A tentoni nel buio di Paolo Polvani | Quando le buone letture germogliano in versi che sono una promessa (cinque poesie di Rita Greco)

 

Rita Greco è la mia consigliera personale circa i libri di Philip Roth, ne ho letti parecchi ma lei ne ha letto sempre qualcuno in più, per cui mi fido dei suoi suggerimenti, li accolgo senza tentennamenti. Sapevo della sua passione per la poesia e che anche lei soggiaceva allo stesso demone, ma non avevo letto niente di suo. Sapevo della sua passione per la recitazione dei versi, e una volta ne aveva splendidamente detti alcuni miei. Finalmente mi ha inviato una sua raccolta ed è stata per me una piacevolissima sorpresa. Tra le cose che mi ha scritto: “non ho mai smesso di leggere e scrivere poesia, semplicemente perché ne avvertivo la necessità, mi faceva bene, placava la mia congenita inquietudine. Sentivo che la poesia era una roba che mi apparteneva, e quei poeti che leggevo erano miei fratelli che sentivano quello che sentivo io e sapevano come dirlo – in un modo fuori dal comune, una specie di linguaggio incantato”. Già dai primi versi: “Noi pure una volta / abbiamo conosciuto l’amore” mi torna qualcosa di quell’incanto, mi tornano tutti i micro e i macro nutrienti che l’hanno alimentato, riconosco le vitamine e le proteine di cui si sostanziano, avverto l’eco delle letture che come carboidrati hanno fornito energia e sostegno. Come dice un verso: “io, una nuvola di parole /tu, il dono azzurro dell’ascolto”.

 

Noi pure una volta
abbiamo conosciuto l’amore.
Tu eri grande e bianca
col
fazzoletto alla francese
mollemente annodato sulla nuca
rughe tenere a solcare il viso di pane
dalle tue mani migravano carezze instancabili
carezze così non ne ho più conosciute
e se a volte piangevo
sotto i colpi d’ascia di una pena
che non meritavo
tu pure piangevi
e dicevi
non è niente
è solo un moscerino
che mi è entrato negli occhi.

*

Io porto le poesie
tu, i baci

​io, una nuvola di parole
tu, il dono azzurro dell’ascolto.
Ho potato le mie rose
porto i rami secchi
tu, una fiammella
che li faccia concime per la terra.
Porto due o tre semini da piantare
tu, l’acqua sorgiva delle tue mani a coppa.
Porto uno scampolo della mia grande ombra
tu, il raggio delicato del tuo sole.
Guardiamo che succede, adesso
così immobili a vegliare
guardiamoci accadere
lasciamoci sbocciare.

*

Avresti dovuto farmi piana​

ma non posso darti torto
ci si diverte un mondo
a fare il cuore storto.

*

Bisogna aspettare

​allenare la pazienza
abitare la faticosa sedia della pausa
dignitosamente immobili
superstiti indecisi se vivere
sia ancora un miracolo
o una punizione.
Come un giocattolo rotto
mi assedia il tempo perduto
e non mi rimedia quello che resta
le facce sgargianti delle possibilità
attorno alle mie mani incapaci.

*

Tutta la casa era un alibi
o un fiume
che scorreva verso di me
pensavo l’eternità
come si pensa
un fiocco di neve.

    

 

Rita Greco, classe 1979, è nata e vive a Mesagne (Br). Scrive poesie fin da giovanissima e si è classificata nei primi posti in diversi concorsi a livello nazionale. Nel 2007 ha pubblicato la raccolta di poesie “Perché ho sempre addosso un cielo” (Il Filo Edizioni). Diplomata attrice professionista con il massimo dei voti presso la Scuola d’arte drammatica della Puglia Talìa, conduce laboratori di teatro-poesia nella scuola primaria. Ha portato in scena, tra gli altri, reading poetico-musicali su Tagore e Neruda. È vicepresidente di “Solidea 1 Utopia”, associazione culturale che dal 2009 realizza eventi teatrali e letterari sul territorio, tra i quali il Premio letterario nazionale “Città di Mesagne”.