A tentoni nel buio di Paolo Polvani | Tu sei come una fanfara lontana che mi dice vieni alla festa della vita. Note di lettura a L’intero senso, di Rossella Tempesta (Delta tre edizioni, 2023)
Ogni raccolta di poesia rappresenta un’esperienza di viaggio che contempla varietà di geografie, ma anche paesaggi e passaggi esistenziali, racconti che investono l’intero senso e la complessità dell’autore, e ogni esperienza di viaggio lascia un’impronta, si caratterizza per una sua peculiarità.
La raccolta di Rossella Tempesta è in realtà un florilegio da precedenti raccolte, una scelta ragionata di pregresse esperienze poetiche. L’impronta che lascia nel lettore, almeno in me in quanto lettore e viaggiatore, è l’intensità della luce.
Mi ricorda le molteplici esperienze di viaggio, di quando, rientrando a casa all’alba, in treno o in autobus, riconoscevo l’improvvisa intensità della luce che caratterizza la Puglia, una particolare vividezza, una forza che investe il paesaggio e lo fa vibrare. Nei versi di Rossella riconosco quel tipo di intensità, e quella particolare vibrazione che riversa elettricità e vigore sul panorama circostante.
Ci sono alcuni testi i cui attacchi risultano di una luminosità accecante, per esempio: “Guarda che io la amo pazzamente / questa vita / e lo dico a tutti: ho una vita bellissima”, e ancora: “Senti come strepita solitudine nel piccolo letto!”, o questo, che è un vero manifesto della gioia di vivere: “Tu sei come una fanfara lontana che mi dice vieni alla festa della vita”. “Il miracolo è l’alba, quella è lo slargo dell’occhio inabissato nella notte”.
La luce sprigionata dai versi non dipende semplicemente da una disposizione d’animo indirizzata alla gioia, perché la raccolta trae spunti notevoli da situazioni e sentimenti dolorosi: il senso di abbandono, l’affettività bloccata, la sensazione di inadeguatezza; per esempio in questo inizio di poesia: “Io non parlo d’altro credo che dell’andare triste per le ore, del tempo, vuoto delle tue parole”, come anche in altre poesie dove la cupezza del sentimento domina i versi; ebbene anche lì, si dispiega una luce particolarmente intensa: “Anche tu battezzi forza la mia pena / e splendore degli occhi / il chiarore del pianto”.
Credo che la luminosità scaturisca da una naturale predisposizione, sia un portato in parte legato alla geografia, alle estati trascorse nel bagliore accecante e nel frinire assordante delle cicale, e dipenda anche da un sapiente dosaggio lessicale: la poesia è strofinare tra loro le parole nel tentativo che scocchi la scintilla, che la luce sprizzi, e quando il lettore s’imbatte nella fanfara che invita a partecipare alla festa della vita, è come se fosse investito da un improvviso fragore di luce. Inoltre contribuisce l’abilità con cui il respiro del verso si allarga e si restringe; forse si tratta di quanto entri nella poesia della fisicità dell’autrice, della sua vitalità, e forse anche delle sue esperienze nella danza classica; infine gioca un ruolo decisivo una naturale tendenza all’entusiasmo, quello speciale stato di grazia così importante nella poesia e nella vita: “La rappresentazione di quel fervore impareggiabile che è — specie arcaicamente tutto insieme — religioso e poetico, musicale e profetico, trascendente e mai come in altri momenti confitto nel corpo” (citazione da Una parola al giorno).
Ogni viaggio, per quanto illuminato dalla luce del sentimento e dalla varietà delle esperienze, si lega a un particolare luogo, si caratterizza per quella individuazione geografica. Con particolare acume Carlo Di Legge nella prefazione sottolinea: “Il gusto sensuale dei nomi rientra nell’amore per la vita e l’esperienza, si presenta la toponomastica perché fa poesia, per dire che quel momento si salva se inteso come un impossibile ritorno, dunque no, non si salva, ma resta, è proprio in quel luogo, nel “qui” sta l’“adesso”; espressione, ancora, di cosa? Ecco, come dicevo – “la via Emilia sembra un mare dentro… / eppure io non saprei / come si vive sospesi dal dolore… Io sento il petto sotto croci a migliaia…” (p. 16)”.
Il titolo della raccolta è L’intero senso, e la dedica iniziale ai figli costituisce un primo indizio per individuare in quale direzione si diriga. Ulteriori versi sembrano confermare questo indirizzo: il senso di un radicamento, di una tensione a fondersi con persone e luoghi, a riconoscersi all’interno di sentimenti che fanno e portano bene: “Che l’intero senso / era nella casa, alla partenza / salutata brevemente”.
Dunque amore per i luoghi, per le persone, per i sentimenti che fanno vibrare di gioia, e quindi per i propri figli: “Dietro la porta si schiuderanno i loro visi piccoli / i sorrisi gorgoglianti a pochi denti / le braccia aperte che sono il mio / spazio nel mondo”. L’intero senso coincide con lo spazio nel mondo, con tutta la luce che riesce a irradiare la poesia.
A Silvia
Guarda che io la amo pazzamente
questa vita
e lo dico a tutti: ho una vita bellissima,
è una pesca succosa, calda
da cogliere sull’albero nano
alla fine del pomeriggio estivo
Mariotto contrada Torre di Regna,
la villa quasi greca
– accecante già all’alba –
conteneva rimbombando le nostre voci bianche
e sfrenate corse, i giochi con i grilli.
Eravamo noi pure due magri steli di spiga,
dividevamo colazione con le vespe
che abitavano nel nido di ginestre
Si coltivava il giardino dei Cactus
dove ora io, senza più te,
bacerei con furia le spine.
° ° ° ° °
Nel sogno era ancora ieri,
i nostri giochi tra il grano
disteso, sterminato,
ai piedi dell’ultimo palazzo, grottesca torre armata
in mezzo alla campagna di Terlizzi
che mia madre dipingeva dalle finestre,
col bianco dei mandorli
e più in fondo l’azzurro, appena immaginabile,
del mare.
° ° ° ° °
Dall’averti amato così tanto
non poteva venire che un frutto così bello.
Ed essere felice è finalmente
questa corsa ventosa
che proietta sui muri dei palazzi, sui fianchi delle auto, l’attimo del mio ritorno.
Dietro la porta si schiuderanno i loro visi piccoli
i sorrisi gorgoglianti a pochi denti
le braccia aperte che sono il mio
spazio nel mondo
Dentro le stanze un mondo
di giochi, conquiste, piccoli drammi quotidiani, facili questi, facili.
Non la morte. La morte mai più.
Ecco il nido, ecco i piccoli a becco spalancato e gridolini eccitati,
ci siamo salutati stretti annusati:
che odore di strada io, di viaggi pendolari, di attese di senso.
E loro profumano di coniglietti di pezza
e di quel che raccolgono in briciole dal pavimento
fulminei, assennati infilano in bocca
come fossero in scarsezza di guerra, i miei vecchietti sdentati.
E dalla guerra vengono e non lo sanno
che noi si è combattuto contro il niente
silenzioso dilagante – Signor Camaleonte –
che ingoia il mondo nella distrazione generale
nel rumore di fondo.
Un niente bianco-grigio che inghiotte e scolora.
Noi si è filato e filato
un bel gomitolo arancio-azzurro, di lana grossa
e ragnatele per ragni colorati
retine per la spesa di quisquiglie delle bambole.
° ° ° ° °
Tu sei come una fanfara lontana che mi dice vieni alla festa della vita
Torna a danzare, mi invita,
se pure ad occhi chiusi,
che poi li saprai riaprire,
scaldati da un raggio di sole
sapranno di nuovo guardare
l’oggi e il domani.
Tu sei una casa bianca
piena di segni della tua paura,
che è diventata in te forza, struttura.
Hai messo luce nelle gabbie
hai trasformato le cancellate in scale.
Parli d’amore
e indichi la via per la festa, sventolando argentati rami d’ulivo.
Rossella Tempesta ha pubblicato le raccolte Dolce domenicale a Gennaio (plaquette, con illustrazioni di Davide Frisoni di Rimini, 1999), Alla tua porta, prefato da D. Rondoni, Raffaelli, Rimini 2000), Senza titolo (con una xilografia di Antonio Baglivo, Ibridilibri Bellizzi 2006), Passaggi di Amore (pref. di E. Pecora, Edizioni della Meridiana, Firenze 2007), L’Impaziente (pref. di C. De Luca, Boopen Led, Pozzuoli, 2009), All’aria Canto (La stanza del poeta a cura di Giuseppe Napolitano, Formia Gaeta 2010), Libro Domestico (con una nota di R. Di Biasio, Ghenomena, Formia, 2011), Inequilibrio (ebook, in «La Recherche», a cura di R. Maggiani), De Amore (con una foto di Massimo Giacci e un aforisma critico di Ugo Magnanti, FusibiliaLibri 2021); e varie poesie nelle antologie quali Dalla bocca del Vesuvio (a cura di Giancarlo Marino – Giulio Perrone 2007), Vicino alle nubi sulla montagna crollata (a cura di E. Cerquiglini e L. Ariano, Campanotto, Udine, 2008), Garzantina degli Scrittori inesistenti a cura di A. Putignano (Boopen Led, Pozzuoli, 2009), Animot (a cura di R. Russo, Graphe Perugia 2014), Fuoco.Terra. Aria.Acqua (a cura di Edoardo Santelia, Poesia Portale Sud, Terra d’ulivi edizioni 2017), Il Corpo e l’Eros (a cura di Franca Alaimo e Antonio Melillo, Giuliano Ladolfi Editori 2018), Elogio alla Follia (a cura di Ivano Mugnaini, Edizioni Divinafollia 2019), Poeti 198 del Lazio Meridionale. Un’antologia (Circolo dei Poeti Erra(n)ti 2022), la silloge Tutto, e la rivoluzione nelle Le amorose risonanze (a cura di M. Fresa, L’Arcafelice, 2009), ed è presente nell’antologia curata da G. Rosadini, Nuovi Poeti Italiani n. 6 (Einaudi, Torino 2012). Suoi testi e interviste sono presenti in riviste letterarie e siti letterari, tra gli altri «Poeti e Poesia», «La Mosca», «Versante Ripido», «La Camera dello Sguardo», «Graphe», «clanDestino», «AttraVerso», «Poesia», «Il Filo Rosso», «Farepoesia», «Graphie», «La Recherche». Per la sua poesia ha ricevuto i premi “Dario Bellezza”, “Salvatore Quasimodo”, “Miramare Poesia”, “Hostaria dal Terzo”, “Sandro Penna”. Il suo primo romanzo è La pigrizia del cuore (Spartaco, Santa Maria Capua Vetere, 2017). Il suo ultimo libro di poesia è Diario Pendolare, edito da Pietre Vive Locorotondo nel 2020
07/06/2024 alle 12:56
Concordo pienamente con lo sguardo che ha saputo cogliere l’essenza della poesia di Rossella Tempesta, che da anni leggo e che lascia quel dolce sapore di vita amata.