Migliaia di chilometri, migliaia d’anni
Quando si riorganizza una libreria a lungo trascurata, i libri finiscono spessissimo spaesati e ammonticchiati e nella confusione si creano associazioni casuali che danzano nella polvere, come questa di due poesie separate da migliaia di chilometri e migliaia di anni, tra il Carme 101 di Catullo e F.W Paine Ltd. Bryson House, Horace Road. Kingston dalla raccolta di Michael Faber, Undying – A Love Story. Nello spazio enorme tra la Troade del 56 a.C. e il Regno Unito del 2016 d.C.
Si tratta del commiato estremo a due persone defunte: il fratello di Catullo, la moglie di Faber e su come dire addio ad una persona amata.
Il poeta latino tornando da un viaggio in Bitinia nella primavera del 56 a.c. si reca alla tomba del fratello nella Troade per rendergli un estremo omaggio. Poco si sa del fratello, nemmeno il nome, più giovane sicuramente, ma niente altro.
Multas per gentes et multa per aequora vectus
advenio has miseras, frater, ad inferias,
ut te postremo donarem munere mortis
et mutam nequiquam alloquerer cinerem,
quandoquidem fortuna mihi tete abstulit ipsum,
heu miser indigne frater adempte mihi.
Nunc tamen interea haec prisco quae more parentum
tradita sunt tristi munere ad inferias,
accipe fraterno multum manantia fletu,
atque in perpetuum, frate, ave atque vale.
Attraverso tanti popoli e così tanti mari
giungo, fratello, a questo doloroso sacrificio
per offrirti il dono ultimo dei morti
e parlare invano alle tue mute ceneri,
poiché la sorte ti ha strappato via da me,
infelice fratello, che non meritavi questo.
Ora, come era usanza tra i nostri avi,
consegnàti come offerta per il rito
e bagnàti dal mio fraterno pianto, ricevi i doni,
e in eterno, fratello mio, addio, addio per sempre.
(trad. di Sandro Pecchiari)
A differenza di altri Carmi, soffusi di dolore e sofferenza, il 101 suggerisce una stanchezza che si amplia fino a farsi espressione dell’inutilità di ogni rito. Le parole del poeta non giungeranno all’ascolto delle ceneri mute del defunto e il poeta non ne trarrà consolazione. Così il dolore per la perdita si chiude in un addio doloroso e definitivo.
L’epigramma funebre di Catullo attraversa i secoli e si rinverdisce in Ugo Foscolo, In morte del fratello Giovanni, dove però l’esilio gli rende impossibile la visita al “cenere muto”. E in Carducci per il fratello suicida, in Brecht che con la morte del fratello sepolto in una tomba anonima denuncia la follia del nazismo, in Pasolini dove la tomba è in un “sito estraneo”, in Giorgio Caproni per il fratello Pier Francesco.
Ma la poesia che si è accostata a questo carme nel riordino indifferibile degli scaffali della mia libreria è quella scritta per la moglie di Michael Faber, morta di cancro nel 2014, contenuta nella raccolta Undying di due anni più tardi. Una poesia che si interroga sulla natura dell’addio e su come gestire il periodo immediatamente dopo. Mentre Catullo lascerà per sempre il fratello in quella provincia lontana, il più contemporaneo Faber ha potuto seguire l’avanzare della malattia che ne ha modificato il comportamento fino a farlo diventare testimone. Può parlare, a differenza di una morte ormai conclusa e non vissuta, ma davanti ad una tomba in un luogo preciso, anche se remoto, come quella del fratello di Catullo, dello spaesamento di avere tra le mani non i doni funerei, ma solo un bigliettino con le coordinate in un posto che non conosce e che non riesce a immaginare.
Sembriamo più spersi noi, come abitanti della contemporaneità, davanti ad una perdita, rispetto ad una ritualità precisa, rassicurante anche se inutile, descritta da Catullo.
F.W Paine Ltd. Bryson House, Horace Road. Kingston
This is the way it is:
we’ll spend the night apart.
I have your new address
on a printed card
but I don’t know this city well enough
to picture where you’re sleeping.
Besides, it’s over now.
I’m surplus to requirements
You are with others of your kind
and I, at last, am absent from your mind.
There are so many people I should tell
that you have left me.
A challenge for another day.
How warm it is! It has become July.
I look up as I walk, and in the sky
I see the first of all the moons
we will not share.
F.W. Paine Ltd, Bryson House, Horace Road, Kingston
Le cose stanno così:
passeremo la notte separati.
Il tuo nuovo indirizzo
stampato su un bigliettino
ma non conosco la città così bene
da immaginarmi il posto dove dormi.
Inoltre, è tutto finito ormai.
Non ti servo proprio più
Sei con altri che ti sono simili
e io, alfine, non sono più nella tua mente.
Così tante le persone a cui dovrei dire
che mi hai lasciato.
Una sfida per un altro giorno.
Come fa caldo! È luglio ormai.
Alzo gli occhi mentre cammino e su nel cielo
vedo la prima di tutte quelle lune
che non condivideremo.
(trad. di Sandro Pecchiari)
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