Osservatorio poetico | Alessio Barettini

    

Cercavo di esser testimone
della mia vita che decide di mutarsi
e allo stesso tempo
essere testimone di me.
Accadeva spesso, il desiderio,
e nel timore che adempierlo spegnesse quell’incanto,
quell’attimo immobile,
creavo simulacri infinitesimi
nei posti impervi dei miei giorni
aspettando che la luce, il tempo o i contorni
dell’amore ne disperdessero le tracce.

Così affronto le mie colpe: attendo il resoconto,
ripetendo mille volte la lezione.

*

Tempi
I ricorsi circostanti invocano la loro scia di luce.
Il grande Archeologo, munito di solo caso,
bivacca.
Le tue difese cadono perchè devono cadere.
Estenuato
il rametto che misura il mio passaggio
Conficcato
fra l’inizio e il suo salto
ignora
l’ampiezza da cui discenderà dell’ombra
il segno.

*

Tutte le definizioni sono antiche
e nell’antico io spero, tradito.
E sono laggiù, sotto coltre e coltre, tradito
e patisco ogni tassello che manca
ma accetto questo scarto del senso.

E questo mostro bifronte che è (in) ogni coscienza
conoscenza mostruosa,
si salva, giù, alla baratteria.

Mi tocca camminare sul ciglio
in silenzio
nudo od ornato della vostra attenzione
lungo il disegno che interroga
persino il caso zero che mi indica una via.

E dunque?
Bastava così.
Tranne me.

(Inediti)

Alessio Barettini è nato a Torino nel 1976. Si laurea a Siena con una tesi su Borges e i labirinti nel 2004, e dopo alcuni anni di collaborazione con un giornale locale inizia a insegnare italiano e storia nelle scuole superiori di Torino e dintorni, mestiere che svolge con regolarità dal 2008. Ha pubblicato racconti e poesie su alcune antologie e su varie riviste (FuoriAsse, Achab, Poesia Ultracontemporanea). Da anni svolge varie attività culturali legate al territorio e alla scuola, sia in campo letterario sia in campo storico. Di recente si sta occupando di relazione fra musica rock e letteratura. Una breve selezione di poesie inedite è apparsa su Poesia Del Nostro Tempo, con una nota critica di Sonia Caporossi, di cui di seguito uno stralcio.

    

“C’è un’assoluta spontaneità in queste poesie, un colore vocale rimbaudiano primigenio, ma privo di esaltazione narcisistica anche quando dice io. Si tratta, anzi, di un io permeato di una riflessività profondamente radicata nell’esercizio (che pensiamo quotidiano) del pensiero. Una poesia pensante, più che un pensiero poetante, ma nella sua versione ultracontemporanea; una poesia che prova ancora, dopo tutto questo tempo e tutti questi tentativi, a ricondurre (in modo solo apparentemente semplice e diretto) al cuore dei sentimenti umani.”