Renato Fiorito: commento a “A sciame” di Maria Grazia Insinga (Arcipelago Itaca ed., 2023)

 

 

la grazia è solo quando è troppa:

ecco il solstizio a torre nubia

l’allineamento dei pianeti giove saturno

il biancomangiare nella clausura di mandorle

il loro latte il limone il pistacchio la cannella

l’ape nera il miele ibleo il carrubo secolare

e il padreterno spergiura paradisi

suvvia niente volgarità: ai giuda

beatitudini a noi mala grazia.

*

 

l’episodio pluviale carnico

nella grande provincia ignea

l’estinzione per grazia stromboliana

che rifà la scala temporale geologica:

ed ecco e barriere coralline le prime

ecco i dinosauri gli alieni e noi le dee

*

 

dice che l’ordine nascosto sembra

ancora disordine o che era il disordine

un più nascosto ordine e pareva dicesse

due cose diverse e ne ridevano così forte

così notte che ho fatto un tratto di mare

d’un fiato che ho fatto? e l’ho fatto male

*

 

Maria Grazia scrive la bellezza, Il mare abitato da mostri e sirene, l’isola incantata che si colora di miti. Come Circe prende in ostaggio il lettore e lo fa prigioniero, strega i pensieri e fa nascere il canto; pensieri che ci fanno sentire migliori del destino che ci è stato assegnato e ci portano in salvo dalla barbarie sulla sua piccola zattera che non affonda. Bisogna però rinunciare alla pretesa di un viaggio agevole e  vincere la tentazione di andarsene irritati lasciando il libro alla sua sorte, alla morte per dimenticanza a cui quasi tutti i libri sono destinati, perché l’irritazione passerà presto e tornerà il desiderio di riaprire le pagine e rileggerne i versi, accettando la sfida che è stata lanciata di percepirne il senso dietro l’apparente non senso, la musicalità dietro il ripudio di armonie logiche e sintattiche ormai usurate, decrittare suoni e eufonie che rimandano allo sconosciuto che ci vive dentro e si fa eco del mistero.

I critici di professione sono avvertiti, avranno molto da scrivere e da spiegare, compreso ciò che non hanno capito.  Io no, io non sono un critico, apro semplicemente le braccia a ciò che mi viene donato e apro il cuore all’ascolto, nella speranza che risuoni anche in me la sconosciuta armonia, anzi di essere io stesso musica e saperla tramutare in parole che ne rubino l’euritmia perché anche l’autrice ne senta l’abbraccio e ne sia intenerita.

Ciò che conta è il suono della voce, l’alzarsi e l’abbassarsi dei toni e lo spingere le sillabe sulla risacca dell’anima a misura dell’onda e dei pensieri, lasciarsi dondolare e sentirsi vivi poiché solo questo è il segreto per capire la poesia e, in fondo, per capire tutte le cose.

Qualcuno potrebbe obiettare che abbandonarsi è pericoloso e che a fare il morto a galla si finisce per diventare ramo secco, foglia marcita, e a lasciare troppa libertà alle parole si rischia l’anarchia, ma Maria Grazia risponderebbe che “questa è la lingua complicata dalla lingua della sostanza del giglio… la sua testa in estasi”.

A sciame vanno i versi, nell’apparente disordine dell’assoluta incomprensione, che poi è l’ordine perfetto con cui si muove il mondo e il senso di una vita poetica animata dalla fede nel “canto” come conoscenza e resistenza.

Lo so, tutto questo non è molto per recensire un libro, ma è abbastanza per amarlo.

 


 

Maria Grazia Insinga

Maria Grazia Insinga (Milazzo, 1970), dopo la laurea in Lettere moderne, il Conservatorio e l’Accademia musicale si dedica all’attività concertistica. Docente di Pianoforte presso l’Istituto “Giovanni Paolo II” di Capo d’Orlando, idea laboratori di poesia: nel 2014, “La Balena di ghiaccio” il premio di poesia per i giovani in memoria del poeta Basilio Reale, con l’Assessorato dei Beni Culturali e il LOC, Laboratorio Orlando Contemporaneo; nel 2019, il “Premio Lighea” con l’Assessorato dei Beni Culturali e la Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella. Dal 2016 al 2019 è membro del consiglio editoriale di “Opera prima”, iniziativa diretta da Flavio Ermini. Fa parte del Comitato di Lettura di Anterem Edizioni e della giuria del Premio di Poesia e Prosa “Lorenzo Montano”. Sue poesie sono state tradotte in romeno, francese, inglese, spagnolo e russo. Tra le sue pubblicazioni: Persica (Anterem 2015); Ophrys (Anterem 2017); Etcetera (Fiorina 2017); La fanciulla tartaruga (Fiorina 2018); Tirrenide (Anterem 2020).