SPAZIO | I LIBRI DI POESIA CHE CONSIGLIO:
“Assassine seriali” di Sonia Caporossi (Edizioni Progetto Cultura, 2023)
Quando le Assassine seriali della tivolese Sonia Caporossi erano solo tre, e inedite, nel 2021 le accompagnai, con un mio breve commento, sulle pagine della rivista Le voci della Luna. Ora le Assassine sono diventate nove e hanno assunto dignità di libro con le Edizioni Progetto Cultura, nella collana Gemme diretta da Cinzia Marulli Ramadori. Il libro porta la colta prefazione di Maria Laura Valente.
Il disagio mentale si manifesta e si compie in varianti tanto numerose quante sono le sfaccettature dell’animo umano. La pazzia ha modi più o meno plateali, più o meno raffinati, più o meno perversi di manifestarsi e quasi sempre un trauma alle spalle. Sonia Caporossi ha scelto nove donne – per la verità nove casi, perché in uno di questi sono quattro sorelle le protagoniste – vissute tra il millecinquecento e i giorni nostri tra l’Europa e l’America, per rappresentare la folle efferatezza pluriomicida. In esergo alle poesie riporta in prosa la biografia delle assassine, poi appone il proprio commento in versi, versi nei quali il viaggio nell’oscurità è intrapreso indossando letterariamente i panni, in prima persona, delle serial killer, restituendo così loro voce, una voce sepolta dal tempo della tragedia. Vicende diverse, ma unite nel gesto ripetuto di togliere la vita, delle quali viene indagata la radice – traumi e violenze, percezione distorta dell’amore e della maternità, avidità o credenze unite a indole feroce – dell’atto criminale. Per farlo, Caporossi sceglie in poesia un linguaggio esplicito, senza ermetismi, e usa metri in senari, settenari, settenari doppi e endecasillabi, così come non disdegna l’uso della rima, in un contesto vivacizzato da humour nero, per coinvolgere il lettore, imprimere nella memoria e far scaturire riflessioni – che vanno oltre la fame di macabro spettacolo e di morbosità con cui potrebbe essere letto il mero racconto biografico – sull’insana condizione psicologica in cui nascono gli omicidi. Caporossi conferisce a queste donne, carnefici ma spesso anche vittime, la possibilità postuma di esplicitare il percorso che le ha portate a compiere i loro gravissimi gesti: un’ermenutica lampante in chiave lacaniana. Riporto qui per intero, da questo originale libro, la storia e le parole, delle quali si fa medium poetico Sonia Caporossi, della norvegese Belle Gunness. CZ
Belle Gunness
Belle Gunness (Selbu, 1859 – La Porte, 1908?), il cui vero nome era Brynhild Paulsdatter Størseth, commise quaranta omicidi accertati alla fine dell’Ottocento, ma le sue vittime potrebbero essere state più di sessanta. Nella sua giovinezza in Norvegia, segnata dalla povertà e dalla fame, era stata pastora di pecore e tuttofare, potendo contare su un imponente fisico di un metro e ottantuno centimetri di altezza per novantuno chili di peso. A quei tempi era malvista dai coetanei, coi quali non legava affatto. Si dice che, da ragazza, avesse subito una violenza durante una festa da ballo: mentre era incinta, un uomo le diede un calcio che le fece perdere il bambino. L’uomo non fu mai perseguito dalla giustizia. Da quel momento in poi, il suo carattere, già solitario e ombroso, peggiorò radicalmente. In seguito, con l’aiuto della sorella Nellie si trasferì negli Stati Uniti, dove modificò il proprio nome in Belle e si sposò. Poco tempo dopo, il primo marito Mads Sorensen, sorvegliante notturno che aveva stipulato due ricche assicurazioni sulla vita, morì in circostanze sospette. Grazie al lascito, la donna potè comprare un negozio di abbigliamento, che venne distrutto da un incendio forse doloso. In seguito, con i soldi dell’assicurazione del negozio acquistò una fattoria. Sposò in seconde nozze un macellaio norvegese, Peter Gunness, che morì in un incidente domestico anch’esso sospetto, schiacciato da un pesante tritacarne. In seguito, tutti gli uomini che le capitavano a tiro caddero nelle sue mani, economicamente, sentimentalmente e criminalmente. Pare che avesse molti amanti, resi spesso gelosi dalla sua promiscuità: uomini che attirava con annunci sui giornali e dai quali si faceva versare ingenti somme come garanzia per il contratto matrimoniale, per poi ucciderli e seppellirli nei terreni della fattoria. Sua sorella Nellie, una volta, dichiarò: «Belle impazziva per i soldi. Erano il suo punto debole». L’assassina ebbe sei figli, dei quali alcuni furono complici della sua follia. Fu ritrovata decapitata, ma i contemporanei non credettero alla sua morte. Chissà dov’era andata, ancora una volta, a cercare marito?
nel grembo il mio bambino
ridotto a fecaloma:
da quel momento il gemito
si trasformò in veleno
usavo la stricnina
poi l’ascia; nel porcile
facevo scomparire
i resti dell’amante
di turno che indulgeva
nel pàtema vibrante
di un’ansia inconfessata
di gelosia opprimente
la stessa che premeva
sul petto le promesse
di un matrimonio d’oro
con un conto corrente
ma l’unica insolenza
che a torto tollerai
fu quella che mi indusse
a far terra bruciata:
non sopportavo affatto
di essere adorata
l’antica sua violenza
era indimenticata…
gli uomini oramai
facevano ribrezzo
allora mi industriai
a usare il tritacarne
volevo solamente
l’usata vedovanza
piangendo e riscuotendo
dall’assicurazione
finché poi non scoprirono
quel femore per caso
e infine tutte le altre
carcasse putrescenti
le amletiche presenze
dei crani dilavati
le tibie che sbucavano
tra l’humus del porcile
così sapete come
si giunse alla mia fine?
perdetti la mia testa
in senso letterale
Sonia Caporossi (Tivoli, 1973) è musicista, poetessa, prosatrice, cri- tica letteraria e saggista. Ha pubblicato numerosi libri. Tra gli ultimi, ricordiamo il saggio critico Le nostre (de)posizioni. Pesi e contrappesi nella poesia contemporanea emiliano-romagnola, con E. Campi, Bo- nanno, Acireale 2020; la curatela su G. Leopardi L’infinita solitudine. Antologia ragionata delle poesie, Marco Saya 2020; la raccolta di mo- nologhi filosofici Opus Metamorphicum, A&B Editrice 2021; la trilogia poetica Taccuino dell’urlo, Marco Saya 2020, finalista al Premio Mon- tano 2020; Taccuino della madre, Progetto Cultura 2021; Taccuino della cura, Terra d’Ulivi 2021. Dirige per Marco Saya Edizioni la collana di classici italiani e stranieri La Costante Di Fidia. Collabora con Poesia Del Nostro Tempo, Versante Ripido, Bibbia d’Asfalto e con il festival Bologna in Lettere. Ha fondato il blog multidisciplinare Critica Impura. Attualmente dirige l’antologia permanente online Poesia Ultracontem- poranea. Il suo blog personale è disartrofonie. Vive e lavora a Cesena.
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