Spazio di Claudia Zironi | In esplorazione nel fantastico mondo delle Agenzie letterarie
Vedo tanti articoli e alti dibattiti in giro per la rete su dove va la poesia, chi sono i poeti, dove sta il problema dello scollamento del dibattito poetico dal mondo “vero”, se la poesia incida sul sociale, ecc… e mi viene da sorridere, nel mio pragmatismo di autrice che, come tutti gli autori, ritiene di avere qualcosa da dire di interessante, ma nei suoi libri, non nei commenti ai dibattiti in corso, e avrebbe la prioritaria esigenza di essere letta, da un vero pubblico, come tale.
Sinceramente, se siano meglio i poeti giovani o quelli vecchi o quelli che occultano la loro vera età, se esistano correnti contemporanee, se il muro di Berlino sia stato uno spartiacque nella produzione poetica novecentesca, se una rivista sia meglio di un’altra perché ha un nome più serio o perché è brutta e non accattivante o perché è diretta da uno importante o perché è nata due anni prima dell’altra o perché è di carta, se il Poeta nazionalpopolare possa dirsi poeta, se sia giusto che ora esista un Premio dalla connotazione commerciale e divulgativa per la poesia e se sia giusto a chi assegna il podio tale Premio, non aiuta e poco incide sulla mia attività di scrittrice.
Sono molto più turbata dal fatto che i nuovi libri – poesia o prosa che siano – che finisco di scrivere mi guardano dal cassetto chiedendomi: “e mo’? che facciamo? dove andiamo?”
Negli anni ’50 del XX secolo forse avrei intrapreso la strada romantica che ci mostrano oggi pellicole dalla declinazione eroica: avrei mandato il manoscritto, battuto a macchina in tre o quattro copie, ad altrettanti editori che nel giro di qualche settimana mi avrebbero risposto, per posta, se volevano o non volevano pagarmi per poter pubblicare il mio libro.
Oggi – oggi che ci sono più scrittori che lettori, oggi che il successo dei libri lo determina il personaggio-autore, oggi che le case editrici sono assediate e rispondono solo alla legge del profitto – invece che si fa?
Dopo avere pubblicato 8 o 9 libri di poesia e averne uno, in uscita tra qualche mese, già in corso di impaginazione, con stimabilissimi e attenti, ma piccoli, editori, mi ritrovo ora con un libro in prosa a cui lavoro da anni che si è rotto le scatole di venire rimaneggiato e ampliato e mi sta supplicando di uscire in stampa, possibilmente con un editore almeno medio che magari in qualche libreria lo faccia trovare a scaffale e che non lo renda volume di nicchia così tanto nicchia da non venire letto praticamente da nessuno che non sia mio parente o amico (ultimamente i miei parenti latitano e gli amici sono calati considerevolmente di numero quindi non ci potrei contare per farlo diventare un best-seller – ma poi questo è un serpente che si mangia la coda: forse avrei ancora parenti e amici se non avessi pubblicato libri di poesia).
Qualcuno in Facebook, quando ho affidato al suo gorgo di bit il mio dilemma, mi ha consigliato di rivolgermi a una qualche Agenzia letteraria. – Caspita! Come mai non ci avevo pensato prima?
E il giorno dopo avere ricevuto il consiglio social, reperisco nello spam una mail di pubblicità proprio di un’Agenzia letteraria, arrivata qualche minuto prima. – Che felice combinazione!
Parto dunque in esplorazione di un mondo che finora non avevo mai esplorato: il fantastico mondo delle Agenzie letterarie.
Intanto noto subito che non vogliono avere rapporti con i poeti e la poesia. Sì, proprio così, in tutti i siti che ho esaminato si esplicita già nella home page che non si prendono in considerazione libri di poesia. Il poeta (razza infestante e fastidiosa) si deve arrangiare. Che tristezza sentirsi un paria, un letterato di classe B, un condannato alla nascita all’insuccesso!
Ma non mi perdo d’animo e ricordo a me stessa che sto cercando un agente per un libro di prosa e non di poesia: in questo momento, di diritto, faccio parte del Gotha dei letterati di serie A!
A questo punto noto nei siti delle Agenzie letterarie che, tra i servizi offerti, non si propone mai la ricerca di un editore, cosa che nella mia ingenuità credevo l’attività principale di tali enti.
Ci sono in bella vista cataloghi di autori e di pubblicazioni colorate, che ti invogliano con una tacita promessa, di diversi generi, letterari e non, con vari editori, di molti dei quali non ho mai sentito il nome e dunque probabilmente facenti parte del segmento dei piccoli editori o di quello dei superspecializzati, e liste di servizi a pagamento: valutazione delle prime pagine, valutazione di tre capitoli, valutazione dell’intero manoscritto, editing, mentoring, ecc… il tutto con preziario commisurato a peso e velocità, cioè più veloce vuoi il servizio e più pagine sottoponi, più paghi (un po’ come per i giga della telefonia mobile o per i traslochi o per il lavasecco e la stireria…). Poi ci sono i siti che, in angoli nascosti, pietosamente indicano un indirizzo mail al quale i poveracci possono mandare manoscritti gratuitamente per la valutazione, ma che non differiscono nelle regole da tutti i grandi editori: “ti chiamiamo noi, ma se entro il tempo eterno di sei mesi non ci senti puoi ritenerti ufficialmente cassato”. E tu sai benissimo che non riceverai mai alcuna risposta da questi, come non l’hai mai ricevuta da nessuno degli editori a cui hai mandato in passato manoscritti nello stesso modo.
Chissà com’è grande e dove si trova il triste cimitero dei manoscritti inviati e mai letti, dove giacciono abbandonate parole a miliardi, scaturite da penne speranzose e fantasiose? Chissà dove stanno insieme a farsi triste compagnia le novelle della parrucchiera sotto casa con le opere corpose di novelli Proust?
Tornando a noi, dunque la trafila è chiara: all’Agenzia letteraria tu richiedi un servizio a pagamento – non a buon mercato – che consiste in lettura e ricezione di un giudizio al quale seguirà la proposta, ovviamente, di un servizio di editing a pagamento per rendere l’opera mainstreammabile (e addio di nuovo a Proust).
Come dicevamo sopra, accennando ai servizi che si trovano nei loro siti, alcune Agenzie propongono perfino il mentoring a monte (una volta si chiamava ghostwriting ma così è più etico e preserva l’illusione per l’autore di essere davvero l’autore), o magari corsi per imparare a scrivere, visto l’analfabetismo funzionale di ritorno di cui soffrono molti aspiranti autori della propria autobiografia di impareggiabili mediocri, da regalare ai parenti (loro che non scrivono poesia ce li hanno ancora i parenti) per Natale, o corsi per stimolare la creatività, visto che gli stessi aspiranti autori, oltre a non saper scrivere, non hanno neppure buone idee.
Poi, fatti valutazione ed editing (sempre che non si venga da un mentoring)… che succede?
A coronamento del percorso, l’Agenzia ti troverà un editore in cambio di una percentuale sulle vendite – cosa che sarebbe normale e che ti garantirebbe di essere seguito anche dopo l’uscita del libro in termini di marketing – o ti chiederà denaro anche per quello?
E l’editore sarà un Mondadori o un Gino Scapuzzi di Torresottacqua provincia di FR che produce 10 libri all’anno, di cui 5 di ricette di cucina regionale?
O magari non ti aiuterà affatto in quello che sarebbe il tuo bisogno primario (pubblicare con un contratto serio e con garanzie di distribuzione dell’opera)?
Se vuoi provare a saperlo, puoi cercare la risposta nelle FAQ del sito poi, non trovandola, prenotare un colloquio con l’agente, naturalmente a pagamento.
Se vi ho strappato un amaro sorriso e ora volete approfondire la questione più seriamente, vi consiglio questo articolo di Giulio Milani del 2019 apparso su Minima et moralia https://www.minimaetmoralia.it/wp/approfondimenti/gli-agenti-letterari/
13/10/2023 alle 08:13
Potrei sottoscrivere ogni parola del tuo pezzo, sottoscriverei anche il tono. Anche io ho un lavoro in prosa, però è per bambini, che vorrei vedere pubblicato e, soprattutto, vorrei vedere nella vetrina delle librerie. Anch’io ho un agente che dopo molti consigli, condivisi e applicati con mia soddisfazione (sono molto contento del risultato finale) mi ha detto “sarà difficile ma ci provo”. E da mesi aspetto, intanto con i piccoli ma stimabilissimi editori pubblico poesia che leggeranno quattro gatti. Grazie, sorridere di prima mattina mette bene 🙏☺️
13/10/2023 alle 08:40
Buongiorno Ugo, grazie per il tuo passaggio e per la testimonianza. Sono felice di averti fatto sorridere, mi piace girare sul piano ironico i problemi che affliggono la letteratura italiana. Questo e’ uno dei tanti e scaturisce dalla comune matrice dello sfruttamento dell’autore. Un caro saluto e tanti auguri per il tuo libro per bambini
13/10/2023 alle 08:58
Buona giornata gentile Claudia 👏
13/10/2023 alle 08:59
Doveva essere un sorriso più che un applauso 😁
13/10/2023 alle 10:41
Aimè, Claudia hai evidenziato una triste realtà. Ma il discorso è molto, molto complesso perchè lo stravolgimento della nostra società, l’abbrutimento culturale di massa, la modifica radicale della metodologia di comunicazione lascia poco spazio a speranze per i nostri libri. Dovremmo creare libri cibernetici che si aprono lanciando immagini e suoni con attori gesticolandi e cerati. Il grande dramma è lo smarrimento della “parola”. Non conosco per esperienza personale le agenzie letterarie ma conosco persone che si sono avvalse del loro servizio per ottenere recensioni, articoli su giornali, qualche premio, inviti a trasmissioni televisive e in alcuni casi anche la pubblicazione con grandi case edititrici. Tutto dipende dal prezzo che si paga. Non so il valore del libro che importanza abbia in tutto questo. Però voglio anche parlare da sognatrice quale sono: io credo nella “parola”, credo nel potere immenso di un libro e penso che anche un solo lettore possa fare la differenza. Un abbraccio.
13/10/2023 alle 10:47
Cara Cinzia, grazie per questo tuo commento. E’ vero che l’ironia a volte banalizza la complessita’ e tu fai bene ad evidenziare che ci troviamo di fronte a un problema ampio che riguarda l’intera societa’ e l’intera produzione letteraria. Sono felice che tu conservi speranza nella parola e che abbia sogni, io purtroppo sempre meno. Un abbraccio affettuoso
13/10/2023 alle 10:50
Molto interessante, Claudia, fotografa bene la situazione. Ma e’ tutto il mondo dell’editoria che sta radicalmwnte mutando, e molto velocemente, verso concentrazioni sempre piu’ marcate di produzione e di distribuzione, per non parlare degli ‘eventi’, dai Festival agli Incontri…
Fare editoria in ‘altri modi’ oggi e’ sempre piu’ difficile.
13/10/2023 alle 11:03
Buongiorno cara Gabriella. Si’, evidenzi giustamente il punto di vista del piccolo editore, che pure ho chiamato in causa in questo mio articolo, perche’ il problema non e’ originato dalle agenzie ma dall’intera filiera di cui l’Agenzia fa parte, avendo come unico scopo, nella societa’ capitalista, il profitto. E poco importa se l’Italia non e’ piu’ in grado di produrre un Nobel o meglio se il Nobel resta nascosto alla vista dei piu’ nel catalogo di una Nuova Vita Activa o di un Arcipelago Itaca o di un qudulibri che fanno del loro meglio ma non riescono a contrastare la potenza di fuoco della grande e spesso mediocre editoria che sceglie i libri in base alla loro vendibilita’… lessi tempo fa un bel librino del fisico Fritjof Capra, “Crescita qualitativa” che proponeva di sostituire il PIL con un nuovo indice basato sulla cultura, sul benessere intellettuale e su altri alti valori umani. Pare una proposta estrema ma sto imparando che solo guardando la realta’ da punti estremi si possono vedere le vie d’uscita. Grazie per essere passata. Un abbraccio resistente
11/02/2024 alle 09:20
Il grande Fritjof Capra, quello che ha scritto ” il Tao della Fisica” ! Piu` che un fisico sarei propenso a definirlo un grande umanista .
13/10/2023 alle 12:07
Ciao, Claudia, io non ho esperienze a questi livelli, per cui non entro nei temi affrontati, li conosco più per sentito dire, quindi non li conosco. Trovo interessante questo tuo articolo.
Saluti
13/10/2023 alle 12:11
Ciao Isa, grazie pe ril tuo passaggio e per avere lasciato un commento. Un caro saluto
13/10/2023 alle 12:11
Sempre puntuale con il tuo umorismo e la tua sagacia. Un riso amaro, ovviamente. Abbiamo bisogno di persone come te che smascherano queste situazioni allucinanti.
Grazie.
13/10/2023 alle 15:07
Grazie Serena cara per il passaggio e il commento di sostegno. Un grande abbraccio
13/10/2023 alle 12:15
Cara, tocchi tasti dolenti che schiacciamo noi, la stirpe scomoda e derisa dei poeti. Lo fai con una schiettezza disarmante, con una verità che fa male perché non si nasconde e non si ambigua. Il quadro del dopo scrittura libro è desolante e spesso agli editori maggiori si arriva solo tramite conoscenza. Sembra che la buona poesia in Italia non interessi più a nessuno. Non arrendiamoci al sistema, ma restiamo unite per cambiarlo!
13/10/2023 alle 15:09
Certo, proviamo a resistere come si puo’. Grazie Monia! Un caro saluto
13/10/2023 alle 13:48
Cara Claudia, non ti meraviglierei se ti confermo la mia condivisione, sapendo e avendo pubblicato miei testi.
Un abbraccio
Adam
13/10/2023 alle 15:08
Grazie caro Adam. Un abbraccio
13/10/2023 alle 19:20
Tutto torna nel panorama che hai delineato. Aggiungo che se per la poesia trovi ancora editori piccoli ma pieni di passione disponibili a tentare co te, per la prosa no. Non è contemplato il “rischio d’impresa”, ti pubblicano solo se sanno che avranno un ritorno o un pareggio economico. E inutile dirlo, non ti promuovono. Sono davvero rarissime le eccezioni.
13/10/2023 alle 20:35
Ciao cara, ecco, hai aggiunto la ciliegina sulla torta… grazie per il passaggio e il commento, un grande abbraccio
14/10/2023 alle 18:44
cara Claudia, conosco cioò che dici, ne abbiamo discusso altre volte con esiti non sempre felici. Personalmente ho appena ricevuto tre rifiuti a premi di poesia inedita di buon livello, e l’editore del mio precedente lavoro ha letto la mia raccolta inedita e l’ha cassata, educatamente ma è così. L’ho appena ringraziato, com molta serenità e credo che abbia ragione nel dare un giudizio negativo. Poichè non ho alcuna speranza di entrare nel novero dei poeti che contano, mi accontenterò di face book e i soliti amici diranno ” bravo “. E’ questo il vantaggio di invecchiare. Spero davvero per te che tu ce la faccia. Ti saluto con stima e amicizia immutata,. ah dimenticavo non manderò la raccolta al premio di Versante perchè non sarebbe serio, mi conoscete in tanti e perciò rinuncio. ciao
16/10/2023 alle 17:09
Ciao Luigi, grazie per la lettura dell’articolo e per il tuo amichevole commento. Mi dispiace per i rifiuti da te subiti, a volte cio’ che non va bene per un editore puo’ andare bene per un altro quindi non demordere. Noi poeti dobbiamo farci da soli da agenzia letteraria. In quanto al premio VR: non c’e’ una sezione per raccolte inedite e le sezioni che prevedono l’anonimato sono completamente “criptate” in modo che i giurati non abbiano assolutamente idea di chi stanno leggendo. Se dovessi avere voglia di partecipare non ti fare scrupoli di sorta. Abbracci.
15/11/2023 alle 09:29
Bene. L’ennesima conferma che l’ambiente ufficiale è marcio, perché marcia è la società in cui ci troviamo. Quindi che si fa? Ci rassegniamo e ci mettiamo a marcire pure noi, o…
Io, da poeta, mi arrangio col mio indirizzario privato e con le poche presentazioni alle quali riesco ad avere accesso. Qualche volta ho pubblicato con editori “veri”, che un po’ di promozione la fecero; ma si tratta anche di editori (“La Linea dell’Equatore”) che distribuiscono le copie direttamente a un loro circuito: un po’ quello che faccio io, ma un pelino più in grande. Per il resto, autopubblico con YCP: che nell’arco di un decennio qualche copia cartacea me l’ha pure venduta, anche se stiamo parlando di una piataforma di stampa online, non certo di un’editore.
E poi c’è un sito – http://www.larecherche.it – che ha un paio di miei titoli nel catalogo elettronico; e là, se non altro, le “aperture” si avvicinano al migliaio.
Per i due romanzi son passato per altrettanti editori: nel primo caso ci fu un po’ di promozione, adeguata alle dimensione dell’editore stesso. Nel secondo (l’anno scorso), promozione zero; presumo per il contenuto disturbante, che non rende simpatici agli assessori alla cultura che l’editore medesimo frequenta.
Quindi torniamo alla domanda iniziale: lamenti sui social a parte, che facciamo?
15/11/2023 alle 10:00
Caro Alberto, grazie per avere condiviso la tua esperienza. Purtroppo nel mio articolo io stessa ho fornito testimonianza su una situazione che ho incontrato ma non ho risposte per la tua domanda. Che facciamo? Non lo so davvero. Forse si potrebbe organizzare una pragmatica tavola rotonda allargata per raccogliere idee. Un abbraccio
15/11/2023 alle 20:37
Ormai questa società non si cambia: si sostituisce.
Così per tutte le sue componenti, inclusa quella culturale: qualsiasi proposta alternativa al sistema dei buffet, delle foto con gli assessori, delle parrochiette autoreferenziali, va bene.
Mailing list, print on demand, gruppi aperti alle presentazioni (con obbligo di acquisto), anche a scala familiare…
Bisogna prendere atto che un mercato “virtuoso” non esiste più, ammesso che sia mai esistito. Quindi bisogna ricrearlo, partendo dalle persone che sono davvero interessate; e che per la poesia saranno inevitabilmente poche, almeno all’inizio.
Però, siccome si deve ripartire da zero, questo non è un problema.
15/11/2023 alle 15:36
Cara Claudia,
Sorrido anche io con amarezza al ritratto che hai fatto di dove sta andando in genere la ‘letteratura’ in Italia e delle legittime frustrazioni che seguono quasi sempre gli sforzi immani che, come autrici ed autori (seppur di nicchia) facciamo per tirare fuori da quel torpore (chiamamolo così) in cui tutti e tutte le responsabili della catena ‘culturale’ – che avrebbero dovuto incentivarci, sostenerci,etc.,etc.- sono cadute ormai da decenni.
Certo la realtà è complessa ma gli intrighi economici che l’accerchiano molto chiari: il profitto va al primo posto, indipendentemente dal valore o dalla ricaduta dell’opera sulla maggioranza di persone che leggono poco e che per lo più non trovano forti motivazioni per farlo. E come si potrebbero passare ore a leggere con il ritmo e le pressioni performative che la società capitalistica (non possiamo dimenticarlo) ha imposto a noi tutti e tutte? La giornata di ognuna ed ognuno è scandita dal tempo del lavoro (per chi lo ha e per chi lo cerca), sempre più opprimente, e dalla gestione frenetica del tempo restante. Ma sarà solo questo il problema? Forse. Certo non aiuta per nulla il dato che gli eletti negli scranni per gestire questo paese non hanno molto piacere nella lettura essi stessi ( per lo meno da quello che dicono questo io lo percepisco, potrei anche sbagliarmi) ma probabilmente ne capiscono il valore dirompente che essa potrebbe avere se avesse lo spazio ed il tempo che merita. Meglio limitarla quindi e farla entrare nel carrozzone dello spettacolo perchè, (questo sì lo hanno letto ed imparato bene) i sudditi belanti sono più facili da accontentare. l neuroni a specchio fanno poi la loro parte in questo sistema in cui si è lasciato poco spazio alla crescita umana in ogni settore.
Ci sarebbe molto altro da dire e molte cose tu le hai dette ed anche i commenti le hanno evidenziate. Tuttavia, sento anche io che ‘il che fare’, che ogni tanto ci ridomandiamo, è pressante e merita comunque un tentativo di risposta. Non ho verità o soluzioni. Son però sempre più convinta che, al di là delle analisi (che certo aiutano) forse dovremmo un pò alla volta coltivare l’idea di abbandonare la ‘strada maestra’ imposta dalle corporazioni editoriali e culturali e coltivare la ‘nostra’ – come VR sta facendo, per esempio. Basterebbe, mi chiedo? Non so. Ben venga anche la tavola rotonda ma penso che forse bisognerebbe pensare ad una rete che metta tutte queste esperienze (che comunque dentro e fuori i social ci sono) assieme; le unisca, le rafforzi, si faccia in qualche modo testimone e storia. Il divide et impera gioca un ruolo cruciale anche nel nostro settore ed è molto incoraggiato. Sento di riviste, blogs e quant’altro che nascono come funghi nei social – a chi giova tutto questo proliferare? Anche tra i pochi piccoli editori ‘di nicchia’ la competizione è alta, mi par di capire.
Sorreggerci a vicenda, leggerci e diffonderci a vicenda, proteggerci, quindi, forse non è coltivare l’impossibile; è quello che ancora possiamo fare visto che non abbiamo l’economia dalla nostra parte.
Io non sono attiva nei social e forse ciò che dico si sta già facendo, non saprei. Quello che posso dire, per esperienza diretta è che fuori dall’Italia, qualcosa si sta muovendo in questo senso; la rete internazionale del POP (Poets of the Planet) per esempio, sta lavorando seguendo questa linea, mettendosi assieme da paesi differenti, ognuno ed ognuna con la propria specificità, con la voglia di condividere, contaminarsi e soprattutto con la consapevolezza di far crescere la nostra umanità. Ed è l’umanità che ancora ci alberga (per fortuna) la cosa più importante e preziosa, penso, che ci distingue di sicuro dai cannibali delle catene editoriali (agenzie letterarie incluse ovviamente). A chi giova anche questo, non saprei, ma io lo trovo rassicurante e stimolante, comunque.
Abbracci e Grazie
anna
17/11/2023 alle 02:03
Tutto maledettamente vero e per fortuna ci è rimasta l’autoironia,. Per la mia prossima pubblicazione io avrei pensato a un buono pizza inserito nell’aletta, spendibile entro i primi sei mesi dall’acquisto del libro (narrativa); per la pubblicazione della silloge poetica aggiungerei la Citrosodina per digerire meglio la lettura e magari i parenti torneranno a invitarmi a cena.
Tornando seri alla fine mi dico che le pubblicazioni, attualmente, sono un atto di generosità, un po’ come spezzare quel po’ di pane che abbiamo e condividerlo con chi sente “un leggero languorino”. In fondo l’immenso Seneca affermava “se mi fosse stato concesso il sapere con la limitazione di tenerlo chiuso in me, senza poterlo diffondere, lo avrei certamente rifiutato”… non sono certo Seneca ma mi garba il concetto.
Grazie Claudia per questa piacevole condivisione che rende meno amara la sua esatta e onesta considerazione
18/11/2023 alle 09:09
Seneca aveva ragione, ma non scordiamoci anche il motto evangelico “Non date perle ai porci”.
In altre parole accettare la realtà, che il sapere non è per tutti: come ogni cosa che va acquisita, a monte c’è una scelta da compiere; e se uno preferisce Bruno Vespa e i programmi televisivi per guardoni, chi siamo noi per tormentarlo, insistendo che al mondo c’è dell’altro? Si fanno un paio di tentativi, se proprio si vuol salvarsi la coscienza, poi si cercano altri destinatari.
Continuando con le altre parole, il pubblico ormai dobbiamo cercarcelo noi; e anche di questo sarà il caso difarcene una ragione. Si ricorda quella regola che si erano dati i 5S (quando volevano farsi passare per una forza politica seria), di esser loro a scegliere i giornalisti ai quali rispondere? Stessa cosa.
E tra parentesi l’idea del buono pizza è una simpatica provocazione, ma in fondo neanche tanto; neanche tanto provocazione, intendo: quand’ero nel giro dell’Arte Postale dicevo che se qualcuno voleva invitarci a casa sua, per una micro-mostra o la presentazione di un libro, con la promessa che un po’ degli invitati avrebbero comprato il libro e come pagamento una cena piacevole, quella era la strada.
Ovvio che su di essa non venni mai seguito: ma le assicuro che l’esempio dei cari salotti del XVIII e XIX secolo sarà l’esempio da seguire, se si vuole ricostruire un po’ di giro specie in ambito poetico. E beninteso parlo di “salotti 3D”, non certo di presentazioni virtuali.
11/02/2024 alle 09:48
Ciao Claudia,
mi permetto di darti del tu perche` ci siamo presentati 3 mesi fa. Condivido ogni parola che hai scritto e anche ognuna dei tanti commenti che hai ricevuto. Siccome la mia impronta e` prevalentemente razionale, anche se non razionalistica, mi chiedo: esiste forse qualche ambito artistico, musicale o figurativo o dello spettacolo, che non risponda alle leggi della mercificazione ? Qualcuno emerge comunque, ma e` vero che tanti finiscono nel dimenticatoio; ti sei chiesta dove finiscono tante opere meritevoli che non hanno avuto fortuna, ebbene avrei un risposta: dalle mie ricerche personali di astrofisica ho dedotto che e` errata la visione di Ariosto, secondo cui sulla faccia scura della Luna giacciono le cose perdute; ho appurato invece che essa accoglie tutto cio` che e` stato creato, pensato, desiderato, e che non ha avuto compimento o riconoscimento; ovviamente e` pieno di libri li`, in tutte le lingue.
Tornando seri, si pone infine un tema filosofico sulla collocazzione dell’arte nella societa`; sarebbe facile incolpare il liberismo esaperato, la sete inestinguibile di denaro che contraddistingue il nostro periodo storico; mi chiedo , pero`, c’e` stata mai un’epoca in cui l’arte sia stata accolta e gratificata senza compromessi ? Grandi geni come Michelangelo o Mozart hanno spesso dovuto piegarsi alle regole del mercato , o del mecenatismo. La mia opinione personale, del tutto discutibile, e` che per l’arte, cosi` come per lo sport e la politica, si debba distinguere fra il professionista e chi esercita a tempo perso; quest’ultimo ha indubbiamente meno chances di lasciare un’impronta nella Storia, ma guadagna tantissimo in liberta`, specialmente se e` facoltoso; il professionista ha davanti a se` un percorso irto di difficolta` e incognite, spesso necessita una grande fede per farvi fronte, oltre a una certa dose di fortuna.