A tentoni nel buio di Paolo Polvani | e il bianco e la tenerezza che fa ancora rumore (note di lettura a tati ale ed io, di Gianmaria Giannetti, Pietre Vive Editore, 2023)

 

Tati ale ed io è un piccolo delizioso libro, di quelli da collezionare. Possiede diversi motivi di fascinazione che precedono la lettura del testo e ne fanno un oggetto prezioso: la prima è il titolo, che dichiara sin dall’inizio che ci addentreremo in quella favolosa miniera che è l’infanzia, un territorio sconfinato e ricco di ricordi, di esperienze, di emozioni.

Titolo che accompagna i versi come un ritornello, fa da sfondo e alla fine risulta essere il vero protagonista della raccolta. A proposito del titolo Fabrizio Miliucci scrive nella postfazione: “Se all’inizio tati ale ed io è un ricordo o una specie di mantra, si ha l’impressione che verso la fine diventi il nome del libro, cioè proprio il rettangolo di carta che teniamo in mano; Giannetti ci si mette dentro e affida a lui il compito di custodirlo e portarlo via con sé”.

Il secondo motivo di interesse è la particolare veste grafica, impreziosita da una serie di fotografie che campeggiano nella seconda e terza di copertina, dove ci vengono presentati i protagonisti del libro, proprio tati ale ed io ritratti in occasione del compleanno, il nono per la precisione, di tati, intorno al tavolo dei festeggiamenti, con tanto di torta, in un’ambientazione borghese dei primi anni ottanta, con le mamme giovani, belle ed eleganti e i bambini nel pieno di una raggiante felicità.

Perché protagonista delle prime pagine è appunto una raggiante felicità, quella felicità tipica dell’infanzia in cui non è contemplato il dolore e neanche la possibilità della perdita. La poesia che apre il libro recita:

 

lo so, lo so, che, prima, prima di andare via da qui;

molto prima di andare via da qui,

quando giocavo a biglie, alla spiaggia, in spiaggia ai Palm Beach,

io ero campione di Formula 1, io contro tutti

io ero il miglior ciclista, l’inglese, e saltavo i lettini

e la mia luce, il mio grande buio saltavo; correvo

e il bianco e la tenerezza che fa ancora rumore.

Foto di Elliot Erwit

Alcuni anni fa avevo letto, sempre di Gianmaria Giannetti, Zanzara meno tennis, edito da Pietre Vive, e avevo parlato di bellissime fiammate di creatività:

“E a proposito dei sintomi della realtà, i versi sono disseminati di riferimenti quotidiani, del desiderio di fissare una ubicazione precisa che funga da marcatore territoriale, alla stessa stregua di quelle veloci pisciatine canine che delimitano il territorio di appartenenza e dichiarano il proprio passaggio: allo Splendid Hotel c’era il verde, e anche: -ad esempio oggi da Decathlon , poi a fare cosa, provo una racchetta-.   E come tappeto sonoro, come motivo dominante e ricorrente, la presenza ossessiva delle zanzare, e continui riferimenti al tennis: entrambe situazioni ricche di dinamismo fantastico, di piroette, di voli, di rovesci e di dritti, di schiacciate e di punture, esattamente i giusti ingredienti per una poesia ricca di rimandi e di significati”.

E ritrovo questa poesia che induce al sospetto di una connessione con questo tati ale ed io:

(22/6/2011)
(scriverò una letterina al mondo)
Mio figlio si è commosso e io
grido                                        – ma dove sei (mam),
mentre faccio finta di essere grande
vorrei solo piangere, ma non;

Foto di Elliot Erwit

Perché tati ale ed io è il ricordo di una favolosa infanzia che di colpo si scontra con l’evidenza della morte, con un evento traumatico che la spezza, la interrompe bruscamente.

Qui i versi mostrano come il processo creativo sia a volte una questione di equilibri, di dosaggi, di ingredienti che spariscono dalla pagina di colpo, di sottrazioni stilistiche, di scomparse e di rimandi, di sottintesi e di luci ed ombre. Per una strana associazione mi viene in mente Il seme del piangere di Caproni, in versione speculare, perché lì tutto era dichiarato fin dall’inizio, fin dalla richiesta all’anima di andare a Livorno e mettersi alla ricerca di lei, della mamma, indicata con nome e cognome e infarcita di elementi utili al riconoscimento. Qui invece è tutto sottinteso e taciuto, la verità è: quello di cui non dovremmo parlare, e infatti se ne fanno appena dei cenni, e questi versi ce ne spiegano il motivo:

 

abbiamo tutti paura di dire la verità che

voglio la verità Tracey Emin;

abbiamo tutti paura di dire la verità

che non voglio la verità:

Ma sono esattamente le reticenze, le brusche frenate, le sospensioni a fungere da evidenziatori della verità, proprio quella che non si vorrebbe dire.

Foto di Elliot Erwit

Il libro si compone di più sezioni che registrano una crescita e un allontanamento, e tuttavia il perno intorno a cui ruota l’intera vicenda resta sempre e ancora tati ale ed io, c’è la faccenda dei letti, una sorta di inventario cronologico dei letti di cui si è avuta esperienza. Sì, un’intera sezione dedicata ai letti. Ora a pensarci bene i letti sono quei luoghi dove spesso siamo stati concepiti e nasciamo e moriamo, dormiamo e sogniamo, facciamo l’amore e ci curiamo, e dunque luoghi importanti per la nostra vita.

 E poi la faccenda dei viaggi tra Milano e Finale Ligure, e tra Milano e Roma, e le donne e l’ossessione di averle tutte, e la storia delle coccinelle, coccinelle e leggerezza, dipingere fantasmi e coccinelle. Ma il fulcro di tutto, la leva su cui insiste la vita rimane sempre e per sempre tati ale ed io.

 

 

  • cadere era bello, cadere nel bello

e il vento era bello e la morte non mi faceva paura

era bello, ed io non avevo mai paura di niente,

 

 

°   °   °   °   °

 

 

poi tutto quel dolore senza motivo senza preavviso come

una montagna senza, come a 4000 m dalla verità,

ma la verità

  • quello di cui non dovremmo parlare

 

 

Foto di Elliot Erwit

°   °   °   °   °

 

 

mio padre – perché lui? e perché noi? caroline ed io? e tati?

 

cara caroline ti racconto una favola?

e tu sei felice, lucente e

il telefono grigio fisso (in salone) non chiama

io che guardo la finestra e il viale delle palme vuoto

tu che guardi la cornetta

  dici: perché mamma non chiama?

 

 

°   °   °   °   °

 

 

diario – più che un diario è un desiderio;

quasi intimo – e coccinelle e leggerezza

28 maggio 2020 ore 18.55

dipingere fantasmi e coccinelle

coccinelle oggi 14 maggio 2020 ne ho

trovate 3; coccinella è M. mamma mia

 

 

°   °   °   °   °

 

 

e Anna che mi scolti da sempre: solo grazie.

Anna il tuo cuore pulito

come la neve; sedersi in mezzo alla neve

e mangiare un panino al formaggio;

solo bianco e freddo puro.

Ale tati ed io x sempre

nel cuore bianco neve bianca e nevenera

 

 


Gianmaria Giannetti (1974), vive fra Puglia e Liguria. Artista visivo con una cifra stilistica assai personale, intima e scanzonata, lirica e antiromantica insieme, alterna alla sua produzione per immagini quella in versi. tati ale ed io è la sua quinta raccolta, la terza pubblicata da Pietre Vive, in cui emergono più fortemente alcune tematiche irrisolte, o da risolvere, legate alla perdita, alla morte al gradi di maturità che ne sovviene.