Osservatorio Poetico di Sonia Caporossi | Lucio Zaniboni

 

La fede

Non si era citato di wurster né di crauti,
eppure sentiva un peso allo stomaco
l’alemanno.
Hitler si rigirava, il letto gli sembrava
fatto di spine, non di piume.
Accese la lampada e, stupefatto,
vide un piccolo ebreo vicino alla pediera.
Il bambino era intento a arruffar la coperta
in un giuoco fuori dal tempo.
Non era solo, c’era sua madre e lo mirava
col sorriso che I più grandi pittori
sanno trasporre ai capolavori.
il Führer si drizzò di scatto
e vide tanti ebrei dondolar accanto al muro
In una strana danza, con un libro in pugno.
Troppa gente era viva intorno al letto
e il Kaiser comprese: non si uccide la fede.

*

La farfalla

Vorremmo andarcene, partire, salire
su un treno, senza sapere dove va,
meglio ancora, salpare con bianche vele
nell’azzurro che si congiunge in una riga
che è cielo e mare.
L’ anima migra, anzi che il.corpo muoia.
È il desiderio una voce che chiama
da terre lontane, con fiori di mille colori,
fontane in cui l’acqua canta, cullando sogni
Non eravamo fatti per questo mondo.
Dio ha racchiuso le nostre anime
in un bozzolo di creta e la farfalla celeste
sbatte ai vetri della cella, desiderosa di voli.
E noi odiamo la consuetudine, l’angustia
di vivere di pane guadagnato col sudore;
Vorremmo andarcene, partire
senza sapere bene per dove.
Ci basta cessare di brancolare nel buio,
uscire alla luce del sole, perché dentro noi
l’anima invoca il suo dio e ci sentiamo soli.

*

Un ciuchino

Non era per niente un asino il ciuchino,
come con questo termine si intende.
Lo chiamavo, gli avevo dato il mio nome,
e lui rapido correva al richiamo.
Prendeva con delicatezza lo zucchero
dalla mano e ringraziava con un raglio.
Bruno, snello, elegante, vivi gli occhi,
simile quasi in tutto, ad esclusione
delle orecchie, a un piccolo cavallo.
Forse non sbaglio dicendo che era
un animale intelligente che avrebbe potuto
dare dei punti a tanta gente.

 

Lucio Zaniboni è nato a Modena ma vive a Lecco. Ha insegnato in scuole di ogni ordine e grado. Le molte raccolte di poesia hanno avuto le prefazioni di autori e critici come Bellezza, Cappi, Esposito, Lanza, Manacorda, Martelli, Moretti, Pazzi, Piromalli, Rea, Ruffilli, Sanesi, Squarotti, Ulivi e Valli. È stato segnalato al Premio Internazionale Montale e, tra le altre cose, ha vinto due volte il Premio della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ha pubblicato sette antologie di poeti contemporanei e sulla sua opera sono state svolte due Tesi di Laurea. È stato tradotto in francese, inglese, greco, spagnolo, portoghese, cinese e albanese. È stato inserito in Storia della letteratura Italiana – Il Secondo Novecento 1993. e in Poeti latini tradotti da autori Italiani (Bompiani.) A 17 anni iniziava la collaborazioni con il giornale letterario (Gastaldi) Milano. A 24 era tra i giovanissimi nella: Antologia “Poeti del nostro Tempo” delle Edizioni Cinzia (Firenze, 1955). Numerose collaborazioni a riviste prima del primo libro edito per iniziativa di un gruppo di colleghi della scuola.

 

Nella poesia di Lucio Zaniboni, poeta pluripremiato e apprezzato in modo spontaneo dalla critica accademica italiana, si percepisce la freschezza e la leggerezza comunicativa della migliore tradizione lirica che riprende temi e movenze del Novecento, in direzione dello sviluppo di una poetica personale incentrata soprattutto sulla dimensione quotidiana e sulla riflessione intorno alla figura salvifica e confortante di un Dio onnipresente. E’ la poetica dell’infinitamente piccolo che si rivolge all’infinitamente grande, cercando una comunione armonica e quieta che indaga, grattando sotto la crosta caramellata del reale, il senso della vita, la ragione delle cose. E lo fa utilizzando tutto il ventaglio delle possibilità novecentesche, dalla poesia civile del primo testo, in cui un Hitler insonne è chiamato a fare i conti con i fantasmi della sua coscienza, alla lirica che dice “noi” del secondo testo, laddove l’umanità si stringe nella riflessione intorno a un destino comune, fino a tentare la prova del sorriso evocato dalla satira gentile del terzo componimento. L’afflato poetico di Zaniboni non ha nulla da invidiare ai grandi nomi della seconda metà dello scorso secolo, meritandosi una nicchia in bella vista nella teca dei poeti lirici, ancorché sulla targhetta apposita vi si potrebbe leggere “poeta minore” solamente perché meno conosciuto; destino che è toccato a tutti coloro i quali non hanno mai disturbato i baroni dell’ambiente letterario e che non hanno mai tirato le maniche della giacchetta a nessuno per farsi notare.