Risonanze di Massimo Parolini | Connessioni – Antologia di auto-aiuto poetico in tempo di lockdown

 

La parola “connessione” deriva dal latino dal latino connexio, derivazione di connexus, participio passato di connectêre,  cioè “congiungere, annodare”. Nell’ambito del diritto e dell’economia significa collegare in modo stretto (due o più cose, fatti, idee, persone, etc.), un’unione intima di oggetti  mentre nel linguaggio dell’elettronica-informatica indica il collegamento con un’apparecchiatura elettronica a una rete di comunicazione (connessione hardware, di rete, telefonica, internet, radiomobile, wireless, satellitare, remota).  In uso estensivo il termine indica l’istante esatto in cui avviene l’inizio dell’accesso ad un’app o ad  un sito. In senso metaforico-figurato, infine, rinvia ai legami, alle associazioni, combinazioni, concatenazioni, accostamenti logici.

In filosofia ricordiamo la connessione dialettica hegeliana fra soggetto e oggetto, ragione e realtà, storia della filosofia, storia umana, sviluppo dell’Assoluto-Spirito.  Nella fisica quantistica ricordiamo l’ “entanglement” (dall’ inglese, “groviglio”, “intreccio”) o correlazione (a distanza) quantistica (concetto introdotto dal fisico austriaco Erwin Schrödinger), fenomeno quantistico , non riducibile alla meccanica classica, per cui, se due particelle vengono fatte interagire all’interno di uno stesso insieme, per un certo periodo di tempo, e successivamente separate, quando si sollecita un dato valore di una delle due, in modo da modificarne lo stato, simultaneamente  si manifesta sulla seconda particella una analoga sollecitazione, senza alcun limite di distanza spaziale rispetto alla prima particella.  

Il tema è al centro anche di una recente antologia di poesie intitolata appunto Connessioni  Antologia di auto-aiuto poetico in tempo di lockdown, a cura di Gabriella Musetti e Claudia Zironi, edita da Vita Activa Nuova. Diciannove poeti che durante il lockdown del 2020 si sono ritrovati (assieme ad un’altra ventina), a partire da un’idea -parto di un errore- della poetessa Claudia Zironi, in una chat (come ci racconta lei stessa nell’ Introduzione) «nata per caso, nei primi tempi dell’emergenza sanitaria, quando un giorno ho sentito una forte oppressione nel cuore e ho sentito il bisogno di mandare un saluto a tutti gli amici o buoni conoscenti, anche a quelli con cui avevo avuto strappi relazionali, come se fosse giunto una sorta di giorno del giudizio nel quale fosse necessario essere tutti migliori e in pace tra di noi. Ho avviato nel telefono l’applicazione Whatsapp, che all’epoca usavo poco, e, invece che creare quella che ora so chiamarsi una “lista broadcast”, ho aperto una chat di gruppo con tutti i miei contatti del “mondo poetico” e anche altri amici esterni ad esso – credo che fossero coinvolte oltre 70 persone. Ho chiesto a un’amica di invitare altre persone ancora di cui non avevo il contatto diretto. Poi ho mandato un mio messaggio vocale e ho atteso le risposte. Alcuni hanno lasciato la chat senza neanche ascoltare o salutare, altri hanno risposto poi sono usciti dalla chat, altri hanno iniziato una conversazione. La chat per questi è diventata in breve un luogo di auto-aiuto dove ci si è imparati a conoscere e ci si sono scambiati notizie, interpretazioni, moduli di autocertificazione, chiacchiere, pareri. In quel contesto io ho lanciato l’idea di tenere delle letture di poesia in diretta su Facebook e le ho organizzate, per chi ha voluto aderirvi, anche se in modo molto grezzo perché eravamo solo agli inizi del percorso di digitalizzazione che più avanti ci ha reso tutti cameramen, videomaker, registi, sceneggiatori, grafici, creatori di contenuti web, social media manager… Gabriella Musetti ha lanciato l’idea di dedicare un libro all’esperienza della chat e a cosa per noi significasse essere in relazione con l’altro. Successivamente sono partiti gli aperitivi online, su idea di Daniele Barbieri. Questi progetti sono stati linfa vitale, in quel periodo, per non soccombere. Poi alcune persone hanno avuto un’accesa discussione tra loro e ho deciso di chiudere la chat, dalla quale ormai non sentivo più di trarre beneficio ma solo ansia, questa volta dopo avere imparato come farlo per davvero. Daniele Barbieri però ha raccolto il testimone e ha aperto una nuova chat con molte delle persone presenti nella precedente, me inclusa che non ero, così, più coinvolta come responsabile di ciò che accadeva ma, come tutti gli altri, come semplice fruitrice di compagnia. Alcuni della precedente mancavano: forse non erano contatti di Daniele. Altri nuovi, appena coinvolti, se ne sono andati. Lasciavo la chat con il peso di un castello di carte di ingenue certezze relazionali e di speranze, di prima del febbraio 2020, crollato. Ma credo che quanto accaduto a me, a ognuno con le  proprie specifiche modalità, sia accaduto anche a tante altre persone dotate di una certa sensibilità.

Di quel periodo resta comunque la resilienza di un progetto antologico – anche quello dopo che ha subito battute di arresto e defezioni – come se un periodo di sterilità avesse comunque potuto, con grande fatica, per non soccombere». Alla fine i diciannove autori che hanno aderito all’antologia, con cinque-sei poesie ed una breve cornice in prosa introduttiva sul tema delle connessioni, sono stati (in ordine alfabetico) Luca Ariano, Daniele Barbieri (autore anche delle fotografie), Francesca Del Moro, Leila Falà, Raffaela Fazio, Serenella Gatti Linares, Marilina Giaquinta, Loredana Magazzeni, Gabriella Musetti, Silvia Parma, Cetta Petrollo, Toni Piccini, Marinella Polidori, Valeria Raimondi, Sergio Rotino, Enea Roversi, Elisabetta Sancino, Claudia Zironi, Anna Zoli.

«La poesia si pone in ascolto, a volte prende la funzione di rimappare, ricartografare l’esistente, specie nel trauma, attraverso parole da recuperare nel presente, materiali da far circolare per rendere pubblica una esperienza che è stata fuori dell’ordinario. Una esperienza di resistenza nata per caso, portata avanti senza una reale consapevolezza della sua rilevanza, ma che ora può essere letta come luogo di riflessione, di osservazione di quanto di straordinario è accaduto. Stare vicino alla realtà è una occasione di pensiero e di indagine su ciò che accade. I conflitti e le guerre di oggi inducono a indossare altri occhiali per leggere la realtà, sono fonte di angoscia, frantumazione, siamo caduti da una situazione di precarietà e angoscia invisibile legata alla pandemia a un’altra più palese, con i carri armati e i tank che infestano i media e il mondo reale […] Che cosa è stata, in sintesi, questa operazione di incontri virtuali durata mesi, questa relazione in rete che ci ha condotti a incontrarci con una frequenza plurisettimanale? Come parlare della pandemia recente (e non finita) senza sottrarci alla nostra agenda personale di poeti e poete, alla responsabilità della visione dell’arte, alla coerenza dei percorsi individuali, senza trasformare una necessità di testimonianza in una esibizione astratta e poco interessante? Sappiamo che quello che lasciamo andare si porta via una parte della nostra storia, e fissare una storia anche in poche parole serve a dare una marcatura alla esperienza, con un chiaro effetto catartico e un non taciuto effetto di cura. Cercare di tenere insieme le tante narrazioni della esperienza trascorsa, magari attraverso parole precedenti alla stessa pandemia, ma che risuonano come congrue, possibili al momento vissuto, è stato un obiettivo di questa Antologia»: in questa analisi del senso della “messa in relazione” avvenuta fra gli scrittori nel periodo della chiusura fisica dei contatti, inserita in Postfazione da Gabriella Musetti (poetessa ed editrice di Vita Activa Nuova), si evidenzia il ruolo di farmaco del poiein, del fare, con gli altri e per gli altri, l’atto della parola che in quanto linguaggio è da sempre relazione e cura di sé e tentativo di riduzione della distanza dall’altro, dal mondo, dal mistero.

Un’esperienza positiva, dunque, di poeti e poetesse di  registro stilistico differenziato, accomunati nel desiderio di condividere un’esperienza di contatto, nel linguaggio, di fronte ad un mondo in rapida metamorfosi, arrischiante ed isolante.   Uniti, pur nelle fratture, nel dirsi e nel darsi comunitario, nel tempo in cui, oltre alla segregazione ed al nascondimento del volto dell’altro, è scomparsa una generazione che “non tornerà,/  «non è stata una guerra»/  ma una partenza improvvisa/  senza un saluto… un preavviso”. (Luca Ariano)

*

Ancora non credettero

a quel medico – o forse finsero

di non capire… non sapere.

Morì chiuso alla Vicaria

mentre per le strade la peste

li ammassò come mosche.

Arriverà quella pioggia?

Soffia l’ultima coda d’inverno

e nessuna neve – fuori tempo –

pulirà quei viali, sanerà corpi.

Dove sono quelle generazioni?

Bare accatastate

in attesa di essere bruciate

mentre pensi che quelle feste

forse non ritorneranno.

Non avrete nulla da celebrare

e ti aggrappi a quella voce

in attesa di carezzare il viso,

di scambiare uno sguardo complice

come i tuoi passi su fiori caduti.

Domani non accenderanno ciminiere

e quelle foreste non cresceranno più

come una preghiera inascoltata.

(Luca Ariano)

 

*

Non mi lasciano più sola nella casa,

 conoscono al suo interno

 i percorsi dell’amore e della morte,

 che io ripenso ovunque tutto il giorno.

 Non ho paura della casa, mi assomiglia,

 è innocente come me, è ferita.

 Ma ieri è stato bello trovare

 dietro la porta il suo sorriso,

la tisana e il disco di Nick Drake,

l’ascolto attento del dolore,

lo stesso che ripeto mille volte,

e poi lei nella stanza accanto

e la gatta insieme a me nel letto

a custodirmi un sonno dolce.

(Francesca Del Moro)

 

 

Presente storico

Ormai che tutto sembra sfilacciarsi

 consumarsi, nell’attimo stesso in cui avviene

 o proprio lì a ridosso solo cinguettando

 e ogni nefandezza si squaglia in un talk show

 ora che persino la storia sembra avere un peso diverso

 sarebbe ingrato dare ai posteri il compito di ricucire

 questo puzzle infinito, sfuggente e infinito.

 

Ci accontentiamo per ora di molto meno.

 Ci accontentiamo di questo che abbiamo creato.

(Leila Falà)

 

  

Legioni straniere

Ci raccogliemmo

 intorno al fuoco.

 E il fuoco ci svelò

 la pura percezione

 la gioia, l’indistinto.

 

Noi stessi unica fiamma

 senza più confini.

 

Ma il luogo che ci univa

 era il tempo

 il confluire

 dei passi e dei cammini.

 

Quel centro condiviso

 stringeva a sé le nostre

 diverse provenienze

 le manteneva vive.

 

Per questo

la lingua si disgiunse

nuovamente

e noi tornammo a proiettare

ombre isolate, pellegrine

– sul fianco

il marchio arroventato

dell’attraversamento.

(Raffaela Fazio)

 

 

Metafore Grossman

Così,

 come dopo un lavaggio in lavatrice

 

lo ha scritto Grossman      

 sgualciti o scoloriti

 ristretti forse se ne usciremo

 Io vorrei mi fosse spezzata la fibra che mischia

 juta a seta

vorrei che di questi cenci s’allargasse

 il foro d’ogni occhiello

 che vi passassero dentro pure i bottoni

 un po’ più grandi

 quelli che io stacco, simulando dei capi

 una qualche delicatezza

 

Troveremo metafore migliori

 perché in questa tua lavatrice

 io non ci ficco

tutta la paura

 d’un bucato che altri vorrebbero

candido e intatto

come se niente fosse stato

come se fosse tutto

ancora  pronto  da sporcare

inamidato

Nella noia, porto alle estreme

 conseguenze un gioco semplice

 senza neanche raffinarlo ulteriormente

 Ho la lingua rinsecchita e la mente

che non riesce ad immaginare

 del dopo come aggiustare la mira

 o almeno la misura

 

Io di qui porto fuori

 unicamente

 il buono, il profumo del pane e

 del bucato

 Finora avevo visto

 solamente panni stesi e  pane

“un tanto al chilo”

 in un mondo

 uniformemente accelerato

(Marinella Polidori)

 

 

Smascheramenti

Si va radenti come ombre lungo i muri,

 si fanno molli le mani nelle strette,

 pare scricchioli, si infranga sotto i piedi 

 la terra fino ad oggi calpestata.

 

Inizia il ballo, il ballo mascherato:

se resta nudo il Re i sudditi si coprono,

se pare losco l’innocuo o l’innocente

si assolve infine il reo da tutte le condanne.

 

(Prevenzione, profilassi, protocolli,

ordinanze e provvedimenti,

scorte, affari,

rapine, incette e fingimenti).

 

 Ora si complica l’analisi grammaticale,

quella logica da tempo è già confusa,

in questi tempi di smascheramenti,

 in questa tema di riconoscimenti.

 (Valeria Raimondi)

 

 

Comunione

Gli alberi hanno un suono dentro

alle dieci di mattina l’uomo si apparta

succhia i rami in esplosione

e la tela gialla dei ranuncoli trasale

quando i talloni scendono giù

fino alla cervice del suolo

l’uomo in comunione con le cose primarie

 ha la purezza della capra celeste

 prima del crimine e della notte

(Elisabetta Sancino)

 


 

Chi volesse acquistare l’Antologia  può  rivolgersi a ordini@vaneditrice.it

(Connessioni – Antologia di auto-aiuto poetico in tempo di lockdown, a cura di Gabriella Musetti e Claudia Zironi, Vita Activa Nuova, 2022)