Osservatorio Poetico di Sonia Caporossi | Salvatore Bossa

 

*

Ho guardato nello scarto tra me e il passante
scomparso dietro fili d’erba 
a mano a mano che le valanghe 
del suo passo raggiungevano la chimera 
di una spiaggia.
L’ho invidiato, mi sono scandagliato 
fino alle tartarughe sul fondale della testa 
raso d’acqua e capsule 
per comprendere ciò che non sarò mai 
o che posso comprare.
Col tempo si è fatta spazio l’idea 
che ognuno lava la sua cancrena 
nella tinozza di questo pianeta
esausto. Ho pensato che era uno scandalo
e non avrebbe più senso dare alla luce figli
con il debito fra stati 
con la guerra e gli scafisti africani
con la foresta che incendia e l’ultimo ghiaccio
nell’atmosfera è quello tra schieramenti 
rivali al dibattito.
Cosa siamo diventati? 
Che più tramandare!
Non farti trascinare in questa passione
di critica e rinnegamento, ricrea
dallo spargimento necessario, riscriviti
nell’alchimia del tempo, nello zelo che di certo mancherai 
la fotografia perfetta, la cattura dell’ineffabile pappagallo 
che dà colore a queste sbarre, senso 
a questa vita?

 

*

Non pervenuto lui
nube e traliccio a metà
fra la ragione e il corvo –
capriccio della talpa in cerca
dell’ora Oblomov
in cui sfilarsi le scarpe e fissare
il precipizio a una raggiante pastoia
a un esercizio di vita che la breccia
renda quasi feconda
quasi dirimente anello la parola
pervicace, nel rilancio delle pause
dove la tazzina trabocca
di propri lineamenti
su tessuto collettivo
solo lì
dove non c’era nulla
dove non altrimenti
qualcosa poteva nascere
trovava un motivo
e con prudenza lasciava i suoi abiti
a seccare sulla corda del miraggio.

 

*

Aveva atteso il defilarsi dei migliori 
ed era salito sul podio inghiottendo
l’odio, altro pubblico spazzava ora i  
coriandoli, il bambino di suo padre
con la macchina fotografica a dirgli
come sorridere sul gradino più alto
del vuoto – normale dissimulazione
per poter essere grandi.

 

 

Salvatore Bossa è nato a Napoli nel 1990. Esordiente, ha pubblicato racconti e poesie su varie riviste letterarie ed è risultato finalista nella sezione inediti al Premio Montano 2018. E’ indotto a scrivere da una fervida immaginazione associata al bisogno costante di esperire se stesso, di aprirsi a nuove forme.

 

 

Poeta esordiente ma già consapevole quanto a dotazione formale e mezzi espressivi, Salvatore Bossa si fa notare per gli accostamenti semantici associativi, il metaforismo spinto, la libertà connettiva e l’uso accorto di alcuni espedienti tecnici come l’enjambement, elementi che permettono di definirne una poetica personale evidente già dai tre testi inediti qui riportati, all’interno dei quali la riflessione esistenziale emerge come tema fondamentale attraverso una figuralità estremamente coesa e contemporaneamente straniante e spiazzante: basti notare l’uso del verso libero e la spezzatura sintattica utilizzata nel primo testo (un grido di dolore alzato di fronte al dramma dei migranti del Mediterraneo che trapassa nella riflessione sul senso della natura umana) a fare pendant con l’incolonnamento quasi iconografico dell’ultimo testo per capire come la ricerca poetica di questo giovane autore sia già autodeterminata.