Osservatorio poetico di Sonia Caporossi | Luigi De Rosa
Stella
Spezzata sopra specchi soli
nel piccolo senso della stanza
sospirando respiri intimi
imprecisi sorrisi sospesi
sostieni un tentativo inutile ed estremo
sperando satura di assenza
che il silenzio ti sussurri
assorbendo la sapidità delle tue tristezze.
Sorella senza sangue
santa senza sindone
il suono della sirena spinge
il suono della salvezza langue
e ti spegni.
*
Ondeggia il panno fra le mura
Ondeggia il panno fra le mura
senza ombre che lo accompagnino
confermandone il gioco;
ne stringe la pelle il cortile
ne decolora le fibre la notte insonne,
il quadro solare di una finestra
irraggiunta declama ricordi futuri.
Scorrono grida lungo le strade prossime,
traggono e ributtano mentre ondeggia.
Velo sospeso fra i buffi
anima appesa per le orecchie:
ad ogni domanda risponde con una domanda.
*
Tattoo shop
Seguirti discendendo
lungo corridoi persi, strappati da specchi
osservarti carpire baluginii, lo smalto in sbecchi
la chioma aprendo
carminio sipario a scoprire lobi
forati, mancanze in cui inserire globi,
mentre ne squadri i lati aspettarti scegliendo
al posto tuo, con idee diverse
allungarmi in atmosfere avverse
occhieggiare l’uomo che sorride scrivendo
il tuo esile corpo cultura
freddo ghiacciato cortile fra mura
su cui sta scritto vietato l’ingresso.
Luigi De Rosa (Forlì, 1994), si laurea in D.A.M.S. nel 2013, specializzandosi poi in cinema. Si avvicina al mondo della scrittura nel 2018, pubblicando la raccolta di racconti Empat in edizione limitata con la casa editrice Bookabook. A partire dall’anno successivo si concentra su racconti molto brevi, pubblicati in parte su alcune riviste indipendenti come Reader For Blind, Altri Animali, blog di Racconti edizioni, COYE, Sulla quarta corda e Crack. Alla fine dello stesso anno partecipa alla raccolta di racconti Vite sottopelle. Racconti sull’identità, pubblicata da Tuga Edizioni. Nel 2020 pubblica il suo primo romanzo, Due, con Edizioni La Gru. Contemporaneamente si dedica alla scrittura per il teatro e alla scrittura per il cinema.
Nella poesia inedita di Luigi De Rosa, pur permanendo sullo sfondo più o meno direttamente come anelito dialogico assoluto, l’altro si ritrova a farsi specchio della propria interiore alterità rispetto al mondo, in una meditazione coestensiva e avvolgente sul senso dell’attimo nel proprio puntiforme svolgersi, che viene reso anche attraverso riferimenti oggettuali: il “panno” che ondeggia nel cortile diviene così essenza simbolica della natura individuale dell’esserci, nello sciogliersi in contatto di qualsiasi bieco solipsismo; così come la poesia d’apertura, nel suo referente mediatamente femminile, assume il valore di un’ostensione sensuale dell’atto suicidario che tenta parallelamente il superamento della solitudine mortifera nel e del contatto stesso, reso attraverso un linguaggio poetico semplice e piano; mentre l’ultimo testo è una catabasi occasionale nei meandri dello studio di un tatuatore esperita attraverso l’infinito, modo verbale che rappresenta la sospensione montaliana del dire e, quindi, ne evoca l’ambiguità.
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