Angoli di poesia di Luca Ariano | Raffaele Rinaldi, Venti vetri doppi (Epika Edizioni, 2022)
Raffaele Rinaldi, scomparso il 17 Aprile 2022 all’età di sessantacinque anni, non ha mai voluto pubblicare in vita sue poesie, per cui Venti vetri doppi é uscita postuma, edita da Epika edizioni con la curatela di Paolo Briganti (che ha prefato il libro) e Alma Saporito, con una postfazione di Francesco Bellofatto. I testi, già in parte ordinati dall’autore in vita, sono stati selezionati postumi dalla moglie, la poetessa Alma Saporito e dal professore e amico Paolo Briganti.
Nella sua puntuale e precisa prefazione, Briganti analizza le cinque sezioni che compongono l’opera, soffermandosi sia sugli aspetti testuali che sulla datazione, cercando di inquadrarli nel percorso biografico di Rinaldi.
La prima sezione, Presto la sera finirà, presenta i componimenti scritti tra il 1985 e il 1986 quando l’autore viveva a Padova. Spicca il componimento dedicato ad un personaggio denominato Mosè, forse conosciuto dall’autore: “Presto la serata finirà / e Mosè / rivisitando / la sua coscienza / verrà a capo / della sua colpevolezza […].” Le poesie di Rinaldi, dunque, fin da queste esperienze “giovanili,” spiccano per lampi improvvisi con descrizioni fulminanti sempre legate a situazioni vissute o sentite che rivelano già la sua vena teatrale tanto che, talvolta, ci pare di cogliere un sottofondo eduardiano.
La seconda sezione, Quattro poesie da San Menaio, è composta da quattro poesie ispirate all’opera del pittore modenese Carlo Bordone scritte d’impulso sul catalogo della mostra tenutasi nel 2001 a San Menaio Garganico dove emerge un’altra sua grande passione, l’arte: “Ho incontrato l’amore / nei cocci / sul fondale // non ho spazio / per contenere tutto […].”
La terza sezione, Carichi sospesi, è la più corposa di tutto il libro (diciotto testi) composta tra il 2001 e 2002; nella poesia California, oltre a comparire i versi che daranno il titolo alla raccolta, vengono citate la musica e le canzoni, altro grande interesse di Rinaldi e questi versi folgoranti diventano quasi un mantra, un ritornello ripetuto (Loop / poi loop / loop again). Su questo testo e sul successivo, Quantità, si sofferma con acume Paolo Briganti: “La prima occorrenza, quella di California, può far pensare alla ripetizione all’infinito e “sparata” ad un volume da passare iperbolicamente «venti vetri doppi”. Ed anche nel caso di Quantità «venti vetri doppi» e «quaranta muri» – si tratta di barriere d’isolamento (qui efficiente), un isolamento cioè entro cui contemplare protetti tre biglie di vetro in un boccetto: una specie di custodito, privato, prezioso talismano.”
La sezione Da una stanza all’altra raccoglie testi (non datati) scritti dopo il 2002; il titolo ci riporta alle Stanze di vita quotidiana di Guccini che diventano metafore esistenziali e non solo: “In una stanza / ognuno / dalla sua parte / seduti / ai lati del letto / ritti / nella magrezza / capo in avanti / reclinato / custode delle ginocchia / e delle unghie dei piedi. / All’ombra / della miseria / del padre / muti / complici […]” in cui ricompaiono anche quei personaggi che erano il tratto tipico di molte sue poesie, come in Agit Prop dedicata ad un’ostessa di Parma: “Crema ai muri / uva e tabacco / offesi dalle mosche. // Ad acrotèrio sfingico / il cane / è steso sul tavolo / con prosciutto e vino” […].
Chiude la raccolta la sezione Ad personam che consta di due testi che già dal titolo evidenziano qualcosa di personale ed autobiografico come sottolineato da Paolo Briganti. Nella poesia datata 3 Gennaio 2010, Rinaldi manifesta tutta la nostalgia per la sua terra natia e per il mare, ma che diviene metafora di vita: “manca // mi manca la terra / i piedi / stanno sull’aria / ed hanno calli // mi manca l’amore / il petto / gabbia delle ansie / ha poca aria // mi manca il mare / il viso / volto alla campagna / resta asciutto”.
Il linguaggio di Venti vetri doppi è ben ponderato e, come scritto in precedenza, ricco di squarci e versi brevi a tratti epigrammatici, quasi degli haiku (non rispettando le regole degli haiku) con una lingua infarcita anche di influenze dall’inglese, dalla musica, dal teatro, dal cinema, dall’arte e, naturalmente, dal vissuto.
Questo libro postumo è, forzatamente, un’opera prima, ma non risente dei limiti che spesso hanno le opere prime e, ancora acerbe, di un autore, si tratta invece di un libro “fatto e finito” con una sua poetica ben definita ed un equilibrio interno tra le varie sezioni grazie al quale possiamo scoprire l’universo poetico di Raffaele Rinaldi e tutto il vissuto di un artista a tutto tondo.
Raffaele Rinaldi, attore, poeta, performer e musicista, nasce a Napoli (3 aprile 1957) dove muove i primi passi sulle tavole del palcoscenico e intraprende studi di dizione, recitazione e canto. Dal 1985 continua a Parma la sua attività artistica. Approfondisce la sua formazione attoriale con Tito Livio Rossi, Francesco Sciacco, Fabrizio Arcuri, Werner Waas, Pier Paolo Nizzola, Nino Campisi, Marcello Cotugno e Massimo Manini. Nel 2003 fonda la Compagnia Teatrale Istriomania e dal 2004 al 2006 è direttore artistico del Theatro del Vicolo. Nel 2007 sposa Alma Saporito, compagna di vita e in ambito artistico, in particolare per la poesia ed il teatro. Dal 2017 al 2021 è il coordinatore della Giuria del Procida Film Festival. In ambito cinematografico è autore e protagonista di “Mamma li Turchi”, cortometraggio di Cristiano Esposito sui temi dell’integrazione culturale, presentato alla giornata Mondiale del Rifugiato 2019. Come protagonista e regista ha portato in scena lavori di Pinter, Roversi, Eliot, Bergman, Esénin, Guccini, Melville. Ha scritto e prodotto numerosi spettacoli (da Lennon Life & Works al recente Raccontarsi a turno – Dalla Roversi passando per le collaborazioni con Pensieri e Parole – Omaggio a Lucio Battisti e Schiavo canta De André), con la collaborazione di artisti quali, tra gli altri, Bernardo Lanzetti (PFM). Viene a mancare prematuramente a Parma, il 17 aprile 2022.
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