Omaggio ad Andrea Zanzotto a cento anni dalla sua nascita, a dieci dalla morte, attraverso i suoi versi. “Il logorante continuo confronto con un inizio”. Una selezione a cura di Silvia Secco. 4
Quarto giorno, Mercoledì 13 ottobre
Se la poesia è creazione e creatura, in Andrea Zanzotto è creazione (a partire da nulla) di una reciproca lode, di una reciproca “preghiera” fra oggetto e soggetto, per la quale l’atto nominale è atto generativo dell’oggetto nominato ma è, allo stesso tempo, atto generativo del soggetto nominante all’interno del contesto. Nel saggio di Stefano Dal Bianco “La religio di Zanzotto tra scienza e poesia”, all’interno della pubblicazione “Dirti Zanzotto, Zanzotto e Bologna (1983 – 2011) a cura di Niva Lorenzini e Francesco Carbognin (Nem, 2013), leggiamo: “Chi crede alla parola – come fa Zanzotto sulle orme del suo Rilke – sente la poesia come una lode gioiosa, una lode al reale per il fatto che esso c’è, per ringraziarlo di esserci. Una lode ma anche una magia, poiché nell’atto di pronunciare la sua lode la poesia procura una crescita della realtà: essa crea, fa, costruisce, aumenta il reale, cui aggiunge, se non altro, la propria fresca presenza. In questo la poesia ha le medesime prerogative di Dio.” (Pag. 69).
Da Il Galateo in Bosco (1976), (Perché) (Cresca)
Perché cresca l’oscuro
perché sia giusto l’oscuro
perché, ad uno ad uno, degli alberi
e dei rameggiare e fogliare di scuro
venga più scuro –
perché tutto di noi venga a scuro figliare
così che dare ed avere più scuro
albero ad uniche radici si renda – sorgi
nella morsura scuro – tra gli alberi – sorgi
dal non arborescente per troppa fittezza
notturno incombere, fumo d’incombere;
vieni, chine già salite su chine, l’oscuro,
vieni, fronde cadute salite su fronde, l’oscuro,
succhiaci assai nel bene oscuro nel cedere oscuro,
per rifarti nel gioco istante ad istante
di fogliame oscuro in oscuro figliame
Cresci improvviso tu: l’oscuro gli oscuri:
e non ci sia d’altro che bocca
accidentata peggio meglio che voglia di consustanziazione
voglia di salvazione – bocca a bocca – d’oscuro
Lingua saggi aggredisca s’invischi in oscuro
noi e noi lingue-oscuro
Perché cresca, perché s’avveri senza avventarsi
ma placandosi nell’avventarsi, l’oscuro,
Ogni no di alberi no di sentieri
no del torto tubero no delle nocche
no di curve di scivolii lesti d’erbe
Perché cresca e si riabbia, si distolga in spazi
in strazi in paci in armi tese all’oscuro –
mano intesa all’oscuro, mano alla bella oscura,
dita di mano mai stanche
di per vincolarsi intingersi addirsi all’oscuro –
Lingue sempre al troppo, al dolcissimo soverchio
d’oscuro agglutinate, due che bolle di due –
clamore, alberi, intorno all’oscuro
clamore susù fino a disdirsi in oscuro
fino al pacifico, gridato innesto, nel te, nell’io, nell’oscuro
Innesto e ritorni di favore, fòmite oscuro
oh tu, di oscuro in oscuro innestato, tu
protratta detratta di foglia in foglia/oscuro
di felce in felce lodata nel grezzo nel rifinito d’oscuro
Ma vedi e non puoi vedere quanto è d’oscuro qui dentro
hai bevuto lingua e molto più e sentieri e muschi intrusi
ma ti assicuri ti accingi ti disaccordi
ti stratifichi, lene, benedetta, all’oscuro
Non memoria, millenni e miglia, stivate nel fornice
sono un dito dell’oscuro, levalo alla bocca, rendilo nocca
rovina e ripara l’oscuro, così sarà furto e futuro
Troppo dell’inguine, del ventre, di ghiande e ghiandole
s’inguina in oscuro, genera generi, intridi glie
Precipitare fuori bacio, coagularsi, venire a portata
d’ogni possibile oscuro
Possibili alberi, alberi a se stessi oscuri
mai sazi ma d’accedere a frotte
a disorientarsi a orientare, lievito intollerabile
Limo d’oscuro che dolce fòrnica pascola
nei fornici dove s’aggruma di fughe (l’oscuro)
E pluralità innumerabile di modalità
dell’oscuro, secarsi in innumerevoli – non due –
d’oscuro sessi
Qui in freccia, all’oscuro, immanere
Là in volta, al’oscuro, esalarsi
Possibile, alberi – Possibile, oscuri, oscuro,
Oscuro ha sé, sessuata, umiltà,
tracotanza, pietà.
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