Spirali di Lina Scarpati Manotas | Meira Delmar: già verranno altre scrittrici dopo di me

 

Nella mia poesia c’è sempre l’amore però anche il dolore. E come figura principale la nostalgia.” Meira Delmar (1922-2009)

La poeta Meira Del Mar a giovane età. Radio Nacional de Colombia.

 Meira Delmar era il suo pseudonimo, ma alla fine della sua carriera la poeta colombiana si ritrovò con la sua vera faccia andando oltre la maschera del suo vero  nome, Olga Isabel Chams Eljach, la discendente della diaspora di origine libanese stabilitasi nel porto di Barranquilla (Colombia). A cent’anni del natalizio della voce lirica femminile più importante che ebbe la nazione sudamericana e una tra le più rinomate  e raffinate di America Latina, l’opera della poeta risuona nei più importanti cerchi letterari ed artistici, rafforzata da concorsi e festival di poesia, trasmissioni, pubblicazioni, conversatori e persino un’opera di teatro che già si prefigura come uno degli eventi più importanti della stagione teatrale in Colombia.

Ad oggi, il nome di Meira potrebbe sembrare totalmente estraneo in Italia così come per l’attuale generazione che lotta ferocemente per la parità di genere. Invece, la figura della poeta colombiana è considerata in Colombia come pioniera della lunga e ricca serie di scrittrici a cui lei stessa aprì strada a metà del secolo scorso. Riconosciuta per le sue doti letterarie da Gabriela Mistral nonché ricambiata da una forte amicizia, il suo nome rivendica aspetti innegabili legati alla tenacità e alla lotta contro l’emarginazione maschile in un universo come quello letterario colombiano, rappresentato storicamente da scrittori che hanno sempre prevalso a livello numerico in quanto a opere pubblicate, in controtendenza al ruolo attivo e di primo piano sulle varie attività politico-culturali delle donne colombiane nel secondo novecento.

Addentrarsi nei suoi versi è visitare un passato arricchito ed attraversato da incontri eccezionali come quello accaduto da bambina in un viaggio in Libano con il poeta Khalil Gibran, della sua lunga amicizia con la celebre scrittrice  uruguaiana Juana De Ibarbourou, eppure Meira rappresenta una quota straordinaria di ciò che significa quell’altra maniera di concepire i Caraibi, non inteso come luogo comune popolato dai soliti elementi esotici se non come riferisce Patricia Iriarte  nel prologo di Meira Delmar Poemas selectos y 25 elogios, ma come il “mosaico polifonico di una cultura fatta di tanti e diversi aspetti tra cui la sua personalità, storia e poesía arricchiscono una versione diversificata di ciò che realmente siamo”.

Gli esordi

Alba di Olvido, primo libro di Meira Delmar. Abebooks

Meira esordì con la raccolta “Alba di Olvido” (1942), la stessa che nel 1999 fu giudicata dai critici colombiani come uno tra i cento migliori libri del Novecento e segnalata tra le venti migliori opere poetiche dell’intero secolo. In questo lavoro la poeta evidenzia il ritorno come uno dei temi fondamentali della sua opera. In quel periodo si riconobbe dentro al denominato movimento “Piedra y Cielo”, ovvero dei denominati post pietracielistas colombiani che alla fine del 1940 formarono un gruppo solido la cui scrittura era ancora fedele allo stile Beckeriano e a Garcia Lorca. Posteriormente Meira si staccò usando un linguaggio meno centrato nelle incertezze, meno sentimentale e più spirituale ma attaccato alla rime nonché ad una incessante ricerca di metafore:

Eran claros sus ojos? /¿Me embriagó su dulzura?/¿Sus cabellos… tenían de las mieses maduras el color milagroso? ¿Era leve su mano?/¿Sonreía? ¿Lloraba?…”. ¡Y tu afán será vano!
Erano diafani i suoi occhi?/ Mi fece inebriare la sua dolcezza?/ I suoi capelli… avevano della mietitura nel colore miracoloso?/Era leggera la sua mano?/sorrideva? Piangeva?”… La tua fretta non sarà invano!

Questa costante artigianalità della parola la conduce ad arrivare ad una maturità del suo stile nel 1951 raggiungendo la sua massima espressione con “Secreta Isla”:

Hemos quedado fijos, uno y otro,/con impasible soledad de estatuas,/tu rostro al fondo de mis ojos quietos,/mi rostro en tu mirada.

Siamo rimasti fissi, l’uno verso l’altro/con impassibile solitudine di statue,/ il tuo viso nel fondo dei miei occhi fermi,/il mio viso sul tuo sguardo. (trad. Lina Scarpati Manotas)

En vano están los pájaros, las nubes,/y el cielo siempre huyendo/hacia el ocaso./El mar, el mar del corazón innúmero/con sus velas tendidas y sus faros.

Gli uccelli sono fuori luogo, le nuvole,/e il cielo che fugge sempre/verso il tramonto./Il mare, il mare del cuore innumere /con le sue vele estese e i suoi fari. (trad. Lina Scarpati Manotas)

I punti saldi

Meira Delmar nei Caraibi. Foto Prensa New Co

Da Secretas Islas(1956) fino al 2003 pubblicherà 10 libri, esprimendo il proprio sincretismo culturale nel 1981, soltanto dopo aver raggiunto una piena maturità letteraria.  Nella sua vasta opera si riconoscono temi come il ritorno, l’amore mai consumato, la solitudine, l’amicizia, la nostalgia e gli elementi della natura Mediterranea tra cui il mare. Quest’ultimi sarebbero degli aspetti che alcuni studiosi collegano alla poesia Mahjari, ovvero alla produzione letteraria sviluppata dalle diaspore migratorie di origini arabe (Siria, Libano e Palestina) sia in Nord che Sud America durante la prima metà del ‘900. Nel caso di Meira c’è un recurrente elemento dentro la narrativa che viene ripetuto e seguito da una struttura specifica attraverso il tempo, evidenziato nella terra d’origine ed una profonda affinità con il mare, forse come influenza inconscia del sufismo. Nei suoi poemi non è un caso trovare i gelsomini, i cedri e la nostalgia che simboleggia attraverso l’evocazione del suono del liuto.

Immigrati

Una terra con cedri, con olivi,
una dolce regione di fresche vigne,
lasciarono vicino al mare, abbandonarono
per il fuoco d’America.
Conservavano tra le labbra
il sapore della resina,
e il fumo profumato del narguileh
negli occhi,
mentre la nave si perdeva tra le onde
lasciandosi dietro le pietre di Beritos,
la valle gioiosa ai piedi delle colline,
e i banchetti del vino attorno alla tavola
preparata nell’estate
sotto il cielo pieno di gemme.

El Mar

Amica mia, dici,/parlami del mare./E ti racconto della mia infanzia/che mi insegnò a guardare la terra come terra,/come cielo il mare./La valle, la montagna,/erano la realtà./Il mare l’incertezza/il sogno, l’inquietudine.

E io, tu lo sai bene,/sono rimasta con il mare.

Il Gruppo di Barranquilla

Poster dell’opera teatrale YO, Meira Del Mar, Fondazione La Cueva

Scrittori della sua generazione tra cui Gabriel Garcia Márquez, Cepeda Samudio ed Hector Rojas Herazo, i denominati membri del collettivo “Gruppo di Barranquilla” la riconobbero come parte integrante del movimento letterario locale a prescindere delle marcate differenze a livello stilistico tra lei e gli scrittori. Nonostante i costumi dell’epoca, i quali decretavano il divieto d’accesso per le donne nel loro luogo di incontro, dissertazione nonché di dibattito letterario, il denominato Bar “La Cueva” (1950) , Meira Delmar fu considerata una scrittrice pari tra loro. A questo proposito, la Fondazione “La Cueva” ente che preserva il patrimonio del premio Nobel rende tributo all’insigne poeta nazione attraverso la messa in scena della sua biografia autorizzata: “Yo, Meira Delmar, a nadie doy mi soledad” definita come un atto di “giustizia poetica ed intellettuale”, un monologo a due voci che percorre la vita e opera della scrittrice in un gioco di danza poesia e musica dal vivo che mescola disamore, radicamento, vita , amicizia e migrazione.

Alla domanda “Questa città ha ricevuto tanto di Meira Delmar, che ne sarà senza la sua voce?” rispose : “Già verranno altre Meira Delmar dopo di me”.

Tra le sue opere più significative si ricordano:

· Alba de olvido (1942)
· Sitio del amor (1944)
· Verdad del sueño (1946)
· Secreta isla (1951)
· Huésped sin sombra, Antología (1971)
· Reencuentro (1981)
· Laúd memorioso (1995)
· Alguien pasa (1998)
· Pasa El Viento: Antología Poética 1942-1998 (2000)
· Viaje al Ayer(2003)