Omaggio ad Andrea Zanzotto a cento anni dalla sua nascita, a dieci dalla morte, attraverso i suoi versi. “Il logorante continuo confronto con un inizio”. Una selezione a cura di Silvia Secco. 9

 

Nono ed ultimo giorno, Lunedì 18 ottobre

 

La morte di un poeta fa serrare forte gli occhi e gli occhi, chiusi così forte come da bambini, svelano le stelle e le galassie, tutte le scintille e i lampi di bellezza del mondo, in ogni caso e senza fine.
Per tutto questo occorre ringraziare. In ogni caso e senza fine.

 

Da Fosfeni (1983)

Amori impossibili come
sono effettivamente impossibili le colline
Non è possibile che tanto amore
in esse venga apertamente
dato
e al tempo stesso dissimulato, anzi
              reso inaccessibile

              Serie senza requie di inaccessibilità
              che pur fa da accattivante
              ingradante tappeto sulla
              più grande breccia demenza desuetudine
              Colline ricche di mille pericoli di morte
              per                   quietamente
              per                   avventato soccorrere
                                                 tra cielitudini
              per                   insufficienza di attenzione a sé –
              di sorte in sorte
              “intralcerà”                 “si defilerà”

 

Da IX Ecloghe (1962), Nautica Celeste

Vorrei renderti visita
nei tuoi regni longinqui
o tu che sempre
fida ritorni alla mia stanza
dai cieli, luna,
e, siccom’io, sai splendere
unicamente dell’altrui speranza.

 

“La poesia c’è comunque: finchè dura il palpito, finchè dura il battito del cuore, finchè dura il ritmo del respiro, mi auguro, mi auguro che duri anche il ritmo del mistero e del non-mistero della realtà, il ritmo della memoria e dell’oblio, della chiarezza e della tenebra che entrano in un continuo vortice di tentativi di comprendersi e comunque danno origine a questa spinta che è propria di tutte le arti, ma della poesia in modo particolare, non perché la poesia sia superiore, ma perché mette in gioco anche la parola. (…) E in qualche momento provo una forte consolazione a sentire che, dopo tutto, quell’io esiste in un tempo delle parole che è fuori dal tempo della storia, fuori dal tempo della memoria e dell’oblio, fuori dal tempo della fisica, fuori dal tempo della filosofia: è un io che non si domanda più nulla, ma che se ha quell’improvviso e breve raggio che funziona, allora dice e scrive qualche cosa e si accorge anche, con grande stupore, che non l’ha detta e scritta soltanto per sé (…)” (Andrea Zanzotto)

Da “Per gli ottant’anni di Andrea Zanzotto”, incontro con Andrea Zanzotto e Enrico Baj condotto da Dino Azzalin il 14 Marzo 2001 presso il Salone Estense del comune di Varese, in Dirti “Zanzotto”, Zanzotto e Bologna (1983 – 2011), Nem 2013, a cura di Niva Lorenzini e Francesco Carbognin. (Pagg. 139 – 143).