Angoli di poesia di Luca Ariano | Giampiero Neri, Teatro naturale (Edizioni Ares, 2024)

 

 

Le Edizioni Ares negli ultimi anni hanno pubblicato le ultime raccolte di Giampiero Neri ed ora viene ristampato Teatro naturale con un’introduzione di Maurizio Cucchi. Teatro naturale nella sua prima edizione uscì nel 1998 presso “Lo Specchio” Mondadori e raccoglieva le opere edite in precedenza. Cucchi, nella sua introduzione, fa un breve excursus del percorso poetico di Neri avvenuto nel 1976 grazie a Giovanni Raboni con L’aspetto occidentale del vestito nei “Quaderni della Fenice” da lui diretti. Anche Giancarlo Majorino colse subito l’originalità della sua poesia pubblicando alcuni suoi testi nella rivista “Il corpo”. A Majorino è dedicata una poesia presente in L’aspetto occidentale del vestito: “Corso Donati, il metrò / scava diverse gallerie ai giardini /radici che non dissero inutilmente / le ossa di qualche romano in provincia / e una valigia di fibra /
la ferrovia della stazione Nord, / ora non ricordo tutti i particolari / un tempo passato corre via dietro gli alberi.” Questa poesia è esemplare per quanto concerne alcuni aspetti della poetica di Giampiero Neri che saranno presenti non solo in questo libro, ma in varie sue opere, come ad esempio Corso Donati, i luoghi fisici sempre ben definiti, così come il contrasto tra presente e passato. In questo caso il riferimento è al Metrò, contrapposto ai resti archeologici, alle ossa di qualche romano del passato che riaffiorano, per poi ritornare alla modernità di un luogo presente come la stazione Nord. La Storia con la S maiuscola percorre tutta la poesia di Neri e numerosi sono i personaggi realmente esistiti, dal celeberrimo Professor Fumagalli (qui ancora in nuce), all’architetto Terragni la cui figura ritorna spesso nei suoi versi. Non solo personaggi storici, ma anche scrittori come Fenoglio, l’amato Fenoglio del quale spesso Neri ha scritto e parlato non solo nei suoi versi, ma in conferenze ed interviste oltre a protagonisti di romanzi come il manzoniano Don Rodrigo sempre descritto con un tocco quasi epigrafico di certe poesie di Neri: “Dove sorga il palazzotto di Don Rodrigo / mi stavo domandando, nel film / nella strada quasi deserta / fiancheggiata da case basse / continuavamo a guardare.” Ed ecco i luoghi della storia che si mescolano alla Letteratura e alla riflessione filosofica, quasi gnomica, con le sue sentenze che Giampiero Neri evoca spesso. Non solo ci sono i personaggi della storia, ma anche le persone incontrate e gli animali sempre osservati e descritti: “La civetta è un uccello pericoloso di notte quando appare sul suo terreno / come un attore sulla scena / ha smesso la sua parte di zimbello. / Con una strana voce / fa udire il suo richiamo, / vola nell’aria notturna.” Animali, luoghi, oggetti, però anche edifici dove è passata la storia che diventano racconto di vicende personali, o di grandi eventi che hanno attraversato la vita del poeta o dei quali è stato testimone: “La facciata era sicuramente liberty. / Come onde apparivano i balconi / verso il lago, / in parte nascosti dagli alberi. / Nella casa che è stata abbandonata / cigola la porta non chiusa, della vecchia proprietà /non si hanno notizie da tempo. / È rimasto nel quadro alla parete / un documento del ’43, / un attestato che la signora è cittadina straniera / sotto la protezione del Consolato.” (Villa Nena). Questa poesia è un altro testo chiave del modo di narrare di Giampiero Neri dove il confine con il racconto in prosa è sottile, ma in pochi versi tratteggia una storia, pare quasi uno scatto fotografico o di una cinepresa. Il tono è sempre pacato, come sottolinea Maurizio Cucchi nella sua introduzione. Giovanni Giudici così ebbe a scrivere: “La laconicità opposta alla chiassosa retorica, una governata economia del discorso come antidoto alla pletoricità, alla violenza e ai mortali veleni del circostante reale”. Mai definizione fu più azzeccata per definire non solo la poesia di Neri, ma anche il suo carattere ed il suo modo di accostarsi al mondo e alla scrittura. Il tempo è un elemento fondamentale nei testi del poeta lombardo che Umberto Fiori ha così messo in evidenza: “Il tempo verbale caratteristico della narrazione – vero marchio di fabbrica dell’autore – non è il passato remoto (o il presente storico) del romanzo e del racconto: è l’imperfetto. Cose e persone si muovono per lo più in un passato indeterminato, che torna e si ripete come quello del mito. Gli eventi di cui si parla non sono accaduti, non accaddero, non accadono: accadevano.” 

In un’intervista di Luca Fiore nella qualche gli veniva chiesto della definizione di “Maestro in ombra” (dal saggio di Alessandro Rivali) e chi fosse Giampiero Neri così rispose: “Uno scrittore, innanzitutto. Che scrive in prosa, ma cerca la poesia della prosa. E l’ha trovata in Manzoni, Tolstoj, Svevo, Melville… Lì c’è la poesia. Ma Paul Celan diceva anche: “Io non vedo alcuna differenza di principio tra una poesia e una stretta di mano”. Dopo un’affermazione del genere, tutta la grammatica poetica va a farsi benedire. Non può essere quella cosa per cui a un certo punto si va a capo. È altro. La poesia non va a capo. È un momento soprattutto di verità. E chi scrive cerca la verità, la sua verità… Che non è poi così lontana. Ma non è sui libri, di storia soprattutto. Non è sui giornali. Non è nei discorsi politici. Lì ognuno tira l’acqua al suo mulino. Ma noi? Verso dove andiamo? Verso quale mulino? E da chi andiamo? E per che cosa? Per chi e perché?” Teatro Naturale oltre a L’aspetto occidentale del vestito comprende Liceo, Dallo stesso luogo, Altri viaggi in cui la poetica di Neri si manifesta in tutta la sua efficacia: “In quella parte del campo / vicino al deposito di legna / si era levata una figura indistinta, / come una macchia più scura / nel buio della sera, / sembrava un cane che volava sopra i tetti.” (Figura) La ristampa di questo libro rimette in commercio e in circolo un libro diventato un classico non solo nell’opera del poeta stesso, ma della poesia del Secondo Novecento.

 

 

 

La Pavonia maggiore o Saturnia
la farfalla Atropo ed altre specie notturne
sono un notevole esempio di mimetismo.
Si adattano in parte all’ambiente
per il colore più scuro e intenso
grigio bruno sulle ali
ma anche per i continui segni
che vi ricorrono in forma di cerchi
e nel modo uguali.
All’origine di questi ornamenti
si incontra una simmetria,
uno schema fissato in anticipo
muove insieme chi cerca
e chi ha interesse a non farsi riconoscere,
una corrispondenza alla fine.

 

 

L’osservatore si orienta su alcuni particolari. Il colore delle foglie o la presenza di effimere sulle rive dei torrenti. Strani insetti che hanno breve vita, come dice il nome.
Verso il centro della riserva sta il falco rosso, cacciatore notturno. Durante il giorno è nascosto, ma qualche volta attraversa una valletta o una radura, molestato dai passeri.

 

 

Pesce d’acqua dolce

 

Lavarello è il nome lombardo di un pesce che vive sul fondo del lago. Ha la testa piccola, come di chi deve pensare poco. Ma per la forma si adatta alla profondità. Il colore è bianco argento. Sta nei confini dell’acqua scura, fredda e si suppone pigro e pacifico.
Sul banco del pescivendolo si vede qualche volta, il corpo coronato dal rosso vivo delle branchie.

Quella strana colonia
di rari villeggianti
era dispersa.
Dei loro campi di tennis
e vani conversari
era rimasto un eco di saluti notturni
di biciclette che si allontanavano

 


Giampiero Neri (Erba 1927-Milano 2023) è uno dei grandi poeti italiani del nostro tempo. Dopo l’Oscar delle poesie (Mondadori, 2007), ha pubblicato Paesaggi inospiti (Mondadori, 2009), Il professor Fumagalli e altre figure (Mondadori, 2012), Via provinciale (Garzanti, 2017) e Antologia personale (Garzanti, 2022). Nel catalogo Ares la quadrilogia: Da un paese vicino, Piazza Libia, Un difficile viaggio e Un insegnante di provincia, nonchè Ritorno ai classici, libro di conversazioni con Alessandro Rivali, con cui ha dialogato anche per la stesura della sua biografia Giampiero Neri, un maestro in ombra (Jaca Book, 2013).