Il pensiero emotivo di Carlo Giacobbi | Nota di lettura su <<Porto franco>> di Giuseppe Martella (Arcipelago Itaca, 2022)
L’opera in commento si articola in due sezioni: <<Gran Canaria>> (pp. 11-25) e <<L’ora bruna del presentimento>> (pp. 29-51). Alle partizioni di cui s’è detto Martella antepone la lirica <<Per ipotesi>>, la quale, a guisa di prologo, contiene in nuce i referenti semantici o contenutistici dell’opera complessivamente intesa, nonché – se così si può dire – le atmosfere emozionali che connotano il dettato.
Per ipotesi
Ma sì, ma quando, ma poi,
se tutti noi
fossimo presi per incantamento
e trasportati indietro e poi in avanti
fuori del tempo e dentro,
presi e sorpresi dai futuri istanti
indifesi
e prendessimo le cose con i guanti
al fine,
e oltre il confine dell’io ce le spartissimo
spezzando il pane insieme,
finalmente, dimenticando Iddio.
La poesia incipitaria muove da una sorta di balbettio della voce (cfr. p. 7, <<Ma sì, ma quando, ma poi, / se>>) che introduce ex abrupto il lettore nell’area del congetturale, dell’ipotetico appunto, rafforzato dall’uso dei congiuntivi (fossimo; prendessimo; spartissimo), secondo l’apparente schema consecutivo protasi-adoposi del periodo ipotetico.
Schema apparente, s’è detto. Infatti, come è dato leggere, la pronuncia, che pure evoca il condizionale quale proposizione reggente della locuzione ipotetica, non si conchiude in esso ma resta taciuto, sospendendosi in una sorta di aposiopesi.
Ebbene, tale accorgimento retorico, è indice di quella poetica del vago e dell’indefinito di leopardiana memoria, che informa di sé il corpus lirico del Nostro; questi, non a caso, quasi rapito da rêverie, da quell’incantamento ripreso tel quel dal sonetto dantesco (cfr. <<Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io / fossimo presi per incantamento>>), cala il fruitore dei testi in spazi dalla substantia aerea e quindi, amorfa, sfumata, evanescente.
Ne sono prova le locuzioni verbo-aggettivali costituenti il leitmotiv dell’opera (p. 11, <<trasparente è l’aria>>; ib. <<azzurro che scema nel celeste>>; p. 12, <<E la figura nell’ovunque luce / svanisce>>; p. 13, <<e sfumare sfumare dimenticare / annegare le forme nei colori>>) le quali, come s’è dato conto, richiamano la mescidanza o assorbimento dell’una cosa nell’altra, come del resto dimostrano anche le strutture chiastiche utilizzate, indicative della commixtĭo in parola (cfr. p. 16, <<Spuma nell’acqua, aria / spuma nell’aria, acqua>>).
Anche i dispositivi iconici – correlativi dello stato emotivo dell’io-lirico – sono coerentemente connotati da caratteri di labilità (nel senso di fuggevolezza, vaghezza) descrittiva (cfr. p. 51, <<un miscuglio di verde e di arenaria / di sogno e aria e sogno e ancora /e ancora e ancora>>, dove il polisindeto enfatizza ed espande, nella dimensione spazio-temporale, lo sperdimento onirico del poeta).
Tornando al componimento d’esordio (cfr. p. 7, cit.), la terza plurale in cui sono declinati i verbi, nella sua onnicomprensività (ib., <<tutti noi>>), universalizza il messaggio; esso viene esteso – contrariamente al sonetto dantesco che pertiene alla più ristretta cerchia delle figure amicali e amorose ivi evocate – alla totalità d’un consorzio umano che si vorrebbe capace, nelle individualità di cui consta, di realizzare quella henosis che postula il superamento dell’io (ib., <<oltre il confine dell’io>>).
E ciò nell’ottica d’una koinonia che pur richiamando il gesto eucaristico (ib., <<spezzando il pane insieme>>) si vuole laica, terrena, aconfessionale (ib., <<finalmente, dimenticando Iddio>>), in ogni caso idonea a bilanciare, per quanto possibile, l’effetto disgregante del tempo, l’incombere dell’evento estintivo.
Già nella sezione <<Gran Canaria>>, pure dominata da luminosità e diffuso albore (cfr. p. 15, <<bianco splendente>>; p. 22, <<luce e luce>>), il poeta accenna ai temi – dai cromatismi certamente umbratili – del montaliano <<maleterno vivere a quattrocchi / con la morte>> (cfr. p. 20), della <<misura del respiro, finché dura>> (cfr. p. 25), di un’esistenza dunque minacciata – come si evince dal titolo della seconda sezione <<L’ora bruna del presentimento>> – dalla presa d’atto che <<viene sera prima o poi>> (cfr. p. 29).
In detta seconda partizione, il dettato di Martella, sembra farsi redde rationem del proprio vissuto (cfr. p. 33, <<i nodi / che vengono al pettine>>; cfr. p. 37, <<sorvolare con lo sguardo / tutta la mia vita>>); il ricordo attualizza gli affetti primigeni e amorosi (il volto della madre che, con stilema leopardiano, <<sovviene>> (cfr. p. 30) e <<la mia sposa>> di p. 31) velati d’una malinconia da <<fine della festa>> (p. 33), dal percepirsi in quella condizione limbicola o liminare (cfr. p. 30, <<sulla soglia del niente>>), in quella metaxu che è presentimento del trapasso, di un <<dunque>> (cfr. p. 35) connotato da incertezza identitaria (ib., <<non so chi sono>>).
Lo sperdimento onirico delle prime liriche diviene timore dello smarrimento, una sorta di horror vacui; l’io-lirico si avverte sul punto di <<perdersi / nei meandri d’un labirinto / senza centro>> (cfr. p. 48) in <<vaneggiamenti / di vecchio>> (cfr., ib.) legati alla riflessione sull’esistenza intesa come durata e, dunque, inevitabilmente <<misura>> (cfr. pp. 41-42) che intercorre tra <<la culla e la bara>> (p. 45).
Giuseppe Martella è nato a Messina e risiede a Pianoro (BO). Ha insegnato letteratura e cultura dei paesi anglofoni nelle Università di Messina, Bologna e Urbino. I suoi studi riguardano in particolare il dramma shakespeariano, il modernismo inglese, la teoria dei generi letterari, il nesso fra storia e fiction, l’ermeneutica letteraria e filosofica, i rapporti tra scienza e letteratura, e tra letteratura e nuovi media. Dopo essersi ritirato dall’insegnamento, da alcuni anni, si interessa anche di poesia italiana contemporanea, collaborando con saggi e recensioni a diverse riviste cartacee e on-line. Una sua poesia inedita, Kenosis, è risultata finalista al premio <<Lorenzo Montano>>, 2020. Altri inediti sono già apparsi su <<Il giardino dei poeti>>, <<Versante Ripido>>, e la sezione Instagram di <<Poesia Blog Rainews>>. Porto franco è la sua opera prima in versi. Fra le sue altre pubblicazioni a stampa: Ulisse: parallelo biblico e modernità; Bologna, CLUEB, 1997; Margini dell’interpretazione, Bologna, CLUEB, 2006; G. Martella – E. Ilardi, History. The rewriting of History in Contemporary Fiction, Napoli, Liguori, 2009 (in duplice versione: Inglese e Italiana); Ciberermeneutica: fra parole e numeri, Napoli, Liguori, 2013; Tecnoscienza e cibercultura, Roma, Aracne, 2014.
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