Osservatorio Poetico | Adriano Cataldo
La gestione del troppo
La gestione del troppo è fatta
per sottrazione, per cura
dei bordi del baratro
per sguardi distolti dal dito,
per rito consueto.
Si dice rifiuto quel modo
che hanno le mani, gli occhi
di dire dell’altro
di ridere in forma di spasmo.
Rotule molli,
le degradazioni vistose del chiasmo.
*
Le due opzioni sul tavolo
Sul tavolo l’agenda
il fine settimana:
in pagina due giorni.
Gli angoli dei giorni
risvolti del da farsi
assente del presente.
E tenue, nel presente
qualcosa ognuno tira
a sé per dire noi.
L’applauso che succede
bare, portate in spalla.
*
Impura quest’aria, non solo il maggio
Impura quest’aria, non solo il maggio
s’incarna in cibaria, scartata avvolta
(sarebbe miraggio di occhi in penuria).
S’incarna più ampio il rito, lo scempio
stato civile che lede a distanza
milite noto, perituro esempio.
(Inediti)
Adriano Cataldo, originario del Cilento, è nato nel 1985 in un paese che non esiste più: la Repubblica Federale Tedesca. Dal 2008 ha iniziato a pubblicare su blog, riviste e collettanee di poesia contemporanea. Ha pubblicato una raccolta (Liste Bloccate, 2018) e due autoproduzioni (Amore, morte e altre cose compostabili, 2019; Come poter dire alla fine, 2020). Organizza reading ed eventi di promozione della poesia in Trentino e Campania, partecipando alle attività del Trento Poetry Slam e dell’Università Popolare del Cilento. Ha creato il movimento Breveintonso, di cui ha curato la pubblicazione della raccolta Poesie il cui titolo è più lungo della poesia stessa (2017). È stato tra gli autori de La Trento che vorrei (Helvetia, 2019). Cura la rubrica radiofonica Il pubblico della poesia su Sanbaradio ed è membro della redazione del blog letterario Poesia del nostro tempo. Ha ideato il progetto di poesia e musica Electro Montale. Vive a Trento.
Nel continuo spostamento metaforico del senso in altro e in un accorto gioco di enjambement che coadiuvano tale scarto si risolve il dettato comunicativo di questi tre inediti di Adriano Cataldo. I primi due, in particolare, decostruiscono l’io residuale annegandolo nella quotidianità dei gesti e delle abitudini vissute in uno straniamento distaccato. Il terzo testo evoca la situazione civile e sociale attuale decostruendola tramite un accorto citazionismo anch’esso soggetto a shifting di significato; vi si riconosce infatti il pasoliniano “non è di maggio quest’impura aria” delle Ceneri di Gramsci. Nella sua recente produzione poetica, l’interesse di Cataldo sembra spesso volto alla scomposizione e alla decontestualizzazione di ammiccamenti sottesi e/o taciuti come modus privilegiato per operare un peculiare trespassing, ben oltre il semplice omaggio, verso l’autonomia del significato e il rinnovamento del proprio nesso col significante.
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