Osservatorio poetico di Sonia Caporossi | Carlo Ragliani
*
– Uomo
il verbo sbattezzato
di ogni sillaba
nella causa
dell’esigenza
completare l’obbligo
di condividere
lo spreco del silenzio
ad interrompere
il frapporsi della carne.
*
– Miserere
nel silenzio
l’infrangibile sentenza
all’altezza di un aiuto
inconcesso
per fissare l’attimo sterile
e perdere tutto
nella liturgia
dell’assenza.
*
– Nulla
di tutto questo
ormai importa
nell’ansimare
dei muscoli
queste parole
cesellano il secondo
sfiorito
la separazione
è tributare
la ballata
della sconfitta.
Carlo Ragliani (Monselice, 1992) vive a Candiana, studia presso l’ateneo ferrarese di giurisprudenza. Alcuni suoi testi sono stati pubblicati su antologie e webzine letterarie, tra cui “Inverso”, “Carteggi Letterari”, “Laboratori Poesia”, “Niedern Gasse”, “Poetarum Silva”, “Poeti Oggi”, “Atelier”, “La Balena Bianca” e tradotti in spagnolo dal Centro Cultural Tina Modotti. Risulta finalista nel “Premio Montano” (XXXIVesima edizione, 2020) nella sezione “Una poesia inedita”. Suoi interventi critici appaiono su “Nazione Indiana”, “Atelier”, “Poesia del nostro tempo” e “Inverso”. Ha collaborato nella rubrica Icone per “Carteggi Letterari”. Collabora nella rubrica Coagula per “Intermezzo”. Lo stigma (ItalicPequod, 2019) è la sua raccolta d’esordio.
Poesie dotate di un fondamento mistico che evoca le atmosfere e la dimensione estetica della filosofia ebraica, i testi qui proposti ricordano l’andamento vaticinatorio dell’ermetismo storico-letterario nel tentativo di porre un nesso tra il dicibile e l’indicibile. Il lavoro versificatorio si fonda sulla sottrazione, sull’assenza, sull’ammanco di senso restituito nell’evocatività assoluta, che apre nelle parole il dissidio e la contraddizione tra l’anima e la carne, tra la dimensione terrena e quella ultraterrena, in direzione della ricomposizione nell’universale, questa volta tendente all’indefinibilità e all’incommensurabilità del divino filosofico.
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