: GEOGRAFIA DI UN SENTIMENTO DI UN’ INSOLITA RAGAZZACCIA”, DI MANUELA GANDINI E SERGIO RACANATI. 2022

 


Manuela Gandini è critica e curatrice indipendente. E’ stata caporedattrice delle pagine dell’arte di “Alfabeta2”, è responsabile della sezione Forme della rivista “Machina” (DerivAepprodi) e scrive per “La Stampa”. Insegna alla NABA di Milano ed è curatrice di mostre, conferenze, eventi in Italia e all’estero.

 

Sergio Racanati, artista visivo la  cui  ricerca è rivolta  un interesse per le scienze sociali, per gli eventi storici, per la cultura popolare e la cultura di massa, visti attraverso una lente quasi etnografica. Predilige i linguaggi cinematografici, performativi, installativi.  Ha in attivo mostre nazionali e internazionali. Molti suoi testi sono stati pubblicati su Alfabeta2, Machina” (DerivAepprodi).