Il pensiero emotivo di Carlo Giacobbi | Nota di lettura su Rivelazioni d’acqua di Camilla Ziglia (Puntoacapo Editrice, 2022)
Già il titolo che la Ziglia assegna all’opera in commento (Rivelazioni d’acqua) è indicativo di una intentio lirica ben precisa: quella di realizzare, attraverso il dettato poetico, una mise en relief della natura epifanica dell’esistenza, indagata, quest’ultima, assumendo a referente simbolico l’elemento primordiale dell’acqua.
La poetessa, nell’Incipit (a guisa di prologo) di p. 11, si rivolge ad un tu indeterminato che potremmo identificare nel lettore; lo esorta a sentire, a calarsi in esperienze sensoriali che pertengono a quegli atti riflessivi consapevoli che Leibniz definirebbe appercezioni.
L’uso del conativo Jakobsoniano (p. 11, <<senti>>), peraltro anaforicamente iterato (p. 11, vv. 1, 7, 10), è giustappunto funzionale ad indurre il fruitore del testo ad attivare i propri livelli percettivi, a farsi partecipe della vis emotiva dell’Autrice.
L’opera della Ziglia restituisce il dinamismo del mondo. Lo dimostra l’uso dei verbi di movimento (p. 15, <<solca>>; <<ondeggia>>) che riproducono, ad es., il calarsi d’<<Una nube di valle>> (ibidem) sullo specchio d’acqua in cui si dissolve o da cui viene assorbita.
Le locuzioni interrogative (p. 15 cit., <<Ma da lì, respirano? / Guardano l’orologio? / La sentono sul capo / la grande mano bianca (…)?>>), di ascendenza Leopardiana (cfr. il Canto notturno), conferiscono al tono dell’eloquio un senso d’incantato sperdimento, di abbandono fantastico, di rêverie bachelardiana (p. 52, <<La vista incanta persa / nei cammini di luce>>).
Ed infatti, lo sguardo sul reale è sempre trasognato, rapito dal confondersi del <<respiro della terra / (…) al fiato quieto del cavallo>> (p. 16), perduto in umidori e vapori che sfumano, in velami di evanescente <<nebbia (…) / (…) fumo dei camini>>, in esalazioni <<dall’acqua dalla terra>> (p. 17), in un gioco di dissolvenze in cui le entità tendono a compenetrarsi, ad esistere ed estinguersi al contempo (p. 16, <<Paiono docili vita e morte / insieme, terribili>>).
La poetessa sembra recuperare la poetica ovidiana delle Metamorfosi (<<Omnia mutantur, nihil interit>>, Ovidio, Le Metamorfosi, Libro XV, v. 165) secondo cui le forme subiscono, anche nell’hic et nunc dell’istante, un perenne processo di trasfigurazione che richiama il divenire eracliteo nonché la coincidentia oppositorum (p. 41, <<C’è un momento dell’alba / che torna al tramonto>>).
E forse, <<la verità dell’acqua>> (p. 55), che evoca la liquidità baumaniana, sta proprio nel rivelare la transeunte inafferrabilità dell’esistere.
Seppure la poesia della Ziglia tenda al bozzetto dell’idillio, alla contemplazione della Natura, l’Autrice non si limita alla mimesi o all’imitatio; gli elementi naturali (lago, ghiacciaio, ghiaione, etc.) non sono riprodotti tel quel ma assurgono ad occasioni di profonde meditazioni sul senso dell’essere-al-mondo.
Ad esempio, <<il ventre nero del lago>> (p. 29) non è chiosa ad colorandum, non è ascrivibile alla semantica denotativa; esso è, stando ad Eliot, correlativo oggettivo della percezione dell’abisso che alberga in ogni uomo, di quel metus obscuritatis ancestrale che, senza eccezioni di tempo e luogo, pertiene alla dimensione antropologica l’essere umano (p. 40, <<brancolano nel buio>>).
Il lago, col suo fondo oscuro, con la sua verticalità vertiginosa, si fa referente di un’esperienza catabatica, d’una descensus dell’io-lirico nella dimensione subconscia dell’ombra junghiana; si notino, quali exempla figurali, il verso di p. 31, <<Forse getterò nel lago il tuo ciondolo, / lo guarderò scendere fra alghe / e ciottoli assorti>>, o l’infinito <<sprofondare>> di p. 36 che, peraltro, data l’indeterminatezza temporale che lo connota, amplifica la durata dell’azione ad infinitum (cfr., ad abundantiam, p. 38, <<il salto della roccia / a picco sull’acqua>>; p. 53, <<il secchiello che si inabissa>>; p. 56, <<cunicoli / ai fianchi delle fosse>>).
Incantato sperdimento, s’è detto sopra. Ma non solo. Nei versi della Ziglia sono lucidi il sentimento della perdita, del difetto (la prima sezione titola, appunto, <<Stagione di mancanza>>) e, simul, la richiesta d’essere accolta al termine della vita, in sordina si potrebbe dire, umilmente, senza clamori (p. 43, <<troppo solenne la navata / per noi e la facciata / non sa più mentire / troppo alto l’altare>>).
C’è, in questa silloge dai componimenti misurati, dal dettato minimale, brachilogico (fino al verso-parola <<l’infinito>> di p. 18), dallo stile conciso, scevro da verbosità o amplificazioni retoriche, un’esigenza di tornare a dire l’in-se delle cose attraverso un sermo humilis dal registro tutt’altro che aulico o oscuro, e proprio per questo di diretto, efficacissimo impatto sulla sfera emotiva del lettore.
Si notino la grazia, la dolcezza intrisa di verità, la semplicità disarmante con le quali la poetessa dice l’amore: <<Se mi chiedi cos’è amore / stringo le mani / nelle tue>> (p. 44), esemplificando magistralmente, nel livello visivo del gesto, il significato espresso.
Il corpo testuale è pervaso da un forte, grato, ungarettiano attaccamento alla vita (p. 17, <<Un grazie di ciglia questa nebbia>>; p. 35, <<adolescenti / nudi nelle trame azzurre del possibile>>; p. 40, <<Si intravede una culla / – parola nuova ->>, ma pure dalla consapevolezza di dover imparare a Lasciare (p. 53) un giorno l’esistenza, per quanto il compito sia arduo (p. 59, <<Si impara davvero a lasciare (…)?>>), per quanto l’essere sia naturalmente vocato a sottrarsi alla morte e tenda a trascinarsi ne <<l’illusione / come chi non vuole morire>>.
Camilla Ziglia è nata e vive a Brescia, dove si è laureata all’Università Cattolica del Sacro Cuore (Premio “A. Gemelli”), insegna Discipline letterarie, Latino e Greco in un liceo. Suoi inediti hanno ottenuto il primo posto in alcuni concorsi letterari (“I colori dell’anima”, “Il Sublime di Lerici”), riconoscimenti da parte della giuria (Premio speciale “Ossi di seppia” ediz. XXV, Menzione d’onore al Premio “L. Montano” 2019). Compare nelle antologie cartacee di diversi premi, su “Atelier online” e altri siti o blog, nell’ebook iPoet, lunario in versi. Tredici poeti italiani (LietoColle 2019), nell’agenda poetica Il segreto delle fragole (ivi 2019). Ha partecipato a numerose letture, condotto eventi e presentazioni di poeti contemporanei. Rivelazioni d’acqua è il suo libro di esordio; con il titolo Fotogrammi, la raccolta è risultata finalista a “Bologna in Lettere”, “Beppe Salvia – Opera prima” e Menzione speciale al “Lago Gerundo” 2020.
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