Osservatorio poetico di Sonia Caporossi | Dario Zumkeller

 

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Per chi lavora, il ristorante è una caserma di frontiera
non è che una scarpa galleggiante su un fiume-taser a scacchiera.
È uno scafo di storie masticate e sputate
legionari allestiti come bottiglie di vino sulla pista di bowling
e il desiderio di essere l’ultimo a durare, di averlo sempre tosto
tra una sniffata e un whiskey, una rissa e una carezza,
c’è il tempo che perde peso in una lenta certezza.
Il ristorante è un campo di battaglia sopra un lago ghiacciato
nell’assedio dei cavalieri teutonici delle ore 18:00
e sull’insegna è incisa la scritta: “confusi o malati, l’ora non deve
                                                                                      essere perduta”

 

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In fondo a sinistra.
I bagni dei ristoranti si trovano sempre in fondo a sinistra.
In fondo è l’unica strada certa e sicura
di cui nessuno si potrà mai sbagliare, in fondo.
Nei bagni dei ristoranti avviene la piena eguaglianza sociale
dove tutti condividono collettivamente lo stesso posto.
Lo schizzo di pipì fuori dal water non ha status, casta e razza,
e i bagni li puliscono i prigionieri con il gilet.

Il comunismo si trova nei cessi pubblici. (Fausto Bertinotti, 2006)

Ed è per questo che i bagni dei ristoranti si trovano in fondo a
                                                                                                sinistra.
Se Lenin l’avesse saputo prima, sarebbe andato a letto presto.

 

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Cosa ho fatto in tutta la mia vita?
Ho fatto i cappuccini a forma di cuore.

Ho fatto anche altro:
sono stato fermo a lungo
alle fermate delle stazioni
davanti ai binari di puntini sospensivi
e poi sono andato in discesa in picchiata
su enjambement di montagne russe.

Ed ora Margot fatti entrare,
se impennare è alacre
sugli altri dossi al male.

 

Dario Zumkeller, che nel 2013 è stato tra i fondatori del Laboratorio permanente di Poesia, come autore esordisce nel 2016 con la raccolta La Calce di Ulkrum, edita da La Parola Abitata di Enrico Fagnano. Suoi testi sono stati pubblicati nella rubrica La Bottega della Poesia del quotidiano la Repubblica, curata da Eugenio Lucrezi, e sono presenti nelle riviste L’ombra delle Parole di Giorgio Linguaglossa, Inverso di Francesco Manna, Tracce di Pino Bertelli e Offerta Speciale di Carla Bertola e Alberto Vitacchio. Dopo aver partecipato a diversi poetry slam, nel 2017 Dario Zumkeller concorre alla II edizione di StraFactor, il talent show di Sky condotto da Daniela Collu e con giuria composta da Elio, frontman del gruppo Elio e le Storie Tese, Jake La Furia, fondatore dei Club Dogo, e Drusilla Foer, attrice, cantante e sceneggiatrice. Zumkeller vince con due poesie cantate, Vita Talassocratica e Ho perso il mio nome, e si esibisce nella finale di X Factor al Forum di Assago. Nel 2018 partecipa anche alla III edizione di Strafactor, arrivando nuovamente in finale con la poesia cantata I Cieli Grezzi di Ulkrum. Nel 2019 Dario Zumkeller è tra i quindici finalisti selezionati per il contest 1M NEXT, i cui vincitori si sono esibiti nel Concerto del Primo Maggio a Roma. Nel novembre dello stesso anno propone l’iniziativa Napoli, Galleria d’Arte della Poesia Visiva, esponendo una sua opera di poesia visiva sulle bacheche pubblicitarie della città. Nel 2020 l’album musicale La Calce di Ulkrum, realizzato con la produzione artistica di Giuseppe Spinelli, è presente su tutti i digital music stores insieme al nuovo singolo Frutti Marciti. Nel 2021 Dario Zumkeller è ospite della rivista Optimagazine e del programma musicale on line We Have a Dream, ideato da Red Ronnie.

 

 

Nell’ultima raccolta di Dario Zumkeller dal titolo Generazione disfagia continua la satira politico-sociologica del poeta-cantante-performer napoletano, già fattosi conoscere in rete e in TV per le sue incursioni performative al limite tra il dada e il polisenso. Nella prima sezione nel libro, intitolata Camerieri con la valigia di spago, l’autore concentra la propria vis dissacratoria intorno alla metafora del consumismo identificato con l’ambiente innaturale del ristorante, non-luogo in cui si dissolvono identità mangerecce e si delinea la dialettica servo-padrone esemplificata dal rapporto tra il cameriere-sfruttato e il cliente-sfruttatore. Nella seconda sezione, intitolata Precari in domotica, la scienza che studia le modalità più efficienti con cui la tecnologia può migliorare la vita quotidiana degli utenti diviene simbologia del precariato susseguente alla prevaricazione dell’humanum da parte della techne. Lo stile ipermetrico, prosastico ma al tempo stesso lessicalmente ricercato e denso di Zumkeller crea un contrasto indissolubile tra il piano di realtà e quello dell’ideologia, manifestando fattivamente la scissione di cui soffre la società postcontemporanea in cui ci aggiriamo inermi e inebriati dagli specchietti per le allodole che ci vengono diuturnamente offerti, in quanto massa, dai signori della persuasione occulta. L’intento polemico che si legge tra le righe garantisce il sottotesto e rimanda alla lunga tradizione della poesia sperimentale dagli anni Sessanta in poi, con particolare riferimento alla poesia visiva e a quella dichiaratamente olfattiva, se diamo credito al Manifesto relativo a questa nuova tendenza proposto dall’autore qualche mese fa sulle pagine di Critica Impura.