Mi piace un mondo (voci dal pianeta) di Paolo Polvani | Vedo i fuochi dei lari yanomami: tre poesie di Loretta Emiri
Arrivai in territorio yanomami nel 1977, poco dopo la costruzione della strada Perimetrale Nord. Voluta dai militari, la strada doveva congiungere il Brasile alla Colombia, ma non è mai stata ultimata. Però, a causa delle malattie introdotte dagli addetti alla sua costruzione, scomparvero tredici villaggi, lasciando otto piccoli gruppi di sopravvissuti. I primi quattro anni e mezzo li ho trascorsi nella patria/foresta yanomami, e quelli sono stati gli anni più belli della mia vita. L’esperienza è stata così marcante che non ho più smesso di appoggiare questo popolo nella sua dura lotta per la sopravvivenza fisica e culturale. Ed è ciò che continuo a fare attraverso creazioni legate alla fotografia, poesia, narrativa, saggistica, ma anche denunciando situazioni e proponendo soluzioni. Essendo donna, sola, straniera e alleata degli indigeni, ho sofferto discriminazione, marginalizzazione e isolamento. Nei momenti più duri dell’esperienza, a venirmi incontro è stata la poesia, nel senso che attraverso di essa ho cercato di dialogare con gli altri, di scavalcare il muro dell’indifferenza e della solitudine. La dimensione intima, personale delle poesie, non impedisce che esse trasmettano informazioni etnografiche e congiunturali sugli yanomami e, soprattutto, il mio amore per loro.
Loretta Emiri
DE COR
“Como está a Loretta?”
perguntou o amigo italiano.
“Como uma índia”
respondeu o outro.
Os mais chegados,
os que gostam dos Yanomami,
exprimem seus sentimentos
pedindo para serem pintados:
em verdadeiros ritos,
rostos vermelhos,
linhas pretas sinuosas
e pontos.
A minha não é pintura epidérmica,
superficial:
eu deixei entrar o sol
para mudar de cor.
Di colore
“Come sta Loretta?”
chiese l’amico italiano.
“Come un’india”
rispose l’altro.
I più intimi,
quelli che amano gli Yanomami,
esprimono i loro sentimenti
chiedendo di essere dipinti:
in veri riti,
visi rossi,
linee nere sinuose
e punti.
La mia non è pittura epidermica,
superficiale:
io ho lasciato entrare il sole
per cambiare di colore.
NA CASA DAS FADAS
Quando a burocracia
na cidade corrupta
e hostil aos índios
me obriga,
na Casa das Fadas
me escondo:
com a natureza que a envolve
meu deslocado ser alimento.
Se não olhasse este Branco rio,
só enxergaria o vazio.
Se o vento não soprasse,
não teria mão humana que me acariciasse.
Se o zumbido dos bichinhos
como bálsamo não entrasse,
não teria como curar o ouvido,
pelas calúnias dos brancos ferido.
Se a generosa mangueira
não abraçasse,
da energia negativa
não teria quem me libertasse.
No relativo silêncio olho o verde das beiras
e o mato silente imagino.
No pôr-do-sol que incendeia o ar
vejo as fogueiras do yanomami lar.
Na lua cheia que faz de prata o rio
reconheço Poripo ancestral. *
Nos Yanomami penso
quando o amanhecer faz de ouro o rio,
pois eles tornaram precioso
meu branco ser vazio.
* Poripo: lua, ser mitológico de sexo masculino.
NELLA CASA DELLE FATE
Quando la burocrazia
nella città corrotta
e ostile agli indios
mi costringe,
nella Casa delle Fate
mi nascondo:
con la natura che l’avvolge
il mio dislocato essere alimento.
Se non guardassi questo Bianco fiume,
vedrei solo il vuoto.
Se il vento non soffiasse,
non ci sarebbe mano umana ad accarezzarmi.
Se il brusio degli insetti
come balsamo non entrasse,
non saprei come curare l’udito,
dalle calunnie dei bianchi ferito.
Se il generoso mango
non abbracciassi,
dall’energia negativa
non ci sarebbe chi mi liberi.
Nel relativo silenzio guardo il verde delle sponde
e la foresta silenziosa immagino.
Nel tramonto che incendia l’aria
vedo i fuochi dei lari yanomami.
Nella luna piena che fa d’argento il fiume
riconosco Poripo ancestrale. *
Agli Yanomami penso
quando l’alba fa d’oro il fiume,
perché hanno reso prezioso
il mio bianco essere vuoto.
* Poripo: luna, essere mitologico di sesso maschile.
ESCREVER
Escrever era antes pensar,
depois aprofundar,
em seguida afirmar.
Escrever era dizer definitivamente, para sempre.
Escrevendo afirmava ideias.
Escrevendo afirmava verdades.
E conheci os Yanomami,
sua vida,
suas verdades orais transmitidas.
Minhas verdades agora não são mais definitivas.
Meu escrever agora não é mais alcançar metas.
Meu escrever agora é traçar trilhas.
Traço trilhas na mata da vida.
SCRIVERE
Scrivere era prima pensare,
poi approfondire,
in seguito affermare.
Scrivere era dire definitivamente, per sempre.
Scrivendo affermavo idee.
Scrivendo affermavo verità.
E conobbi gli Yanomami,
la loro vita,
le loro verità trasmesse oralmente.
Le mie verità ora non sono mai definitive.
Il mio scrivere ora non è più raggiungere mete.
Il mio scrivere ora è tracciare sentieri.
Traccio sentieri nella foresta della vita.
Nata in Umbria nel 1947, nel 1977 Loretta Emiri si è stabilita nell’Amazzonia brasiliana dove ha sempre lavorato con o per gli indios. I primi quattro anni e mezzo li ha vissuti con gli indigeni yanomami delle regioni del Catrimâni, Ajarani e Demini. Fra di loro ha svolto lavori di assistenza sanitaria e un progetto chiamato Piano di Coscientizzazione, del quale l’alfabetizzazione di adulti nella lingua materna faceva parte. L’obiettivo era quello di fornire alle comunità raggiunte nuove conoscenze che le mettessero in condizione di analizzare criticamente il mondo dei bianchi e quindi di difendersi nello scontro con esso. Frutto della ricerca linguistica e dell’esperienza svolte, in quell’epoca ha prodotto saggi e lavori didattici, fra i quali: Gramática pedagógica da língua yãnomamè, Cartilha yãnomamè, Leituras yãnomamè, Dicionário Yãnomamè-Português. Più recentemente ha pubblicato il libro etno-fotografico Yanomami para brasileiro ver, e il libro poetico-fotografico Educada pelos Yanomami.
Dal gennaio del 2023 Loretta si dedica sistematicamente al fomento della creazione di un Centro di Formazione Yanomami nell’area indigena dell’Ajarani. Le finalità principali del centro sono: evitare che gli yanomami siano costretti ad andare in città per accedere a servizi vari, assistenza sanitaria, educazione; offrire corsi professionalizzanti che li mettano in condizione di fare le proprie scelte di vita, svolgendo ruoli e funzioni finora occupati dall’uomo bianco; trattare argomenti che incentivino gli individui appartenenti ai sei gruppi che fanno parte della famiglia linguistica yanomami a unirsi e riconoscersi come popolo, dato che solo l’organizzazione fra tutti loro potrà evitare che spariscano a causa delle costanti invasioni del territorio da parte dei fronti di espansione della società occidentale, specialmente dei cercatori d’oro e dei grandi proprietari terrieri.
22/08/2024 alle 08:04
La poesia e la stessa storia di vita di Loretta Emiri sono toccanti; a lei mi piacerebbe chiedere se e` casuale o voluta, nella prima e anche nella terza poesia, l’abbondanza di suffissi in -S (che si pronunciano come in italiano SC), in quanto plurali: si tratta di un riferimento immaginifico a linhas sinuosas?
23/08/2024 alle 06:38
Grazie Yanomami, grazie Loretta, respiri rari
24/08/2024 alle 09:19
si tratta senza ombre di dubbio alcuno di un reale amore, non solo un innamoramento o l’incantesimo prodotto dal luoghi. C’è in tutte le sue parole l’alfabeto che respira di una relazione profonda e vive della presenza viva, attiva, di tutti coloro che quella natura partecipano e Loretta è lì, anche lei parte di un tutto che non si sgretola nelle bufere di ogni violenza burocratica. Bellissime poesie, sono un abbraccio grande ad un mondo che noi, in questa “civiltà” che tale non è, non conosciamo. Grazie per avercele donate.