A tentoni nel buio di Paolo Polvani | Nasce dal silenzio l’ombra del mondo (nota di lettura a Flamenco e cioccolato, di Maria Pia Latorre, G.C.L. edizioni 2022)

 

Che ci fanno il flamenco e il cioccolato nel titolo di un libro di poesie? Siamo abituati a titoli pensosi, a parole evocative come lampi, radici, strategie, o cariche di promesse come felicità, paesaggi, canti, a volte arzigogolati, testimoni di travagli interiori, il buio, un’idea, insomma titoli che spesso incuriosiscono, altre volte infittiscono l’aura di mistero, o nel migliore dei casi illuminano un percorso, cartelli segnaletici di una visione, di una cifra stilistica. Il flamenco è una danza che si connota per l’atmosfera triste che la pervade, mentre il cioccolato è un piacevolissimo euforizzante, forse è questa la direzione giusta? il messaggio lanciato dall’accostamento di queste due parole? quindi leggerezza, lieve ironia, disincanto? la tristezza del flamenco alternata al piacere euforizzante del cioccolato?

In apertura del libro mi colpisce una poesia che porta il titolo appunto di Flamenco, e che parrebbe indicativa del respiro complessivo di questo libro, sì, forse una piccola eccedenza di artificio un po’ consunto che accompagna alcuni versi dove affiorano danze pirotecniche e zampilli di risata, ma poi la chiusa, rapida, fulminante, la dice lunga sull’atmosfera di questo libro: – Ed io percorro il sentiero / del tuo corpo / e sono terra fertile -. Dunque un canto di gioia, una danza che pur non perdendo l’aura triste che l’accompagna fin dalla  nascita, si spinge a cantare le lodi delle gioie terrene, a celebrare il bello della vita. Sembrerebbe la direzione giusta, confermata da una delle poesie successive, dal titolo

 

Nuovo giorno

 

Buongiorno a quest’alba

di luce che entra

senza bussare

 

Solo la mia commozione

 

Buongiorno in fretta e furia

e avemarie a girare su dischi rotti

mentre piovono viole di catrame

sulla sedia del passato

ancora dormono i miei abiti sgonfi

 

Mi rimbocco

sotto un’illusione di canapa

chiedo soltanto un giorno di

vento e nuvole bianche

 

Qui abbiamo dunque la commozione dell’autrice davanti alla luce del nuovo giorno, e quel significativo buongiorno in fretta e furia e quel tocco di bellissima inventiva delle avemarie a girare su dischi rotti.  Tutta la raccolta oscilla tra questi due estremi: il dolore per la perdita della mamma e la gioia di una domenica al mare, il rimpianto per la scomparsa di Giotto, compagno domestico a quattro zampe e la meraviglia delle nuvole, “piccoli giocattoli strambi”. Dunque un titolo che mantiene le promesse e ci regala una sapida alternanza tra dispiacere, rammarico, dolore, e stupore, scoperta, gioia di vivere.

ph Willy Ronis

 

 

Un tratto distintivo interessante è costituito dai rimandi ai grandi autori che negli anni della formazione e anche dopo sono stati di nutrimento per l’autrice, punti di riferimento che illuminano le scelte tematiche e anche stilistiche. In alcuni testi l’autore di riferimento è soltanto implicito, per esempio nella lirica dedicata a Bari, la sua città, si avverte l’eco della Genova di Caproni, versi appaiati e in rima, inventario dei luoghi e anche del carattere della città:

 

Bari di storia sotterranea

pietra sacra mediterranea

Bari di piazza Mercantile

il leone e il Palazzo Vescovile

bari, nu grid da nderre a la lanz

tutt atturn: arrive la paranz!..

In altri testi invece veri e propri omaggi alla figura del poeta amato: Viva la vida, Frida Kahlo: “La prima stanza è fragola rossa”, e ad alcuni personaggi di Spoon River, il giudice Lively e il farmacista, e poi Anna, Edith e gli altri; e poi la piccola Emily, “cuore di organza / ad asciugare al sole”, e una rivisitazione da Boris Vian, e infine, a dimostrazione della varietà di interessi, una dedica a Bukowski:

 

Mi sento che ho succhiato l’alba, disse lui

MI sento il grappolo della tua vigna, disse lei

Mi sento sotto i tuoi polpastrelli, disse lui

Mi sento l’energia che ti passo, disse lei

Mi sento come un treno in corsa, disse lui

Mi sento la tua corsa sfrenata, disse lei..

 

Tra i diversi meriti da riconoscere a Maria Pia c’è quello del contributo alla conoscenza e alla diffusione della poesia, portato avanti attraverso una rubrica, ospitata da un quotidiano del sud, che ogni giorno presenta un autore e ne propone una poesia; inoltre l’autrice è sempre attiva nelle iniziative che danno voce ad una ricca varietà di autori sulle problematiche legate all’ambiente.

Capita a volte di non trovare una piena coincidenza tra i testi e l’immagine del poeta, succede che ci si faccia un’idea che poi non corrisponde alla realtà; nel caso di Maria Pia invece, almeno per chi la conosce personalmente, esiste una perfetta sintonia tra quello che scrive e la sua figura, leggendo i suoi versi si percepisce quel sorriso, quella positività, quella visione improntata all’ottimismo, fedelmente e precisamente riscontrabili sul suo volto.

La sua scrittura risulta poco incline ad un efficace servizio di sorveglianza e piuttosto propensa a lasciarsi avvincere nel vortice passionale, in quella certa velocità che afferra l’ispirazione e se ne lascia trasportare, così è l’anafora soprattutto l’espediente retorico cui fa riferimento:

Ti amo e in te la vita

sorpresa in questo spasmo

impasta nuvole e lenzuola

con le palpebre di finestre

abbassate a metà

a far cantare la città

Ti amo e in te la vita

ha consistenza di frutta..

 

Nella prefazione Gianni Antonio Palumbo scrive: “È un inno alla leggerezza, alla volontà di deporre i gravami dell’esistere per librarsi in volo o sciogliersi in danza questo Flamenco e cioccolato. Non è casuale che una delle presenze silenziose e al contempo pervasive nella raccolta siano proprio le nuvole, quelle nubi che – scriveva Saba annoverandole tra le “cose leggere e vaganti” – “si fanno e disfanno in chiaro cielo”-.

Per quanto riguarda lo stile si registra una saggia alternanza: a favore del flamenco versi lineari, distesi: – amore che affondi la testa / nel primo mattino -; versi pirotecnici invece a favore della sana esuberanza del cioccolato: – Da ogni pancia spunta / un pesce parlante / che agita branchie e bocca / tutti i pesci in brusio si alzano in volo -.

Il libro è impreziosito da alcune immagini dell’autore Beppe Labianca, e da segnalare infine una generosa pagina di ringraziamenti al lettore prima di tutto, alla famiglia poi, e infine a una nutrita schiera di autori “per il continuo e comune respiro poetico”.

ph Willy Ronis

 

            

Nuvole

 

Tra loro abbracciate

si contraggono in fremiti

solo schegge di luce

Alcune immense

che non le puoi comprendere

con lo sguardo:

piccoli giocattoli strambi

alcune hanno fretta

e corrono

corrono senza piedi

tuoni di richiami selvaggi

alcuni specchi di tuguri neri

che non portano buona pioggia

alcune cadono in pozze

sull’asfalto e s’ingrigiscono

altre sono sagome in posa per un click

nell’inesistenza del cielo,

altre ancora umanità che scruta

oltre le nuvole

*

 

 

Nonna Aurora, su una vecchia foto del ‘46

 

Vicino a te respiro bene,

nonna Aurora,

c’è tanta luce qua e mi piace

così, piano, mi avvicino alla tua voce,

colori e chiazze nel tuo vestito nero

strade di lana su cui andare

e mi dici: guarda, guarda

c’è il cavallo!

cavallino cavalluccio

cavallino cavalluccio…

noi due in groppa verso il mare

e mi spieghi le parole:

la guerra è finita, si può giocare

e mi culli nel tuo grembo:

ninna nanna – ninna nanna

Nonna Aurora, sei il mio sempre

sa di mandorle il tuo odore

impasta baci e caramelle

ma chissà perché d’estate

hai ancora neve tra i capelli

 


Maria Pia Latorre è nata a Bari nel 1964. Insegnante, autrice di narrativa e di saggi di letteratura giovanile, è stata cultrice di Letteratura dell’infanzia presso l’Università degli studi di Bari. Ha pubblicato diversi libri per ragazzi. Scrive su riviste di poesia e letteratura. Sue poesie sono state tradotte in inglese e polacco. Cura la rubrica di poesia Pane e quotidiano sul Quotidiano di Bari.