Angoli di Poesia di Luca Ariano | Inediti di Luca Mozzachiodi

   

Luca Mozzachiodi dopo Le strade di Gerico e L’arte della sconfitta, procede nel suo percorso poetico con Tempo stellare, raccolta dalla quale sono tratte queste tre poesie inedite. Lo stesso autore, in una prefazione scritta da se medesimo, ci avvisa su che tipo di poesia ci troviamo davanti: “Non è questo dunque un libro delle cinquanta pacifiche liriche da aprire all’occorrenza, vi troverà molto poco conforto, credo, ai propri pregiudizi anche il lettore complice di vizi letterari e di tutti gli scacchi che vi sono rappresentati spesso emerge lo scacco della poesia. Non però nel senso dell’ineffabilità che non mi ha mai convinto, né tantomeno nella doppia mistica della parola poetica e del silenzio, che ho sempre ritenuto paccottiglia nella maggior parte dei casi e che sta per fortuna scomparendo mano a mano che il novecentismo postsimbolista perde di centralità e scompare nelle sue forme volgari.” Come appare ben chiaro da questo estratto, non si tratta di poesie consolatorie, ma, coerentemente con il suo progetto poetico, di poesie che descrivono un disagio sociale e una certa condizione odierna. La raccolta corposa affronta varie tematiche, ma qui ci limiteremo a dare alcune dritte in merito alle poesie proposte. Nella prima, appare evidente il ruolo del poeta, dell’intellettuale nella società contemporanea che quasi si sente bistrattato, relegato ai margini, nonostante l’autore creda fortemente nel ruolo dell’intellettuale novecentesco alla Pasolini, Calvino e Fortini (non a caso Mozzachiodi ha studiato e approfondito in ambito accademico l’opera poetica di quest’ultimo e non solo): “Da ragazzo ho scritto anch’io le mie, / sugli dei e sugli eroi, ma ora sole / conserverei tra tutte quelle d’amore, / Perché nessun dio né eroe ha salvato / quel mio amore di allora dal turno di notte. […]” Il poeta  si deve scontrare con la dura realtà contemporanea in cui la poesia, i sogni e gli ideali sono relegati ai margini, Mozzachiodi infatti, in questa poesia, (Da ragazzi scrivevamo poesie) fa anche i conti con la storia e con brevi salti temporali riportandoci in altre epoche. Nella seconda poesia Sentimenti delicati, il poeta osserva accanto a lui il dolore di tante persone e un piccolo momento, forse privato, diventa metafora di una condizione umana oggi sempre più frequente e allargata: “Spesso la voce si rompe e gli occhi stanno bassi / se al tavolo vicino si scorge chi racconta / un dolore non suo nel commercio di carne / e di nuovo, nel bicchiere relapsi, con quale pietà ci hanno benedetti? […]” Nessuna forma di religione può dare conforto, ma profonda è la pietas verso le persone in questi versi che dovrebbero essere non solo dei poeti, ma di tutti gli uomini, così come velata la denuncia di una certa superficialità nei sentimenti: “I battezzati per forza, i per forza morti / non dormono nei vecchi cimiteri / sotto i grandi larici, non piangono / lungo i canali delle città del nord / come allungati salici per foto da turisti. […]”

Fine del comunismo può apparire, fin dal titolo, una poesia “novecentesca” legata alla caduta delle ideologie, alla fine di un’epoca dopo la caduta del Muro di Berlino e la dissoluzione dell’Unione Sovietica, invece, con molta attualità, ci proietta nell’oggi, non tanto alla fine di un’ideologia, di un periodo storico, ma alla fine di un certo modo di comportarsi, di sperare, di sognare un mondo migliore, di lottare per un futuro equo e solidale: “Vita è finché c’è da cambiare / il mondo intero o quello che ne resta. / Risuona molto chiaro tutto questo, / compro anche io le luci della festa.[…]” L’omologazione pare aver appiattito tutto, spesso ci si è adagiati, non si ha avuto la forza di opporsi, di lottare e non rimane che accettare l’impietosa sconfitta: “La verità è che non ho alzato un dito / al giusto tempo, do l’assalto ai treni senza armi, / prendo palazzi in sogno alle nove del mattino; / non ho che tutta una vita a frenarmi.” Come scritto un precedenza, numerosi altri sono gli spunti presenti in Tempo stellare che ci auguriamo di poter vedere presto in stampa e di poter scrivere in maniera più approfondita sull’intero corpus poetico.

  

  

DA RAGAZZI SCRIVEVAMO POESIE

 

The stars are dead. The animals will not look.
We are left alone with our day, and the time is short, and
History to the defeated
May say Alas but cannot help nor pardon. (W. Auden)

 

Da ragazzi scrivevamo poesie,

abbiamo intrecciato versi sulle gesta antiche

con le regole apprese nelle scuole

dove le carte non segnavano mai

le gesta del nostro tempo.

 

Abbiamo letto anche, a volte, quelle scritte

da altri poeti per altri tempi, si dice,

più tragici dei nostri; ma i libri

li abbiamo letti con impazienza e sbagliando

li abbiamo letti come erano scritti, per altri.

 

Ho sbagliato anche io a leggere da ragazzo

e quando si ruppe il fronte di Teruel sbagliai anche la mira

sparando tra gli olivi al vicino di casa.

In tanti allora non sbagliavano già più,

i figli dei padroni in discoteca, i turisti al caffè correggevano.

 

Anche i poeti ai caffè leggevano

alte parole che volano sotto bassi soffitti,

luci divine intorbidite nel vino della casa,

Morte e Vita e Amore e Genesi e Tramonto a due euro,

la Storia, a cinque, non si faceva pregare.

 

Molti anche me hanno visto andare,

ma meno erano con me al ritorno

premendo sulle suole bagnate.

Nella tasca buona del cappotto le poesie

che anche allora sbagliavamo a leggere.

 

Da ragazzo ho scritto anch’io le mie,

sugli dei e sugli eroi, ma ora sole

conserverei tra tutte quelle d’amore,

Perché nessun dio né eroe ha salvato

quel mio amore di allora dal turno di notte.

 

Le poesie che abbiamo scritto da ragazzi

sono finite in un libro o in un cassetto,

le gesta del nostro tempo sorridono infine

dalle carte come un invito: asciugati le scarpe,

dovrai andare dove si è rotto il tuo fronte.

Anche di là tra i padroni stanno tanti di quelli

che da ragazzi con te hanno scritto poesie.

 

 

SENTIMENTI DELICATI

 

Spesso la voce si rompe e gli occhi stanno bassi

se al tavolo vicino si scorge chi racconta

un dolore non suo nel commercio di carne

e di nuovo, nel bicchiere relapsi,

con quale pietà ci hanno benedetti?

 

I battezzati per forza, i per forza morti

non dormono nei vecchi cimiteri

sotto i grandi larici, non piangono

lungo i canali delle città del nord

come allungati salici per foto da turisti.

 

Ci vuole scarso coraggio ad essere altruisti,

qui seduti alla mia birreria.

Troppo poco vollero inglesi selve il vecchio pittore,

troppo batterono lei l’altra notte sola al parcheggio.

e a me pagare il conto dell’amore.

 

Poi dall’altro angolo le arriva una sigaretta

e tu sei stato tra quelli del così sia

che hanno offerto il collo.

In fretta ingollo, roco, questa sublime

sorsata d’acqua che alimenta il fuoco.

 

 

FINE DEL COMUNISMO

 

Vita è finché c’è da cambiare

il mondo intero o quello che ne resta.

Risuona molto chiaro tutto questo,

compro anche io le luci della festa.

 

Siamo invecchiati con più precise speranze,

risparmio di più la rabbia e molti con me

mestamente si dicono felici

nella quiete delle nuove stanze.

 

La verità è che non ho alzato un dito

al giusto tempo, do l’assalto ai treni senza armi,

prendo palazzi in sogno alle nove del mattino;

non ho che tutta una vita a frenarmi.

   


Luca Mozzachiodi

Luca Mozzachiodi (Genova 1992); nato a Sarzana (SP) vive e lavora a Bologna, dove attualmente svolge lavoro di ricerca per l’Università nel campo della letteratura contemporanea e della storia degli intellettuali. Ha pubblicato il poema Le Strade di Gerico (Serra Tarantola 2013) e la raccolta L’arte della sconfitta (Qudulibri 2017) e curato l’antologia di poesia contemporanea Voci di Oggi (Istos edizioni 2017). Come critico e saggista ha scritto su Bibliomanie, Versante Ripido, Midnightmagazine, Il Manifesto In rete, Atelier, Dynamopress, L’Ulisse, Nuova Ciminiera e L’Ospite ingrato. Si è occupato di autori quali Pavese, Ranchetti, Fortini, Solmi e Giudici, e di problemi di teoria poetica e di sociologia della letteratura. Membro della Società di mutuo soccorso Ventipietre e collaboratore del centro Studi Franco Fortini e dell’Associazione Manifesto in Rete, ha scritto anche di storia del movimento operaio e di problemi di teoria politica.