Note Psicopoetiche di Valeria Bianchi Mian | Poetry Therapy

 

Se dovessi liberarmi di questo cappotto a brandelli

e andassi libero nel cielo possente;

se non dovessi trovare nulla

ma solo un vasto blu,

senza eco, ignorante

e allora?

(Stephen Crane – 1871-1900 – If I Should Cast Off This Tattered Coat, tr. Dome Bulfaro in Poetry Therapy, teoria e pratica, di Nicholas Mazza traduzione italiana a cura di Dome Bulfaro e Sara Rossetti, edita da Mille Gru, 2019)

Liberarmi di questo corpo: un lapsus visivo che spalanca domande sul senso della vita mi coglie mentre trascrivo le parole – cappotto, liberarmi. Il corpo si presenta nell’immagine mentale e mi sorprende come una veste che vela o cela l’anima, un’anima che brama il volo dello spirito. Per quanto amato, il corpo-cappotto metaforico appartiene al mondo del segno concreto e quotidiano, con i suoi bi-sogni. Ma ecco che il simbolo fa capolino e offre la domanda giusta, “e allora?“, se permettiamo al silenzio e alla vastità di aprirci al nulla fecondo dell’ignoto. Ignoranti, non cerchiamo e non troviamo altro che il senso dello stupore, ma non è catatonia, non è fissità, non è annientamento. Nasce un’interrogazione in forma di stelo di frase, cresce come il filo d’erba… “e allora?”

E allora, da qui, ad esempio: E allora il corpo caduto / cappotto di pelle / nel prato protegge / le nuove zolle. Per dire, ipotizzando in rima il seguito del passaggio di stato, trasmutando la fine in nuovo inizio.

E allora, da quattro settimane siamo in viaggio nel percorso dedicato alla Poetry Therapy su Psicologia.io, Dome Bulfaro e la sottoscritta, insieme a un gruppo di erranti psico-poetesse – e uno psico-poeta – diretti verso Dove, fino a Quando (sei tappe in tutto), desiderosi di liberarci dei cappotti a brandelli per provare a intrecciare versi dai frammenti, rime dai brani, strofe dalle stoffe, da pezzettini di vita che emergono nella pratica Mindfulness, da una meditazione sui cinque sensi, da una proposta creativa che portiamo nel sacco come nutrimento per l’avventura, al contempo conduttori, noi, e – poiché, socraticamente, “sappiamo di non sapere”, proprio come ricordato da Dome Bulfaro durante il quarto appuntamento della serie – nel paradosso aperti alla scoperta, sempre.

Il libro

Da decenni la Poetry Therapy è riconosciuta come valida forma di terapia e la sua efficacia è stata dimostrata in tutto il mondo con diversi tipi di pazienti. Per la prima volta viene tradotto e pubblicato in italiano il libro Poetry Terapy di Nicholas Mazza (Edizioni Millegru, 2019), pioniere e leader nel settore. L’edizione statunitense tradotta nel saggio è quella pubblicata nel 2016, la seconda, aggiornata rispetto alla prima stesura del 2003. Comprende anche una sezione riguardante il modello pratico di terapia poetica, grazie a diversi temi attuali come l’uso dei media e della slam/performance poetry. 

La poesia è in grado di risuonare dentro di noi, riuscendo spesso a far vibrare le corde che ci legano a dolorose esperienze personali. La Poetry Therapy ricerca e trasforma queste assonanze, utilizzando l’antico potere taumaturgico delle parole, scritte da un grande poeta o semplicemente da noi, con l’intento di accompagnarci in un cammino di guarigione. 

Si tratta dunque di una risorsa molto efficace e preziosa per chiunque la pratichi, per gli educatori e ricercatori interessati, per chi si occupa di biblioterapia, scrittura, cura e in generale tutto ciò che concerne l’arteterapia. Per esplorare la rivista dedicata alla Poetry Therapy: *

Il corso

Dome Bulfaro ed io abbiamo condotto il gruppo di partecipanti a esplorare:

  • Che cos’è la poesiaterapia e che cos’è il modello RES introdotto da Nicholas Mazza, con un focus sulla componente R – Ricettivo/Prescrittiva della Poetry Therapy, per poi passare ad una fase di pratica sull’ascolto e sulla percezione, con un momento di Mindfulness per l’ascolto e una pratica di associazione tra poesie e malattie.
  • Abbiamo tracciato una breve storia della Poetry Therapy/poesiaterapia e della poesia in Psicologia e Psichiatria tra metafore e simbologie dell’anima, approfondendo la componente E – Espressivo/Creativa del modello RES e il ruolo della metafora. Abbiamo invitato il gruppo a creare poesia con la lingua e con il corpo, esperienza a più livelli di azione e scrittura, dando spazio a corrispondenze poetiche e letterarie.
  • Abbiamo affrontato la terza componente del modello RES: la componente S – Simbolico/Cerimoniale e il ruolo della metafora, nonché il tema dei sogni e le simbologie onirico-poetiche in Psicoterapia, con una pratica collaborativa. Abbiamo anche analizzato i contesti e i pretesti per fare poesia e poesiaterapia.
  • Abbiamo affrontato il tema della poesiaterapia con neonati e bambini, concentrerandoci sul lavoro poetico con i bambini e i laboratori creativo-espressivi, sulle ninne nanne allopatiche, omeopatiche, olistiche; Scacciapensieri, poesia che colora i giorni neri (Mille Gru) e Favolesvelte (Golem Edizioni).
Prossimamente, affronteremo tante pratiche: 

Nuovi linguaggi e antichi strumenti: di penna, di palco, di schermo. Armi e bagagli del Matto, la Tarot Poetry e l’utilizzo dell’immaginazione attiva, la via regia di Carl Gustav Jung (progetto Tarotdramma, Tarot Therapy Italia). Scrivere per sé o per l’altro (entrambi) in età adolescenziale. Esperienza creativa con Dome Bulfaro: poetry slam e il suo ruolo nella Poetry Therapy e tante altre proposte esperienziali.

Un periplo in sei tappe,

una mappa per approcciare

la cura poetica.

La cura poetica