Le spose di Bruxelles. Al mercato delle pulci di Bruxelles, alla place du Jeu de Balle, dove la merce è buttata su teli per terra e tutta ammonticchiata, ho comprato per un niente tre vestiti bianchi e lunghi da sposa -dallo stile- (forse) dell’est. Li ho disfatti e ritagliati direttamente nell’albergo e ho tenuto solo le stoffe per l’ampiezza, eliminando strascichi esagerati, corpetti sagomati e maniche a sbuffo, per farne qualcosa dopo, a casa. Alla mia partenza la femme de chambre si sarà poi certo chiesta strabiliata da dove diavolo fosse arrivata tutta quella massa di avanzi spumeggianti di mussola pizzi veli ricamati, pressati malamente e straboccanti dai cestini dei rifiuti. Comunque a uno di questi vestiti riciclati -di cui mi piaceva in particolare il plumetis e che ho gonfiato a palla con il tulle, stretto con un elastico sul fondo, lasciando uscire poi l’arricciatura- ho cucito due guanti di lana neri sul davanti, per aggiungere all’eterea leggerezza del tessuto lo scherzo irriverente delle mani.
23/05/2021
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