Spazio di Claudia Zironi | L’albergo polveroso di Demetrio Poli

 

Demetrio Poli è stato membro dei “Lost in the bush” (gruppo rock-psichedelico di Reggio Calabria di fine anni ’80) e dei “Deb Magù” (gruppo alternative-rock di Bologna di metà anni ’90). Entrambi i gruppi si sono esibiti in molti concerti e hanno partecipato a diverse rassegne musicali, ottenendo anche buon riscontro di pubblico. Alla fine degli anni ‘90 i Deb Magù si divisero e la ricerca di nuovi spazi espressivi, lo hanno portato a dedicarsi ad altre attività artistiche (come la fotografia). Tuttavia non ha mai abbandonato la musica, continuando a scrivere canzoni.
Nel 2010, ha ricominciato a collaborare con musicisti dalle influenze folk e classiche, maturando una tendenza artistica verso sonorità folk e sperimentali e ha ricominciato ad esibirsi in piccoli concerti da solo o in collaborazione con altri artisti.
Nel 2011 ha iniziato a collaborare con Emanuele M. Landi – autore e attore teatrale – sviluppando il progetto “La voce del Bardo”, spettacolo di reading di poesie e racconti.
Nel 2013, come cantautore,  ha pubblicato l’EP “Delicata incertezza” che contiene brani inediti acustici.
Nel 2019 ha pubblicato un nuovo EP di brani inediti, “Fiocchi di neve calda”. I brani sono frutto dell’incontro di melodie acustiche folk-rock e brevi racconti dalle tematiche prevalentemente intimiste, dove confluiscono istanze civili e sociali. In questo EP si è avvalso della collaborazione di Davide Fasulo (polistrumentista, membro de “La Metralli” e “Dueventi”) e Nicola Jannucci (chitarrista, membro dei “Lost Weekend”)
Nel 2021 ha iniziato a lavorare all’EP “L’albergo polveroso”, composto da brani dal suono alternative-rock che verranno pubblicati nel corso dello stesso anno:   «L’idea di base è stata quella di mettere insieme brani che raccontano  scorci di vita personali e sociali, anche e soprattutto attraverso metafore. Le storie si svolgono all’interno di un “albergo polveroso”, un  luogo malsano e appunto polveroso,  dove i personaggi  abitano in stanze piccole e disagevoli, girano per corridoi solitari e le finestre sono rappresentate da monitor di smartphone.»

 

Vi proponiamo i testi e i video di tre brani già pubblicati da “L’albergo polveroso”

 

UNA NUVOLA SCURA

 

La nuvola scura arrivò sotto al cielo e spense le luci

La valigia di paglia ebbe paura e si mise a dormire

Il ragazzo inciampò contro l’uomo e cadde nel fango

E il vecchio cantava: l’inverno del nostro scontento

 

La valigia di paglia cercò il ragazzo disperso

Sfumata la luce chiese aiuto alle menzogne

Fu fermo l’andare del buio e non ebbe risposte

E il vecchio cantava: l’inverno del nostro scontento

 

Scomparso tra polvere nera in un giorno di maggio

Seguendo il profumo di prati ed il cielo  argentato

Il ragazzo inciampò contro l’uomo e cadde nel fango

E il vecchio cantava: l’inverno del nostro scontento

 

Nota: “l’inverno del nostro scontento”  fa riferimento, con una personale e duplice interpretazione, sia a Riccardo III di Shakespeare, sia all’omonimo libro di John Steinbeck.

 




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MI HAI DETTO TU COME SOGNARE IL DOMANI?

 

Da qualche parte il primo istante

Da qualche parte verso occidente

Da qualche parte ma non so dove

Mi hai detto tu come sognare il domani?

 

Da qualche parte come ali di vento

O bottiglie di plastica galleggianti

Da qualche parte la tua tempesta

Mi hai detto tu come sognare il domani?

 

Cadde la neve sui piedi scalzi

Pieni di crepe come muri cadenti

Da qualche parte ma più distanti

Mi hai detto tu come sognare il domani?

 

Da qualche parte il primo istante

Come erba tenera e trasparente

Da qualche parte ma non so dove

Mi hai detto tu come sognare il domani?

 




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FIORI DI STRADA (IN ANGOLI #8)

 

Angoli otto in tenera età

Sicuri, svegli, dinamici, elevati

Guardano oltre, attenti lucidi

Alle passioni di finestre inutili

 

Angoli quattro confuse le età

Capelli bianchi ai lati dinamici

Luce di lampade, appassite, morbide

Restano ferme

 

Vivono oltre, vivono ancora

Nascono belli, diventano forti

Petali d’oro nel chiaro deserto

Fiori di strada,  fiori nel vento

 

Angoli due su fogli bianchi

Inseparabili, esausti, fragili

Come aquiloni ondeggiano

Poi come idoli cadono

 

Angolo uno, vagabondo nel tempo

Tu non lo sai, ma è sempre lì

Indispensabili, io e la mia ombra

Restiamo fermi

 

Vivono oltre, vivono ancora

Nascono belli, diventano forti

Petali d’oro nel chiaro deserto

Fiori di strada,  fiori nel vento

 




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