“Crìa, dramaturg, crìa!” Ismael Ivo, di Serena Piccoli
La coreografia è un pensiero interiore.
Ciao Serena, hai saputo di Ismael?
Mi scrive ad aprile, dopo che non ci sentivamo da qualche mese, l’amica Elisa Schiavon, danzatrice e naturalista di lunga e ricca carriera, che dal 2011 realizza progetti in dialogo tra danza e scienze naturali per scuole, musei e festival. Quando ci eravamo conosciute anni fa nella nostra città natale, Padova, subito dopo i convenevoli del caso, mi fece un gran sorriso e disse: “So che hai lavorato con Ismael. Quanto forte è?”. Da quel momento tutte le volte che ci incontriamo ricordiamo con gioia le nostre esperienze artistiche con lui.
Ismael Ivo, grande ballerino e coreografo brasiliano, è stato – tra le tante cose – direttore della Biennale Danza di Venezia dal 2005 al 2012, ed è proprio lì che ho avuto la fortuna di lavorare con lui. Cosa c’entra – direte voi che mi conoscete – Serena, che balla come un pinguino addormentato, con un maestro della danza mondiale?
Andiamo per ordine.
Nel 1984, insieme al direttore artistico Karl Regensburger fonda il Festival di danza contemporanea ImPulsTanz a Vienna, uno dei più importanti in Europa. Proprio lì, Elisa ha modo di lavorare con Ismael: “Non dimenticherò mai l’atmosfera meravigliosa del Festival Impuls Tanz, dove ti può capitare di frequentare corsi assieme a super danzatori che sono là, come te, per imparare! A Vienna ho studiato con lui, in una delle sue affollatissime lezioni con danzatori da tutto il mondo. Insieme ripetevamo i movimenti carichi di potenza espressiva da lui proposti, accompagnati dal pianista che suonava, ad esempio, Fur Alina di Arvo Part. Un’esperienza indimenticabile. A Venezia, quando era stato nominato direttore, aveva ricreato quell’atmosfera meravigliosa dell’Impuls Tanz. Ho avuto modo di conoscerlo ancora meglio frequentando i workshop e gli eventi organizzati da Biennale Danza nell’edizione del 2012 da lui diretta, una delle più belle che io ricordi: in cartellone nomi stellari della danza nazionale e internazionale (Sylvie Guillem, The Forsythe Company, Wim Wanderkeybus, Cristiana Morganti), laboratori e conferenze aperte a tutti, performance in giro per la città. Un’edizione di altissima qualità e allo stesso tempo partecipata, accogliente e spontaneamente inclusiva, perché ad unire il tutto era l’amore per la danza in ogni sua forma.”
E con Biennale Danza entro in scena io, ma non per ballare, ovviamente.
Da gennaio a marzo 2011 ero stata scelta – assieme ad altri 6 tra colleghe e colleghi del corso di Laurea Magistrale in Scienze del Teatro dello IUAV di Venezia – per partecipare alla creazione di Moving the City, progetto/performance dell’Arsenale della Danza della Biennale in collaborazione con Choreographic Collision e DanzaVenezia. I luoghi delle performance erano i vaporetti e le aree limitrofe: imbarcaderi, campielli, scalinate delle chiese.
Il gruppo universitario era stato scelto ad hoc: 3 drammaturghi (tra cui io), ognuno da affiancare a 2 coreografi professionisti per dare loro spunti sulla storia da creare e poi trasformare in danza, 4 costumiste\scenografe che aiutassero sia con idee sia con la realizzazione materiale di costumi ed elementi scenici. La mattina seguivamo le lezioni all’Università, e ogni pomeriggio lavoravamo all’Arsenale con tanti coreografi e ballerini da tutto il mondo, di lingue, estrazioni, età e culture diverse.
Il propulsore di tutto questo era lui, Ismael, amato e temuto. Tutti avevamo grande ammirazione per lui, e chi era lì, era venuto per imparare, migliorarsi, carpire nuove tecniche, affinarne altre. A differenza di altri artisti che dopo il primo o secondo intervento spariscono e non li si vede più fino alla fine del progetto, Ismael era sempre in sede e seguiva tutti i gruppi di lavoro con assidua frequenza.
Ciò che più amavo erano i suoi interventi al Teatro dell’Arsenale: noi tutti – gruppo universitario, coreografi e ballerini – eravamo seduti in platea. Buio in sala. Lui entrava sul palco vestito di bianco e di eleganza innata, e – in un’ora – ci illustrava i futuri passi da fare per arrivare alla messinscena finale, le cose da migliorare, quelle da tenere. La cosa bella era che lo faceva dandoci esempi di danza e aneddoti su altri grandi artisti con cui aveva collaborato. Lezioni di suoi maestri, lezioni imparate nell’osservare altri affrontare le difficoltà.
“Quando Pina Bausch doveva interpretare un fiore, lei non faceva così e così (mimava passi di danza di un goffo fiore che si apre al sole), questo è banale! Banale! (La sua voce forte e chiara echeggiava nel buio della sala teatrale). Siete alla Biennale Danza, non all’asilo di Cannaregio! (Il suo umorismo, altra caratteristica che ho sempre amato di lui). La coreografia è un pensiero interiore. Pina non faceva il fiore. Pina ERA QUEL fiore!”.
E dopo aver sottolineato con la voce e l’intonazione quelle parole, di solito si fermava e ci guardava. Nessuno di noi fiatava, perché le sue parole erano sempre chiare, giuste e incisive. Gli altri momenti clou a cui spesso penso – e che sono sempre stati di aiuto nella mia formazione e produzione artistica – erano i giorni della valutazione del progresso fatto sino ad allora. Ad uno ad uno sfilavano sul palco i gruppi, ognuno con coreografo, ballerini, drammaturgo e costumista, per mostrare ciò che fino a quel momento avevano ideato. Ismael non dava un giudizio complessivo, ma parlava ad ogni componente. La frase memorabile che diceva sempre a me e ai miei 2 colleghi, condita con la sua potente espressività facciale e gestuale – e che io bonariamente imitavo – era: “Tu, dramaturg, tu devi aiutare balarino! Crìa, dramaturg, crìa!”
Non so se ho creato bene, ma di sicuro quell’esperienza mi era piaciuta tantissimo, in primis per tutto ciò che Ismael mi aveva insegnato. E così, dopo il successo di Moving the City, quando durante l’anno accademico seguente Viviana Paolucci, presidente dell’Associazione culturale DanzaVenezia, mi ha detto che potevo partecipare ad un altro diverso laboratorio di Biennale Danza, sempre sotto l’egida di Ismael, non ci ho pensato due volte e mi sono gettata a capofitto. E ne sono stata felice. Ero di nuovo in un vortice di stimoli e grandi artisti internazionali. La mia seconda esperienza artistica con Ismael finì nel luglio 2012, l’ultimo anno della sua direzione a Venezia.
Potete capire il colpo al cuore che ho sentito e la tristezza che ha invaso me ed Elisa quando abbiamo letto che era morto, di Covid19, il 9 aprile scorso a San Paolo del Brasile, dove era nato 66 anni fa.
Scrive Francesca Pedroni nel Manifesto: “Un uomo solare, empatico, un danzatore dalla fisicità potente, un autore curioso. Pensarlo oggi è un viaggio tra spettacoli, progetti, conversazioni, risate. Perché Ivo difficilmente, anche nelle situazioni più impegnative, perdeva il suo buonumore, la sua curiosità verso gli artisti, il suo gusto per una chiacchierata rilassata sull’arte.”
Era proprio così. Le sue parole non erano solo “lezioni” di danza, ma anche di teatro, sull’atto creativo, sul miglioramento attraverso gli ostacoli. E questo accadeva sia mentre eravamo su un palco, che quando eravamo tutti seduti a mangiare e scherzare dopo estenuanti sessioni di lavoro.
Il video tributo di ImPulsTanz racchiude le molte qualità di Ismael
Alcune mie foto scattate a Venezia nei 3 mesi di preparazione di Moving the City del 2011 sono state selezionate per la mostra organizzata da Studio 3 Arts di Londra, dove, con l’occasione, ho voluto fare un tributo a lui. Le potete vedere qui https://www.studio3arts.org.uk/dance-gallery
I
Vi lascio con la frase conclusiva del lungo scambio di messaggi tra me e Elisa, appena saputo della sua morte: “Continueremo a portare nel cuore, nella mente e nel corpo i suoi insegnamenti e il suo meraviglioso sorriso!”
Per approfondire:
https://ilmanifesto.it/addio-a-ismael-ivo-il-corpo-conflittuale/
Alcune foto di Serena Piccoli dalla performance Moving the City https://serenapiccoli.wixsite.com/serenapiccoli/photography?pgid=koaai8jk-1d847be1-b37d-43d9-b44b-de5c7da32a3c
Elisa Schiavon https://www.facebook.com/spaziovoll/videos/animale-in-scena/462837801328496/
15/06/2021 il 07:37
molto interessante, grazie! una mia amica danzatrice mi consiglia nomi di coreografi importanti e mi piace poi andare a vedere quello che fanno, ho così conosciuto danzatori e danzatrici famosi e trovo stimolante guardare le loro creazioni; ho visto quattro volte il film Pina di Wim Wenders, e tanti altri video da cui trarre ispirazione creativa; naturalmente non so ballare, e se Serena è un pinguino impacciato, nel mio curriculum posso vantare di essere stato cacciato da una scuola di ballo per manifesta incapacità