Note Psicopoetiche di Valeria Bianchi Mian | Dorothy Porter
La maschera di scimmia | The monkey’s mask
di Dorothy Porter
SONO DONNA
Non sono tosta
né stravagante né stoica.
Crollo
dopo vino, sesso
o discorsi profondi.
Le strade mi deprimono
quando si svuotano
sono donna
mi spavento.
*
I’M A WOMAN
I’m not tough,
droll or stoical.
I droop,
after wine, sex
or intense conversation.
The streets coil around me
when they empty
I’m female
I get scared.
*
Non è timore del pericolo, non è depressione per l’assenza di indizi utili a risolvere il caso, non è debolezza nell’inganno, quando il seno di una donna incontra il seno dell’altra – “Sono o non sono la più bella scopata della tua vita?/ il mento di Diana sulla mia coscia / i suoi occhi mi fanno arrosto” (La più bella scopata. pag. 81) – non è tremore quando “il fantasma di Mickey cammina / in questa pioggia tropicale / si dondola tra i rami del fico / la sua voce / brilla verde e umida / s’è fatto tetro / sfoggia una maschera di scimmia” (La maschera di scimmia, p.300).
Il sentimento che permea ogni fibra di Jill Fitzpatrick è la resistenza coraggiosa di fronte alle difficoltà, non tosta ma umana, è l’accogliere ogni sfida come strumento per imparare a fare i conti con la vita. Anche quando la vita, di poetico, non ha proprio niente.
“Jill” sfida lo specchio: “quanto fegato hai?” (Rogne, pag. 9)
La detective è coraggiosa, nonostante la paura.
La donna osa, nonostante la caduta nelle trame dell’amore:
“ti voglio, rogna / on the rocks”.
*
I want you, trouble
on the rocks.
*
Ma chi sono Jill, Diana, Mickey, e ancora Bill, e Nick, e tutti i personaggi del libro? Chi si cela sotto le illusioni scimmiesche, dentro le ombre delle relazioni umane, affettive ed educative ne La maschera di scimmia di Dorothy Porter?
Il pluripremiato giallo in poesia è situato senza dubbio nella top ten delle mie sillogi preferite. Un capolavoro assoluto per chi, come me, fa l’occhiolino al mondo del noir, del mistero, della suspense, e al contempo osserva, ammira, adora la poesia.
*
Mickey’s ghost walks
in this tropical rain
she swings in the fig trees
her voice
glistens green and wet
she’s growing dark
she’s wearing a monkey’s mask.
*
Mickey è un’adolescente come tante, una fanciulla che scrive “poesia vittimista” (pag. 123). “Alcune scritte per le lezioni di Diana / altre le abbiamo trovate nascoste / in camera sua.”
Jill è un’investigatrice privata e ha un incarico: trovare Mickey. Ruoli sociali e ambizioni personali, poeti narcisisti che declamano i propri versi sopra il palco di un locale notturno, il mondo ombroso degli studenti di Letteratura, il romanticismo sognante di una ragazzina che non è più tornata a casa: “è così che cominciano le poesie?” (pag. 166) – si domanda Jill, lei che di quel regno idilliaco non conosce le strade contorte. Lei che è tutta muscoli, pronta a perdere la testa per chi sa affascinarla con le parole.
Le maschere civettano, si muovono serpentine tra le pagine, svelando lentamente l’astuzia venefica che irride la detective dietro i sorrisi, le identità poliedriche dietro un tripudio di “versi scelti” (pag. 183). L’avventura di Jill nell’universo delle letture poetiche non farà di lei un’amante del genere: “A questa presentazione di libro / ti paghi da bere / al bar. / e ascolti l’autrice / e la sua migliore amica / e l’editore / fare lunghi discorsi / lo stomaco mi brontola / “Lou, e le patatine?” (Niente patatine, pag. 95).
“Una tazza di caffè / un pacchetto nuovo di sigarette / e i piedi sollevati / blandizie per / affrontare / i Versi scelti di Bill / nemmeno un doppio whisky / potrebbe aiutarmi a finire / questo poema del cazzo / in ventitré parti. / Dio scoperto in un giardinetto / quando Bill era pieno / di dubbi e brufoli / amico mio dovremmo scambiarci / le esperienze mistiche” (Versi scelti, pag. 185).
Nel ballo in maschera dell’indagine, l’unica ad accogliere l’illusione delle proiezioni è proprio Jill, la cui debolezza sfacciata riguarda forse il tuffarsi clamorosamente con tutta se stessa proprio dentro il buio – “mi farà a pezzi” (pag. 281) – per emergerne più forte: “Quello che le femmine sanno / quello che le femmine riescono a fare.” (Quello che Diana mi ha insegnato, pag. 293).
La società della poesia, il territorio dentro il quale Jill si muove durante la sua indagine, è decisamente mascherata. Le cose non sono mai come appaiono nei raduni poetici, nei gruppi di lettura, nei reading mondani. Odio, animosità e dispetto circolano sempre più vorticosamente, svelando la tragica fine di Mickey.
Trecento e quattro pagine di poesia nera. Da quando l’ho incontrata, non smetto di ammirare Dorothy Porter. Nella mia mente si fa strada un romanzo in versi, e davvero questa potrebbe essere la mia personale sfida per il futuro (lo dico perché ho da poco terminato la stesura del mio secondo noir, in via di pubblicazione) Può sembrare bizzarro scoprire l’elemento poetico nella trama di un’indagine, o viceversa, seguire i versi alla ricerca di una persona scomparsa, nella passione carnale di una detective australiana lesbica. Nel mondo della poesia una giovane è morta, ed è poetico l’intreccio che non ti aspetti, è poetica la violenza del testo, è il genio che afferra una poetessa e arriva a noi come uno schiaffo.
Dorothy Porter (1954-2008) è stata una poetessa australiana. Tra le sue opere: Akhenaton, Driving too fast, Other Worlds, What a piece of Work, On Passion e altre opere poetiche con le quali trova il modo di intrecciare la narrativa al verso.
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