Angoli di poesia di Luca Ariano | Franco Fortini, Traduzioni disperse e inedite (Mondadori, 2024)

 

 

Il 28 Novembre 1994 in un letto dell’ospedale Sacco di Milano, dopo una lunga malattia, ci lasciava Franco Fortini. Poeta, saggista, intellettuale tra i più influenti del Secondo Novecento, fu anche un notevole traduttore e la sua opera di poeta traduttore non ha eguali nel secolo scorso. Tanti sono i grandi poeti che si sono cimentati nelle traduzioni, da Montale a Raboni, passando per Sereni e Caproni. Il lavoro di Fortini è sicuramente uno dei più importanti e ha influenzato molto la sua poetica. Aveva esordito con la prosa nel 1942, traducendo Un cœur simple di Flaubert e con la prosa, del resto, continuò a cimentarsi, lavorando su Gide, Proust e Kafka. Da allora non si è più fermato ed ora ne Lo Specchio Mondadori, a cura di Luca Lenzini, vengono pubblicate Traduzioni disperse e inedite. Luca Lenzini, uno dei maggiori studiosi del poeta toscano, ha curato Tutte le poesie (Mondadori, 2014 e poi 2021) e il Meridiano Mondadori Fortini. Saggi ed epigrammi (2003) ed è coordinatore del Centro Interdipartimentale di ricerca Franco Fortini dell’Università di Siena. Nella sua introduzione affronta tutto il percorso dell’opera traduttoria che già uscì in parte nel 1982 per Einaudi nella raccolta Il ladro di ciliegie e altre versioni di poesia. Fortini, tra gli altri, ha contribuito a far conoscere e valorizzare l’opera di Brecht e ne è testimonianza la sezione di Una volta per sempre (Einaudi, 1963) intitolata Traducendo Brecht. Non è facile orientarsi nell’ampio panorama delle traduzioni di Fortini, tra le quali spiccano Faust di Goethe (Mondadori, 1970), passando per Rimbaud e per i surrealisti. Una funzione importante ebbe la sua compagna tedesca Ruth che lo avvicinò alla conoscenza della poesia tedesca. In questo volume editato da Mondadori, si spazia da Chrétien de Troyes fino a Petrarca passando per poeti francesi e cinesi.  Il volume è diviso nelle seguenti sezioni: L’onore dei poeti (1944-1951), Dalla Cina (1955), Il poema del “disgelo” (1955), I surrealisti (1959), Penultime e ultime (1965-1990) e Inedite che si chiude con l’autotraduzione dall’italiano al francese della poesia Valdossola pubblicata nel 1946 in Foglio di via e altri versi (Einaudi). Chiude il libro l’interessante Notizie sui testi in cui possiamo apprendere tutto il percorso delle poesie qui presenti e dove sono conservati gli originali. Materia per filologi, ma anche molto interessante per gli appassionati di Fortini e delle sue traduzioni. A trent’anni dalla morte questo volume riporta in auge l’attività meritoria di Fortini che, come si evince dalle date delle sezioni, lo ha accompagnato di pari passo con la sua produzione poetica e saggistica e che sono stati fondamentali per capire la sua opera poetica, influenzato da Brecht, ma non solo. Fortini è sicuramente un caso paradigmatico, ma va riscoperta una scuola di poeti traduttori aperti alla poesia oltre confine, in anni dove in Italia non era facile far conoscere e tradurre poeti ed è una lezione da apprendere per chi oggi scrive e legge poesia. Un poeta che traduce altri poeti si apre ad altre lingue, a poetiche diverse per cui la sua opera non può  esserne immune e sicuramente ne può trarre vantaggio. In un saggio recentemente pubblicato da Quodlibet a cura di Maria Vittoria Tirinato (Lezioni sulla traduzione) così rifletteva in proposito: “Non c’è quasi mai studio su di un singolo testo di traduzione che ometta il confronto con il cosiddetto originale. […] Non di rado si trasforma il discorso critico nell’arbitraggio di una gara atletica […] A mio parere è opportuno distinguere ─ in vista di una critica della traduzione come momento fondamentale della ricerca sulla letteratura ─ fra la messa in confronto sincronico e diacronico di varie versioni di un medesimo testo nella quale circostanza, le questioni della “resa” dei singoli passi o nessi diventa illuminante e non l’assegnazione di premi di virtù o di abilità fondanti sul grado di maggiore o minore “somiglianza” fra testo di partenza e testo d’arrivo.” Di conseguenza Fortini, a distanza di tanti anni, ancora ci parla con la sua lezione di intellettuale a tutto tondo.

 

Luca Ariano


Franco Lattes (Fortini è uno pseudonimo) è nato a Firenze nel 1917 e morto a Milano nel 1994. Ha insegnato storia della critica all’università di Siena. Redattore del “Politecnico”, fu tra i fondatori della rivista politico-letteraria “Ragionamenti”. Ha pubblicato raccolte di poesie come Foglio di via e altri versi (1946) e Questo muro (1973) e saggi come Dieci inverni (1957) e Ventiquattro voci per un dizionario di lettere (1968). Nelle sue opere e nella sua attività culturale, Fortini ha costantemente espresso la volontà e difficoltà di “essere nella storia”. Come saggista si è occupato di temi centrali della cultura contemporanea: i rapporti tra letteratura e politica, la condizione dell’intellettuale nella società neocapitalista, la necessità di una nuova retorica.