Osservatorio Poetico di Sonia Caporossi | Gabriele Marturano

 

*

Pulizie di primavera
Finalmente
avevo tirato fuori
i miei sogni dal cassetto.
Li buttò coi miei occhi
nel sacco nero.
Il rotolo l’avevo comprato io
perché lui faceva tardi,
era urgente, mi aveva scritto,
ero all’Iperal
perché veniva mio figlio,
anche con lui
avevo un nome d’arte,
era mamma.
Sì che volevo vivere
nel verde, ma non volevo mica
passare l’eternità in un bosco,
che la notte fa paura.
Di me diranno
che ero una brava persona,
nonostante il porno.
E per accertarsene
le visualizzazioni lieviteranno,
finché l’orgasmo
doppierà il rantolo.

*

L’influencer dalla barca
con un selfie a social unificati
manda un messaggio
alle donne di tutto il pianeta:
siete belle tutte
mostrate le pance
perché sono di moda
lasciate perdere le bilance,
l’anima non ha peso.
Poi torna all’abaco delle calorie,
conteggia quanto veloce respirare
per ottenere
la trasparenza addominale.

*

La ragazza-immagine
è un lavoro semplice:
taci, mi raccomando
esisti in silenzio
fatti ammirare sorridendo.
Ragazza in 2D
la cosa più profonda
sia l’orifizio ombelicale
che ci inganni che sei viva
che potresti anche parlare
tuo padre vecchio stampo
si lamenta
non capisce,
museo delle cere,
che appoggiata lì
stai proprio bene,
è la morte tua.

(Inediti)

 

Gabriele Marturano nasce a Carate Brianza nel 1992, ma vive da sempre a Verano Brianza. Si è laureato in Lettere Moderne all’Università degli Studi di Milano, insegna materie umanistiche nelle scuole secondarie di I grado della Brianza e ha scritto per una rivista internazionale di musica. La raccolta di poesie L’anfibio, edita da Fucine Editoriali nel 2020, rappresenta il suo esordio editoriale.

I tre inediti di Gabriele Marturano, che qui presentiamo, indagano alcuni aspetti mostruosi della società ipermoderna senza edulcorazioni e senza sconti. Una tale “mostra delle atrocità” viene trattata senza indugiare ideologicamente nella troppo facile tematica della spersonalizzazione dell’individuo derivata dalla collisione dell’io con la civiltà dei consumi, bensì in maniera disincantata, deprivata di quelle illusioni che pure permanevano nella visione filosofica di una società di massa di cui sarebbe comunque possibile la redenzione attraverso l’azione politica. Qui, nei testi di Marturano, la condizione ipermoderna non è letta attraverso la lente della lotta, bensì della sconfitta consapevole, dell’assorbimento totale dell’individuo nel marasma dell’apparire. Le tre protagoniste femminili conducono il lettore a riconoscere la vacuità del contrasto tra l’avanzamento della techne, da una parte, e l’adeguamento tra cosa e intelletto che per il singolo ne deriva, come un dato di fatto da cui non si sfugge, come un modo latente dell’esistere che fa i conti con la propria mancanza di senso. Nel primo testo, ciò avviene attraverso la tecnica dell’immedesimazione offerta dall’uso della prima persona che fornisce al lettore la pura manifestazione del dato, laddove entrare nel mondo del porno, per una ragazza qualunque, è come vivere una vita parallela in cui i nomi d’arte si stratificano come le identità molteplici che vengono assunte a seconda del ruolo: madre, compagna, attrice hard. L’influencer del secondo testo incarna la menzogna della dimensione baudrillardiana del pubblicitario, che passa attraverso il medium perverso del social network di turno; mentre nella terza poesia, la ragazza-immagine di cui si parla sembra quasi fare diretto riferimento all’Uomo a una dimensione di Herbert Marcuse, avendo acquistato, rispetto alla figurazione profetica che dell’essere umano produsse negli anni Sessanta il filosofo tedesco, solamente una dimensione in più: quella che sta su un piano, riducendosi a simbolo dell’effimero, a poster e cartellone pubblicitario.